mercoledì 30 maggio 2012

Ultime frontiere del furto legalizzato

Chi becca la citazione e se li ricorda ha la mia stima eterna e una lacrimuccia di gioia!
REBOOT
Parola prepotentemente entrata nelle nostre vite di nerd, Reboot mi evoca qualcosa di sinistro.
Rebootare qualcosa (e quando italianizziamo il termine inglese vuol dire che ci siamo già talmente dentro fino al collo che la cosa è irreparabile) significa fondamentalmente azzerare e riiniziare da capo.

Esempio:
ho un nome importante legato a un’idea importante con un corpus di opere (letterarie, fumettistiche, videoludiche, filmiche) importanti/ingombranti alle spalle.
Vuoi perché non ho più idee, vuoi perché ho sputtanato il ben fatto, mi viene voglia di cancellare tutto e ricominciare da zero, ma siccome non sono abbastanza audace da tentare qualcosa di veramente nuovo lanciandomi nel vuoto, preferisco come sicurezza mantenere un nome vecchio e affidabile.
Pertanto chiedo espressamente agli avventori di fare finta di niente, dimenticarsi tutto quello che c’è stato prima e magari di credere anche che sia originale.

Casi Celebri:
Devil May Cry (videogame)
Tomb Rider (videogame)
Spider Man (film)
Batman (film)
Universo Dc Comics (universo fumettistico)

Per me:
Si tratta del sintomo di un calo qualitativo del prodotto che vai a fruire. Per quanto riguarda i film la prassi nasce da un’altra prassi, quella delle trilogie: Matrix, Signore degli Anelli, Bourne, Mission Impossible, Ocean’s, Uomini che odiano le donne, Transformers, L’era glaciale ecc.
Quando un film va bene sai già che uscirà una serie di tre. L’abitudine si è affermata ormai da una decina d’anni abbondante, ma se prima la trilogia era una garanzia su altri due guadagni potenzialmente buoni ora le trilogie stanno finendo e i nodi vengono al pettine. E le strade diventano due: continuare con altri film come Pirati dei Caraibi perdendo di credibilità o rebootare.
Io sono di quelli che non amano i film cacati per forza. Se c’è l’idea per un film bene, se lo devi fare per forza evita.
In definitiva per me il reboot è una presa per il culo nei confronti del fruitore.
(Ps: se sul trailer del reboot di Spider Man poi mi scrivi “una storia mai raccontata” mi sento doppiamente preso per il culo perché sono 50 che me la racconti sulla carta e una decina che lo fai su pellicola.)


In cui Benedict Cumberbatch è il drago Smaug.
SPEZZARE I FILM IN DUE
Si commenta da sé: l’abitudine di dividere in due un film che potrebbe perfettamente essere uno solo.

Esempio:
il libro da cui voglio trarre il film è di lunghezza medio-alta, oppure semplicemente non è uno da cui posso eventualmente trarre una serie.
Se una volta la prassi era sintetizzare e tagliare passaggi del libro che potevano essere evitati, oggi si tende a cambiare lo stesso qualcosa (perché pare che i registi siano tutti affetti dalla sindrome del “sono passato di qua e si deve vedere”) ma dilatando i tempi per farci stare dentro più roba in un film.
Risultato, un polpettone di ore quattro che viene diviso in due.

Casi celebri:
Harry Potter e i doni della morte (film)
The Hobbit (film)
Breaking Dawn (aborto)

Per me:
ma non solo per me, perché in fin dei conti è una verità oggettiva, il film diviso in due significa che costa 14 euro invece di 7 (se non è 3D) al cinema, 50 invece di 25 in dvd, e che si crea più hype e questo gioca a favore delle aziende produttrici.
Non molti post fa ho affermato che le aziende non si possono condannare più di tanto con la storia del “pensano solo ai soldi” e continuo a credere in questo; però c’è modo e modo di guadagnare e questo di spezzare i film lo trovo perverso e ingiusto. Guadagnerebbero tanto anche con un film solo.
Che ancora mi sto domandando perché The Hobbit, tratto da un libro con meno pagine de La Compagnia dell’Anello abbia un film in due parti (vabbè che di questo sono contento) quando il secondo era rientrato benissimo nel tempo di una sola pellicola…..


Anime e Novel ci stanno, altro no.
CATENA DI SANT’AKIRA (da me battezzata)
Prassi tipicamente giapponese che consiste nello sfruttare al massimo le potenzialità della multimedialità di un’idea.

Esempio:
ho un manga/anime/novel che fa successo? Allora prendo il manga/anime/novel che ha fatto successo e ne traggo gadget e prodotti in tutti i campi dello scibile umano:
videogiochi, action figures, cosplay, giochi di carte, anime e novel se si tratta di manga, manga e novel se si tratta di anime e anime e manga se si tratta di novel.

Casi celebri:
tutti i manga/anime/novel di successo.

Per me:
non sono totalmente contrario alla cosa ma riconosco la sua entità succhiasoldi. Solitamente se ho letto un manga o guardato un anime non reperisco la controparte che ho evitato. E tendo a cercare di approcciarmi per quanto possibile al medium originario nel quale la storia è nata: di Durarara!! e Madoka Magica non comprerei il manga perché sono nati anime, come di Naruto e Bleach leggo solo i manga.
(Refuso: Durarara!! è nato novel, ma siccome le novel in Italia non le hanno tradotte nemmeno a livello amatoriale, mi sono riferito a Durarara!! come un anime. Io in ogni caso ho la novel in giapponese e sto aspettando che il mio livello di giapponese mi permetta di leggerla senza problemi)


NOPE.
3D
Gli occhialini fastidiosi

Esempio:
i cinema non fanno abbastanza ricarico sulle pellicole? Ti fanno pagare gli occhialini anche 3 euro e non te li vendono, perché a fine proiezione li rivogliono indietro.

