venerdì 17 maggio 2013

Il Grande Gatsby - la recensione


Il Grande Gatsby in questa sua nuova incarnazione cinematografica è stato il primo film che ha reso visivamente un libro esattamente come me lo sono immaginato.
Uno di solito quando il film è tratto da un libro fa sempre i soliti commenti "che però il libro era meglio", "che hanno tagliato quella parte", "questo non c'era", "tizio era biondo"...
Insomma, mi stupisco anche io, ma mentre leggevo Il Grande Gatsby ho visualizzato lo svolgersi della narrazione esattamente nella stessa forma e nella stessa consistenza con cui si è dipanato sullo schermo.

E' fedele al libro dunque?
Si e no. Si perchè tutti gli snodi focali della storia sono perfetti e non lasciano spazio a riletture personali; sono talmente accurati da includere interi dialoghi direttamente presi dalle parole di Fitzgerald.
No perchè l'unica impronta che il regista ha voluto dare al suo film è il pretesto narrativo: la storia nasce quando Nick la racconta a un medico.
E' fedele o non è fedele al libro quindi?
E' bello, quindi chi se ne frega.

Il cast è spettacolare. Leonardo DiCaprio si riconferma come uno dei più grandi attori in circolazione, e sono contento, perchè alla generazione di quelli che come me erano piccoli quando si sciropparono l'ondata di fangirl di Leo all'epoca di Titanic, il buon DiCaprio era, educatamente, calato sul cazzo, fino a tre, quattro film fa. Invece è il Gatsby perfetto. E' lui. C'è un passo, nel libro, in cui si descrive il sorriso particolare di Gatsby, e Fitzgerald lo fa con perifrasi e aggettivi che sembrano messi alla rinfusa, ma che ti danno l'idea che quello di Jay Gatsby non fosse un sorriso ordinario.
Non riesci bene a figurartelo mentalmente, ma ti arrivano delle sensazioni, chiare.
DiCaprio mi ha fatto vedere quel sorriso. E con quello tante altre sfaccettature (l'imbarazzo, l'emozione, l'impazienza, la speranza, l'ottimismo, la determinazione) di un personaggio che dà il titolo all'opera ma che tutto sommato resta in ombra, protetto dai tanti interrogativi che continuano ad aleggiare intorno alla sua persona.
Gatsby è il tipo che più spiegazioni dà di sè, più diventa un personaggio enigmatico.
Daisy era oca e solare esattamente come me la figuravo, Tom fascista tutto muscoli e niente cervello, da buon antesignano di bulletto del liceo nella squadra di football, Myrtle me la immaginavo più racchia della gnoccolona che è nel film, Jordan è sensuale e altera addirittura meglio di quanto la immaginassi e Nick...
Sono volate un sacco di battute su Spider-Man.
Perchè Tobey Maguire resterà sempre l'Uomo Ragno, e anche un po' perchè, poveretto, ha proprio una faccia da idiota quel ragazzo, che non riesci a prenderlo sul serio quando recita: ti viene da sfotterlo.

Visivamente il film è di una potenza inaudita: botte di colori sgargianti alternati al grigiore cupo, abbondanza di tinte pastello che a tratti ricordano alla lontana certe scene di Edward Mani di Forbice, un bombardamento di stimoli visivi che restituisce una fotografia della New York ricca degli anni venti in uno stile che definirei quasi barocco.
Credo sia in assoluto il punto più forte del film, la resa visiva.
E lo dico pur sapendo bene quanto la storia sia bella e profonda; al libro mancava solo questo: una resa visiva estrosa, iperbolica, grandiosa, spumeggiante.

La colonna sonora è straniante ma azzeccata, a mio parere: artisti hip-hop e r'n'b della scena newyorkese capitanati da Jay Z hanno firmato una colonna sonora moderna, che spazia dai pezzi ballabili in discoteca a quelli con l'anima più soul (una bella cover di Back to Black di Amy Winehouse e una reinterpretazione soul di Dangerously in Love di Beyonce e Jay Z tra le altre), ma tutti legati da un leit motiv jazz, che dà vita ad una strana ma godibile ibridazione.
Sono pezzi che catturano lo spirito dell'epoca e lo reinterpretano in salsa moderna: è un nero che suona la tromba sulla scala antincendio mentre in sottofondo c'è l'ultimo tormentone del club.
Incredibilmente la cosa non stona.
Ma so che qualcuno storcerà il naso.

Quindi è un bel film insomma?
Certo che lo è. E dirò di più.
Verso la fine del film c'è una scena in cui Nick cammina su un pontile e fissa una luce verde al di là della baia.
Il colpo d'occhio di quella breve sequenza, con una fotografia così perfetta, dei colori così perfetti, un'atmosfera così perfetta, mi ha fatto pensare nell'arco di un istante a tutta una serie di film sugli Stati Uniti degli anni 20, dal Padrino a C'era una volta in America, che poi sono quei film che guardi e riguardi perchè sono entrati a far parte dell'immaginario collettivo; perchè sono capolavori.
Ecco, credo che questa incarnazione cinematografica de Il Grande Gatsby potrà un domani essere iscritta in questa peculiare categoria di film, di quelli che probabilmente riguarderei fra venti, trent'anni.

10 su 10. Non ho mica niente da recriminare, io, su sto film.



Ps: Può darsi, ma non ne ho la certezza, che mi venga voglia di scrivere qualcosa su Il Grande Gatsby romanzo. Niente di lungo, solo un paio di impressioni che tra la lettura del libro e la visione del film mi sono venute alla mente.

Pps: Ho appena scoperto che tra Tobey Maguire e Francis Scott Fitzgerald c'è una somiglianza inquietante.
E qui ripartono le battute su Spider-Man...




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