Casi celebri:
ogni cinema che abbia il 3D

Per me:
fino a prima di The Avengers non servivano a un cazzo, e infatti ho tentato accuratamente di evitare il 3D per quanto possibile. Il prezzo è troppo alto e troppo immotivato.

Bel gioco, ma non spenderei 50 euro per due boss e un filmato che posso vedere su Youtube.
VIDEOGIOCHI+
Prassi tipicamente giapponese di rilasciare pochi mesi dopo l’uscita di un videogioco di successo, un’edizione con una boxart diversa e l’aggiunta di un paio di missioni e un’altra esigua manciata di extra.

Esempio:
si può dire che questa dinamica sia l’equivalente del film spezzato in due nel mondo videoludico.
Ho per le mani un videogioco di successo e voglio spremerlo fino all’ultima goccia, sicchè metto in commercio una seconda versione dello stesso con qualche piccolo bonus puntando sul feticismo dei fan affezionati per una seconda ondata di vendite.
Non si parla di edizioni delux, dove gli extra sono roba corposa come libri, cd, statuette et similia. Si sta parlando di un video che si può vedere anche su Youtube e un paio di boss in più.

Casi celebri:
tutti i Kingdom Hearts
Monster Hunter

Per me:
comprerei il gioco originale, ma dubito che comprerei la riedizione stiticamente ampliata. Per fortuna questa prassi per ora non è ancora sconfinata in occidente, ma in Giappone pare avere un certo mercato.





Dragon Holmes

Benedict Cumberbatch: Steve told me I could be enything...
...so I became...

...wait for it...


... a DRAGON!


First of all you don't understand.
Then you laugh.
Then you so fuckin' want to watch that movie.

domenica 27 maggio 2012

Recensione de Il Cuore delle Cose di Natsume Soseki

La classe di questa copertina di edizione giapponese mi ha catturato!

Premetto che la traduzione italiana di questo libro è piuttosto ostica da reperire, sebbene abbastanza recente, pertanto chi volesse leggerlo è pregato di farmelo presente sulla pagina Facebook di Pop Zuihitsu e io mi adopererò per… come dire… renderlo reperibile ;)

Kokoro, in italiano “Il cuore delle cose” è un romanzo di Natsume Soseki, scritto nel 1914 e tradotto in Italia per i tipi Neri Pozza nel 2001 –ma questo non è importante perché la pessima politica editoriale tenuta nei confronti di questo romanzo lo ha reso introvabile nel giro di una decina d’anni-.
Natsume Soseki è stato a mio parere un personaggio formidabile per la sua capacità di interpretare nel modo migliore il dissidio proprio dell’uomo Meiji tra tradizione e modernità, tra letteratura nipponica e spunti europei.
Il personaggio Soseki meriterebbe un post a sé.
Ma parliamo di questo romanzo, una delle ultime opere dell’autore, che si configura come la descrizione del rapporto tra due personaggi senza nome, un giovane e un uomo avanti con l’età, che viene chiamato “sensei”, maestro.
L’opera è divisa in tre sezioni e senza svelare più di tanto della trama si può dire che il significato stesso della narrazione sia condensato nel significante, ovvero nella particolare struttura con cui il romanzo ci viene presentato.
Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la profondità e l’accuratezza dell’analisi psicologica dei personaggi, attraverso la quale Soseki tocca i temi dell’individualismo e del nazionalismo, decisamente scottanti e di attualità all’epoca in cui il romanzo è stato scritto.
Come nella pittura in stile mokkotsu (senza i contorni, definita solo dai colori) i personaggi non hanno bisogno di nomi, ma sono perfettamente definiti dalle loro personalità e dai loro caratteri, e la narrazione procede tenue e con un ritmo pacato.
In molti citano questa come frase simbolo del romanzo:

“La solitudine è il prezzo che dobbiamo pagare per essere nati in questa epoca moderna, così piena di libertà, indipendenza, ed egoistica affermazione individuale.

frase che tra l’altro si riconduce a 私の個人主義 (“Il mio individualismo”), saggio di Soseki pubblicato anch’esso nel 1914.
Io però sono stato colpito da molte altre frasi, e non necessariamente perché rappresentassero il senso del romanzo, alcune delle quali vorrei riportare qui:

“In quel periodo, più che soffrire del fatto di non avere preoccupazioni, mi annoiavo.”

“Io mi agitai pazzamente, al largo, muovendo i muscoli in piena libertà e completa estasi. Il maestro smise di muovere le braccia e le gambe, e si stese supino sulle onde. Io lo imitai. Il colore celeste del cielo mi calò sul viso, come a trafiggermi gli occhi. Mi uscì un grido: ‘Che bello!’ ”

“Era una di quelle belle giornate nelle quali si ha la sensazione che il cielo limpido penetri nel corpo.”


Spero di avervi incuriosito a dovere nei confronti di questo piccolo grande capolavoro.
E presto seguirà una bella recensione sul classico della letteratura giapponese per eccellenza, il Genji Monogatari, che è uno dei miei libri preferiti di sempre e che può vantare da poche settimane una specialissima edizione deluxe solo per l’Italia, con una nuova traduzione direttamente dal giapponese classico, l’integrazione di capitoli precedentemente tagliati e la ricongiunzione di quelle che nel nostro Paese erano state presentate come due parti distinte ed editate –male- da due differenti case editrici.
A presto quindi per questa rubrica di consigli letterari!


sabato 26 maggio 2012

E-Reading parte 2: Last but not least, LIBRI

LOVE



Ho già parlato di quanto il Kindle sia AWSOME qui.
Ma mi sono laciato il meglio per la fine, e quindi eccomi qui a parlare di quello per cui il Kindle l’hanno inventato: i libri.
Il discorso che andrà a parare a quanto il Kindle sia l’affare tecnologico più fantastico, importante e rivoluzionario da quando l’uomo inventò la tecnologia lo prendo alla lontana.
Ho sempre amato le librerie.
Le ho sempre amate perché ho sempre amato i libri e la letteratura.
Ho sempre amato passarci del tempo, un po’ per quella sensazione di accogliente calore che mi danno la carta e il legno, un po’ per quel senso di vertigine che ti dà il trovarti in mezzo a tanta cultura e tante pagine prodotte dalle menti più geniali del pianeta.
Ma da un po’ di anni a questa parte, ovvero da quando ho iniziato a sviluppare una mia coscienza critica, ho cominciato a rendermi conto di uno spettro che si stava aggirando proprio nell’ambiente delle librerie, ovvero quella che io definisco la “letteratura dei cloni”.
Oggi più che mai infatti la letteratura è un business e si è inserita nei meccanismi della logica di consumo, per cui un libro, più che una storia da leggere e un cibo per mente e cuore è stato tramutato in un oggetto di desiderio, da possedere velocemente e passare subito a qualcos’altro.
In un momento in cui nel cinema c’è carenza di idee è nata questa prassi di “trarre” i film da qualcosa, e spesso si saccheggiano libri e fumetti.
E appunto, da quando i film dei libri sono diventati popolari, le librerie sono diventate dei posti monotoni, prevedibili e tedianti.
Andare in libreria (anche se magari non ci vai da mesi) non riserva più le sorprese che mi riservava da piccolo e la logica del “voglio comprarmi un libro---> vado in libreria e vedo cosa trovo di interessante” è morta a favore del “vado in libreria perché so cosa voglio” a causa della pubblicità e quindi è morta la logica dello stupore. E se vogliamo anche dell’originalità.
Fateci caso quando andate.

-Esce Harry Potter:
Le librerie sono invase da un sacco di libri di Harry Potter e di altri ragazzini maghi che vanno a scuola, o ragazzini che vanno a scuola e vivono avventure magiche senza essere maghi, o maghi che incontrano ragazzini e fanno cose magiche.

-Esce Il Codice Da Vinci:
Le librerie sono invase da un sacco di libri che la chiesa non ti farebbe mai leggere, o segreti del vaticano, o libri di revisionismo biblico, o vangeli apocrifi, o thriller/polizieschi in cui un detective/scrittore deve indagare su misteri che riconducono a “verità” scomode per papa e soci.


-Esce Eragon:
Le librerie sono invase da un sacco di libri fantasy di scrittori sedicen(ti)ni –come se il tratto distintivo di Eragon fosse ridotto solo all’età anagrafica dell’autore-, riproposte di vecchi fantasy d’autore scambiati dai più per cloni del più recente, spaghetti fantasy dalle trame che più scontate/copiate non si può, draghi, fate, nani, elfi et similia.

-Esce Twilight:
Le librerie sono invase da un sacco di libri con copertina (talvolta anche pagine) nera di creature dell’orrore che si innamorano della classica liceale americana, indirizzati alla classica liceale worldwide che ascolta pop rock, si trucca pesante e si sente incompresa.

-Esce Uomini che odiano le donne:
Le librerie sono invase da collane di gialli scandinavi. Perché a quanto pare se uno scandinavo scrive un bel libro giallo, automaticamente tutti gli scandinavi sono eccellenti giallisti e meritano di essere tradotti.

L’elenco potrebbe continuare all’infinito ma credo che abbia già sortito il suo effetto, ovvero di far dire a chi sta leggendo queste righe:
“CAZZO E’ VERO. NON CI AVEVO MAI PENSATO, EPPURE L’HO NOTATO!”
Al luogo “libreria” sta diventando sempre più facile attaccare l’aggettivo “solito”.
Le librerie stesse sono così disperate che si mettono a vendere anche cd, dvd, videogiochi e altri electronic devices a caso pur di sbarcare il lunario, e il tutto va a scapito dei libri.
E le politiche del mercato editoriale vanno a scapito della loro qualità.
Qui entra in gioco il Kindle.
Prima di parlarne in maniera approfondita però, arrivo al punto di questa prolissa introduzione:
Sul mio Kindle al momento ho una sessantina di libri.
Non ne ho pagato nessuno.
E non perché io abbia scaricato copie pirata, bensì perché ho legalmente scaricato tanti libri classici, svincolati dai diritti d’autore, a costo ZERO.
Con questo voglio dire che l’ultimo in ordine di tempo ma primo in ordine di importanza dei vantaggi che comporta l’esistenza del Kindle è il DARWINISMO LETTERARIO.
Ovvero la possibilità di scaricare i grandi capolavori della letteratura mondiale completamente gratis mi permette di non andare in libreria, leggere libri di qualità ELEVATISSIMA e uccidere il mercato delle copie becere delle opere (talvolta) becere.
Perché abbiate pazienza, ma se io posso leggere A Study in Scarlet di Sir Arthur Conan Doyle a costo zero, non ci vado a spendere minimo 10 euro in libreria, e nel contempo mi faccio un’idea di cosa è letteratura e cosa è buono per accendere il fuoco. E quando leggendo un libro ti viene questa sensazione che nei passati vent’anni hai letto spazzatura, o nulla, ti accorgi del senso della parola “classico”.
Passiamo alle ovvietà:
Piccolo, pesa poco, schermo opaco di qualità eccellente per una resa senza riflessi, batteria eterna, wi-fi, manca solo che ti taglia il cocomero a ferragosto.
Fine delle ovvietà.
Passiamo a qualche numero concreto, che così è più pratico:
Ho sempre quella sessantina di libri di cui sopra, sul mio Kindle. In media, un libro economico in libreria costa sui 10 euro. Dieci per sessanta a casa mia fa seicento, che è pari al totale di euro che mi sono risparmiato leggendo su Kindle. Una vacanza.
Sempre sessanta sono i libri sul mio Kindle (che nel frattempo non sono cambiati) e sessanta libri credetemi, non ve li portate in giro tanto alla leggera. Pesano parecchio sessanta libri. I miei invece pesano meno di un cellulare. Che te li porti comodamente nella vacanza che ti fai coi risparmi di tre righe fa.
Kindle ti risolve inoltre tutti i problemi inerenti a edizione e confezione di un libro: sbavature dell’inchiostro, pagine spiegazzate, rilegatura legnosa.
Con Kindle siete voi, le lettere e i vostri mondi immaginari. E basta.
E quando si tratta di girare le pagine lo fa senza praticamente alcun caricamento, forse in meno tempo di quanto si impieghi fisicamente a prendere una pagina con la mano e voltarla.
Kindle è di Amazon, che se veramente diventa (o è già diventata… mi dovrei informare in proposito) una casa editrice, taglierebbe i costi ai libri, e le gambe alle altre case editrici.
Immaginate una domenica piovosa che vedete la recensione di un bel libro da qualche parte: è domenica e i negozi sono chiusi, ma anche a voler uscire per cercarne uno aperto ti demotiva la pioggia.
Col Kindle basta attaccarsi a un wi-fi e hai il tuo libro in tempo reale.
E’ in lingua straniera? Tranqui, col Kindle basta portare il cursore vicino alla parola che non conosci e compare la definizione del dizionario.
Posto inoltre che Kindle costa 99 euro contro gli altri e-book reader che ne costano almeno 150 uno è invogliato di brutto a procurarsene uno.
COSA BUONA E GIUSTA.
Perché a mio parere il Kindle è l’affare tecnologico di importanza maggiore dall’invenzione del transistor. Per me solo il lettore Mp3 rivaleggia col Kindle perché mi piace la musica, ma mi rendo conto che mentre la musica è pura evasione, il libro è CULTURA, e Amazon Kindle ne rivoluziona il concetto.
Sia di libro che di cultura.
Migliorie possibili?
Kindle è perfetto e perfettibile al tempo stesso.
Pare che stiano facendo ricerche sulla tecnologia e-ink a colori… sarebbe bello, ma mi interessa relativamente poco.
Una miglioria che potrebbero implementare invece è la possibilità di scaricare gratuitamente i libri che già si hanno in formato cartaceo. A che serve, vi chiederete? Bè, immaginate di voler leggere Il Signore degli Anelli (che pesa parecchio e occupa spazio) in treno mentre tornate a casa. Con tutte quelle pagine, quel peso, quel volume, non sarebbe una manovra agevole. Con Kindle la diventerebbe.
Io per esempio ho varie edizioni del capolavoro di Tolkien, tra cui quella delux illustrata, che però è praticamente impossibile da leggere in un ambiente che non comprenda un tavolo, quattro mura, un tetto e magari un paio di guanti in lattice, così non lo sporchi, il tuo TESSOOOOOORO.
Avendolo già pagato decine di euro, mi farebbe comodo poter avere la controparte elettronica aggratise, visto che i miei soldi li ho già versati.
Mi è capitato altresì di voler leggere il terzo libro di 1Q84 di Murakami Haruki e di non averlo con me, ma pur avendolo già regolarmente comprato non ho potuto leggerlo perché avrei dovuto comprarlo una seconda volta.
Dato che la Marvel Comics in America sta tentando questa strategia di stampare un codice vicino al codice a barre del fumetto cartaceo, che permetta a chi lo acquista di scaricarsi gratis il rispettivo e-comic, mi piacerebbe che la pratica fosse estesa anche al mondo dell’editoria. Ci vorrebbero tempo e pazienza, ma conosco un sacco di gente che trarrebbe giovamento dalla cosa.
In culo agli I-pad, in culo agli I-qualsivogliacosa, in culo ai portatili, in culo agli smartphone. Kindle fa una cosa sola, ma la fa meglio di chiunque altro.
Fine di questa dichiarazione d’amore per Amazon Kindle!
Che bello essere nati in quest’epoca in cui la tecnologia riserva sorprese del genere.

domenica 13 maggio 2012

E-Reading parte1: MANGA

Giochino per gli otaku, vedete quante cose riconoscete


Qualcuno dia uno scossone alla GP Publishing, che pubblica gli scarti di Jump a 6 euro a numero.
Prendo questo come emblema di una situazione oramai insostenibile dell’industria del manga in Italia.
Da un po’ di mesi a questa parte infatti le case editrici operano rincari sui manga a botte che partono da trenta centesimi a due euro alla volta e tu che di manga ne hai sempre comprati un sacco cominci a droppare serie selvaggiamente.
Tra ristampe e perfect edition, con gli anni hai accettato di farti ciullare anche 5-6 euro alla volta, ma poi pensi che 6 euro sono 12000 lire e ti ricordi che da piccolo con 12000 lire ci mangiavi.
Crescendo capisci che forse quei prezzi sono giustificati da una veste editoriale di un certo tipo e cominci a fare tua l’idea che magari due pagine a colori ogni tanto e una sovracopertina giustifichino aumenti di uno o due euro.
Hai comunque qualche perplessità quando vedi che il fumetto di Spiderman fino a poco tempo fa costava 2,50 ed era più grande di dimensioni, con carta patinata e tutto a colori.
Poi un giorno ti compri il Kindle.
E finisce così il momento d’oro in cui le case editrici ti potevano trombare con la storia dei costi di legatoria.
Aspetti che qualcuno si decida a vendere gli e-manga e uno spiraglio lo vedi dalla Panini, proprio la Panini che coi manga spesso ci ha abituato a merdose edizioni a cronometro, che si spaginavano in 3, 2, 1…
Tra te e te pensi che la Panini ha fatto un’ottima mossa, buttandosi sull’e-manga perché il suo parco testate è obiettivamente stellare, ma sono le edizioni il loro unico problema; non ti aspetti i comics americani per via del colore, ma i manga non vedi l’ora di leggerli. Pensi anche che non avranno più il problema tirature, quindi anche la piaga dei collezionisti e delle ristampe che da 3,50 lievitano a 5,50 per il cazzo è al tramonto.
INVECE.
La piattaforma di Panini per gli e-comics funziona solo su tablet Apple o su pc, ma solo se sei collegato a internet (che vuol dire che se ti compri un fumetto e lo scarichi legalmente sul tuo pc non lo puoi leggere se non hai una connessione. Che vuol dire che se vai in fumetteria e ti compri legalmente un fumetto te lo puoi anche portare a casa, ma lo puoi leggere solo in fumetteria).
E come se non bastasse ci sono diversi fumetti americani (non Marvel) alcuni italiani (non Ratman) e niente manga.
Della gente ha anche applaudito all’iniziativa perché è un primo tentativo di apertura di questo mercato in Italia. Io resto dell’idea che una cosa se la fai la fai bene; se la devi fare male fatti una pugnetta e una sana vagonata di cazzi tuoi.
Allora ti fai giustizia da solo.
E siccome da sempre vuoi leggere Hunter x Hunter e ne hai anche alcuni numeri, ma non riesci a recuperarli tutti perché un manga che costa 3,50-3,90 se non lo compri la settimana di uscita lo ritrovi il mese dopo che costa 5,50, ti sei scaricato tutte le scan faticando come se ti fossi andato a prendere tutti e trenta i volumi a Tokyo e te li fossi riportati a casa sulle spalle, tornando a piedi.
Ne hai fatto dei pdf e ora te li leggi su Kindle, che li vedi un po’ piccoli ma intanto sei contento.
Nel frattempo la Star Comics dall’anno scorso le nuove proposte tra gli shonen economici le ha alzate da 3,90 a 4,20 senza un perché, dato che non ci sono né pagine a colori né sovracopertine, né gadget.
La GP Publishing invece come ho detto in apertura, ha cominciato zitta zitta coi manga da 3,90 e mo si ritrova un parco testate di manga generalmente mediocri, chiusi prematuramente, droppati in Giappone, miniserie tratte da videogiochi, Sailor Moon e Billy Bat, 90% dei quali a 5,90.
ORA.
Panini comics prende per il culo quando spaccia il primo manga di Tite Kubo come un capolavoro, perché chi è informato sa che l’editore giapponese glie l’ha soppresso perché faceva schifo. Ma se non altro te lo mette a 3,90. La GP ha pure la faccia come il culo di farteli pagare a peso d’oro.
Le motivazioni di queste politiche editoriali che puntano al continuo rialzo dei prezzi a mio parere sono due:
Il collezionismo e la scusa delle edizioni.


COLLEZIONISMO


Quando sono andato in Giappone ho visto i manga trattati alla stessa stregua dei libri, venduti nelle librerie di varia e presenti nelle top ten dei best sellers del mese, in cui magari vedevi One Piece e un libro sui proverbi latini entrati a far parte dell’uso comune della lingua giapponese.
In una libreria di Nara (che è stata la capitale dal 710 al 794 d.C. e da un po’ di anni non è altro che una cittadina di provincia del tutto –bellissima ma- ordinaria) ho trovato il primo numero di Dragon Ball e l’ho trovato senza nemmeno faticare tanto. Perché in Giappone non esiste il problema dei buchi nelle collezioni se vuoi recuperare un manga, dato che ristampano a ciclo continuo i numeri che vanno esauriti. E se ci pensate ha senso che sia così, perché se applichiamo lo stesso discorso all’editoria del libro, oggi la Divina Commedia non dovrebbe avercela nessuno, visto che è un classicone che piace un po’ a tutti.
In Giappone a dire la verità non c’è nemmeno il concetto di “COLLEZIONE” perché la prassi nel caso del Jump o del fumettone antologico è la nostra stessa del quotidiano, ovvero compra, leggi e butta/lascia sul treno, mentre per il tankobon è compra-leggi-rivendi al negozio dell’usato. Questa usanza deriva dall’esigenza pratica di spazi, che in Giappone mancano, e quindi la gente non si può permettere tanto alla leggera di tenersi in casa 60 e rotti volumi di One Piece.
Infine le ristampe giapponesi vengono vendute esattamente allo stesso prezzo delle altre uscite, non a prezzi maggiorati. Anche perché a ben pensarci agli occhi del collezionista l’originale vale di più del prezzo corrente e la ristampa dovrebbe valere meno, quindi non ha senso alzarne il prezzo, anzi, al contrario andrebbe venduta a meno del prezzo dell’originale. Solo che da noi le case editrici si danno al furto legalizzato e pur strizzando l’occhio al collezionista prendono per la gola i poveri cristi che magari vorrebbero solo leggersi la loro storia e non possono fare altro che pagare cifre esorbitanti perché non hanno altri modi per leggerla. E se ci si pensa i prezzi dei manga sono già così alti che tra poco rasenteranno quelli dei libri; con la differenza che i libri generalmente non sono in serie.. almeno non in serie di 50-60 numeri.
Ah, la sapete una cosa?
Le tirature dei titoli di punta della Panini Comics sono bassissime. Uno si chiede, perché?
Uno gli risponde che altrimenti come fanno a fare tre/quattro ristampe di Naruto contemporaneamente ognuna a un prezzo diverso e legittimarle tutte e tre/quattro? Ma ovviamente facendo in modo che la prima stampa si esaurisca presto. E quindi il giochetto di ridurre le tirature iniziali riesce perché nessuno obbliga le case editrici a rendere conto al pubblico della tiratura delle edizioni.


EDIZIONI


E’ ora di finirla di prendere per il culo anche con sta storia delle edizioni.
E’ un discorso che non teneva e oggi a maggior ragione non tiene più.
Due cazzo di pagine a colori in croce non possono legittimare un aumento di prezzo di 30 centesimi, costo medio di due fotocopie a colori formato A4. Come non può legittimarlo una sovracopertina, che a conti fatti è solo una striscetta di carta in più.
Bastano pochi esempi per rendersi conto che qualcuno ci sta prendendo in giro:
I comics americani costano meno dei manga pur avendo dimensioni maggiori, carta migliore e tutto colore. Quindi io non ci credo che due schizzi di colore su una pagina ti giustifichino a far lievitare il prezzo del manga.
Dragon Ball Perfect Edition costava 4 euro a volume, i volumi erano più grandi di un manga normale e veramente pieni di pagine a colori; hanno detto che con Dragon Ball tutto è più facile perché vende di più, ma se sta storia non la ripetono con altri manga finisce che non vendono per niente.
A maggior ragione in un’epoca storica in cui l’e-reading si sta affermando sempre di più, e che con buona pace dei feticisti della cellulosa (me compreso) comporta migliorie in termini di economia dello spazio (meno libri-fumetti in giro per casa. Che non so voi ma a me i libri mi cacciano fuori per quanti sono) migliorie in termini di economia di peso (metti un lungo viaggio con la possibilità di portarti abbastanza libri e fumetti su un affare che pesa meno di un cellulare) migliorie in termini di economia del portafoglio.
E queste ultime migliorie meritano di essere analizzate fuori da una parentesi.
Se si afferma l’e-reading, alle case editrici viene meno uno dei modi per spillarci più soldi, ovvero la maschera del pregio delle edizioni. Non esisteranno più stampre, ristampe, perfect edition e cazzi vari, ci saranno solo FUMETTI e costeranno solo IL GIUSTO.
Ma ovviamente come per la battaglia petrolio/energie pulite finchè le aziende interessate avranno interessi contrari, l’e-reading non si affermerà mai come si deve nel mondo del fumetto.
Nel frattempo, siccome a bastardo bastardo e mezzo, se loro sono ladri un piccolo furtarello me lo permetto io, e dopo anni di onorato compraggio ho deciso di darci un taglio all’acquisto di manga e fare lo SCIOPERO DEL LETTORE.
Completerò le serie in corso, alcune le dropperò e le nuove proposte non le degnerò nemmeno di uno sguardo. Se qualcosa mi interessa vado di scan. E se mi interessa veramente me la compro in giapponese.
Ora il momento di farsi da soli la giustizia del lettore, di quello che per anni vi ha devoluto altro che otto per mille.
Ora studio, e poi al Kindle, a leggere Hunter x Hunter!!!



L'impermanenza che ti cambia per sempre

Ryoanji, Kyoto. Il posto in cui ho passato i quaranta minuti più intensi di tutta la mia vita.

A cavallo tra gli splendori dell'era Heian e i disordini dell'epoca Kamakura un nobile prese i voti e si ritirò in montagna, non lontano dalla capitale, l'odierna Kyoto.
Si chiamava Kamo no Choumei e sulla sua esperienza ci ha scritto un libro lo Hojoki, cronache dell'eremo.
Il libro è breve e articolato in due sezioni. Nella prima si parla di cinque catastrofi che colpiscono la capitale nell'arco di pochi anni: incendi, terremoti, tempeste, carestie e pestilenze.
Questi eventi realmente accaduti diventano metafora dell'impermanenza della vita e dell'uomo.
La seconda sezione descrive minuziosamente l'eremo di Kamo no Choumei e la vita che ivi conduceva, tra meditazione, scrittura e contemplazione della natura.
Hojoki ha cambiato totalmente il mio modo di pensare.
Poche pagine, sobrie ed essenziali ma cariche di significati che sto imparando a scoprire.
Kamo no Choumei e altre figure di asceti buddhisti come En no Gyouja, Hounen, Shinran, Ippen, hanno rimpiazzato le rockstar nell'olimpo della gente che mi è di ispirazione.
E più sto nel mondo, più accostandomi a figure come loro mi rendo conto delle gioie dell'abbandonarlo.


行く川のながれは絶えずして、しかも本の水にあらず。よどみに浮ぶうたかたは、かつ消えかつ結びて久しくとゞまることなし。世の中にある人とすみかと、またかくの如し。
Anche se il fiume continua a scorrere, l'acqua a passare, momento dopo momento, non è mai la stessa.
Nelle sacche, bolle in superficie si creano e si dissolvono, non una rimane per molto. Così è anche per gli uomini e le loro abitazioni.

Un giorno anche a me piacerebbe seguire le loro orme, in un cammino di saggezza, lontano da tutto tranne che dalla terra e dal cielo.

sabato 12 maggio 2012

Capitano, mio capitano


Ora sono al cinema e i Vendicatori li conoscono tutti, ma per forza di cose li conoscono per come sono al cinema.
E il buon vecchio Capitan America al cinema ci fa la figura dell’inutile imbranato con la tutina a detta di tutti. A detta di tutti tutti, anche di Chris Evans, l’attore che l’ha impersonato.
Quindi ora il pubblico medio conosce il Capitano come una presenza inutile, e al pubblico anti-Bush gli sta sul cazzo perché l’America è imperialista.
Io però in Cap vedo altro. E voglio rendervene partecipi.
Sarà che ho conosciuto Cap in maniera approfondita durante il periodo di Civil War, sarà che mi ha colpito tanto che mi sono andato a recuperare una vagonata di storie classiche, sarà che non leggo i fumetti pensando a Berlusconi e Bersani, sarà quel che sarà, a me il soldato Steve Rogers mi ha conquistato da subito (che non si dice a me mi, ma però…).
Quello che mi piace di lui è il suo essere un SIMBOLO, il suo rappresentare qualcosa, dei valori, degli ideali, una morale. Il Capitano E’ ciò che difende, lui E’ l’America. E questa caratteristica peculiare, difficilissima da gestire se sei uno sceneggiatore, ce l’hanno in pochi tra i supereroi, forse solo lui e Superman. Personaggi così potenti da influenzare il mondo anche al di fuori della carta stampata.
Prima ancora che in Civil War conobbi il Capitano nella linea Ultimate, ovvero un universo narrativo alternativo a quello originale, col quale la Marvel si proponeva di rendere le storie più moderne e vicine alla sensibilità dei giovani dei 2000 svincolandosi dalla continuity.
Ultimates (la testata dei Vendicatori di quella linea narrativa) fu qualcosa di sublime perché Millar ebbe questa trovata geniale di calare gli Avengers da un contesto supereroistico a un contesto molto reale e concreto come quello della difesa della nazione e della lotta al terrorismo. Le prime storie si basano tutte sull’ambiguità della politica di Nick Fury (ispirato nei disegni, quasi come fosse stato un invito, al Samuel L. Jackson che lo interpreterà nei film anni dopo) che non si capisce bene se voglia impiegarli come supersoldati in una guerra contro il terrorismo islamico o usarli per difendere New York da supercriminali e minacce varie. Molto del film The Avengers si ispira a questo ciclo di storie e Whedon non poteva scegliere di meglio!
Il Capitano in quel contesto (oltre ad essere decisamente più potente rispetto a come l’hanno calibrato al cinema) si ritrova a incarnare i valori di una nazione che durante la sua assenza è cambiata radicalmente e dal punto di vista psicologico è interessante il suo essere a metà tra il Soldato che si sente in dovere di eseguire gli ordini e quindi di proteggere l’America, qualunque cosa essa sia, e l’Uomo che preferirebbe seguire la sua strada e fare una bandiera della sua integrità morale, più propenso a dare il buon esempio che ad amalgamarsi nel sistema corrotto.
Dal punto di vista dell’azione invece non ha niente da invidiare ai compagni tonanti e ferrovestiti, che a mio parere nel film sono stati gestiti come troppo potenti rispetto a un capitano troppo debole. Cosa che non ha inficiato comunque lo status di capolavoro del film (che tra l’altro è il mio action preferito di tutti i tempi).
Civil War invece è una delle storie Marvel più interessanti di tutti i tempi e anche qua ritroviamo questa impronta che vuole calzare i superproblemi dei supereroi ai problemi forse meno super dell’America del nostro tempo.
Ci sono sempre più supereroi in circolazione, e un gruppo di giovani mutanti mentre stanno girando un reality sulla lotta contro il crimine fanno saltare in aria una scuola con i bambini dentro.
La catastrofe ha un impatto enorme sull’opinione pubblica e il governo comincia a elaborare l’idea di questo atto di registrazione per superumani, che comporterebbe che ogni singolo umano con poteri debba essere schedato dal governo per questioni di sicurezza. Molti supereroi però hanno un’identità segreta che sarebbe un problema se venisse a galla e quindi queste circostanze dividono in due il mondo dei supereroi in pro e contro l’atto di registrazione. È l’apocalisse. I Fantastici Quattro si sfaldano per le divergenze, Spider Man fa il voltagabbana e ci guadagna solo un costume mediamente indecente (ah, Spiderman si smaschera davanti a tutti e questa cosa è uscita sui telegiornali di tutto il mondo) e New York diventa un campo di battaglia tra superumani pro governo e superumani rivoluzionari.
Alla guida della fazione governativa troviamo Iron Man nella parte di un fastidioso politicante alla BerlusBush mentre a capitanare i rivoluzionari, chi potevamo trovarci se non IL Capitano in persona?
E la cosa ha fatto scalpore proprio perché Capitan America si mette contro l’America, proprio perché non riconosce più i suoi valori e l’uomo prevarica sul soldato. Che ciò tappi la bocca a tutti quelli che “l’America è imperialista, Capitan America fa le guerre per il petrolio, porto la kefiah, occupo Wall Street”.
La storia di Civil War finisce che (spoiler)
dopo dure battaglie (in cui prende a cazzotti Iron Man. Con tutta l’armatura. E gli fa male. Ecco la sua forza. Non come nel film) il Capitano si lascia arrestare nonostante stesse vincendo perché si rende conto che il gioco non vale la candela e che volendo essere integerrimo fino all’ultimo opta per la resa piuttosto che per la devastazione che la guerra stava creando.
Sta salendo in manette le scale del tribunale per farsi regolarmente processare di fronte a una folla sconfinata di persone quando un cecchino gli spasa e lo fa secco.
Che poi torni in vita perché le vie di Stan Lee sono infinite questo è un altro discorso.
Ma tutta questa pappardella ci tenevo a sciorinarla perché discutendo di Avengers ho trovato che si è diffusa questa idea dell’inettitudine del Capitano che mi ha disturbato.
Mi dispiace vedere uno dei più bei supereroi della storia della nona arte banalizzato anche dal bimbominchia che al cinema ci è capitato per caso.
Perché il Capitano non è soltanto un supereroe, non è soltanto uno che mena le mani. Il Capitano è l’incarnazione dei valori supremi dell’EROE, e un personaggio che usa la testa, prima di usare le mani.
E poi volete mettere la figata che come arma usa uno scudo, ovvero la dichiarazione d’intenti che predilige la difesa all’attacco; le storie in cui combatte contro i nazi.. ma vi rendete conto la figata di vedere questo super soldato  che in barba a tutte le regole della normalità della guerra prende a calci nel culo tutto il terzo reich soldato per soldato sopravvivendo sempre perché la giustizia trionfi?
Capitan America è l’emblema dell’impegno, dei sogni, della devozione alla causa, e insegna che anche il piccolo se insegue i suoi sogni con impegno e dedizione li può realizzare alla grande.
Il Capitano non morirà mai, finchè il mondo avrà ancora bisogno di eroi!
E con l’augurio che nel prossimo film i poteri di un po’ tutti quanti vengano bilanciati se possibile ancora meglio (perché già rasentavano il perfetto ma Cap…)…
VENDICATORI UNITI!



mercoledì 9 maggio 2012

Poetici imprevisti

Kyoto: Pagoda del Touji, la più alta del Giappone


Avevo un programma questa sera, ma è sfumato quando ho letto una bella poesia in inglese di un nostro socio del Crocicchio.
Proprio in quel momento un impolverato cercatore d'oro del Mississippi mi è salito sulla nuca e tra una badilata e un sorso dalla fiaschetta del Tenessee, ha portato alla luce la mia vena poetica.
Perciò ho scritto uno Haikai.
Con l'inesperienza e l'animo ardente di uno studente alle prime armi, infrangendo centinaia di regole di cui probabilmente neanche ho idea ho scritto questa cosa:


曙で
もう桜花が死んだ
倒した夢

All'alba
I fiori di ciliegio sono già morti
Sogni decaduti

Questo è uno Haikai, forma nazionalpopolare e più diffusa del più antico e più lungo Haiku.
E' la fiera della banalità, ma è il mio primo Haiku e nonostante fra vent'anni lo riguarderò con sdegno, ora ne sono soddisfatto.
Just so you know, faccio il saputo per stavolta e lascio qualche info sulla tecnica dello Haikai che sembra semplice ma tutt'altro (e infatti non essendo esperto temo di aver sbagliato sicuramente qualcosa).
La metrica è 5/7/5 anche se dai caratteri non si direbbe; in traslitterazione si legge:


Akebono de
Mou ouka ga shinda
Taoshita yume


Indispensabili in uno Haikai sono
- Una particella grammaticale alla fine di un verso, come il "de" che può esprimere vari complementi sia di luogo che di tempo e che ho inserito proprio per conferire all'alba una dimensione spaziotemporale di connotazione più ampia (qualcosa a metà tra il luogo e il lasso di tempo, un luogo dell'anima insomma).
- Un 季語 (Kigo) ovvero una parola legata ad una stagione, che dia una connotazione spaziotemporale quanto mai immediata alla poesia. In Giappone hanno una sensibilità poetica molto fine e molto propensa all'osservazione della natura, dei suoi cambiamenti stagionali e della sua "definitiva impermanenza", e con questo Haikai la mia idea era di catturare proprio questo senso di impermanenza (無常 mujou) ma tingerlo di una connotazione un po' più decadente, motivo per cui ho usato le forme piane dei verbi e non quelle cortesi.

Avengers dei Caraibi: la maledizione del T.A.R.D.I.S. difettoso


[Si guarda intorno circospetto]
Sto per scrivere una cosa segretissima. Shhhhhhhh, non ditelo a nessuno!
...
..
.
Cosa?
Dite che scrivere dei segreti su internet è antisgamo come un senegalese su un ghiacciaio?
Vabbè, è un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo.
Si tratta della sinossi del sequel di Avengers.
Se state pensando che siete about to be Rickrolled, bè si, avete ragione.
Siete al corrente del fatto che un paio d'anni fa (credo fosse un paio d'anni fa o giù di lì) la Marvel Comics, ex Timely Comics è stata rilevata dalla Disney?
Se state pensando che siete about to be Rickrolled, bè, ora vi state sbagliando: è successo davvero.
Quindi ora la Marvel è di proprietà della Disney.
E a suo tempo la cosa fece gelare il sangue a una cospicua fetta di pianeta: l'idea di vedere Spiderman nel film di Biancaneve e gli X-Men in missione a Topolinia in effetti dovrebbe far accapponare la pelle anche a voi. E se non vi si accappona la pelle sappiate che vostra mamma non sarà contenta. Perchè siete delle brutte persone.
Poi è uscito The Avengers, che per inciso è l'unico film che ho avuto la sconsideratezza (e mi amo per questo) di guardare due volte al cinema (roba che manco i dvd li guardo due volte...).
E pur avendolo visto e rivisto non mi è passata nemmeno lontanamente per la testa l'idea che quel film fosse in un certo senso un film Disney. Sì, lo so che propriamente non lo è per tutta una serie di tecnicismi, ma è un film Marvel e la Marvel è Disney.
Sicchè è successa questa catastrofe, che adesso voglio assolutamente vedere un crossover tra i Vendicatori e i Pirati dei Caraibi. E quindi se nessuno lo fa diventerò un regista famoso e lo farò io. Sarà in 3D giusto per dare fastidio. Lo script è già pronto:

    "Allora la storia è praticamente che il Doctor Who in uno dei suoi viaggi va a New York perchè sta per verificarsi un'invasione aliena e quando arriva trova gli Avengers che combattono, allora praticamente il Dottore è un figo della madonna e li fa salire sul Tardis e poi niente sbaglia rotta e finiscono a Tortuga e c'è Jack Sparrow che sta yo ho bevendoci su e si incazza perchè esiste Capitan America perchè l'unico capitano lì è lui e quindi vanno a cercare l'eterna giovinezza e fanno il culo ai francesi, così perchè ci piace. il film finisce che gli alieni invadono i Caraibi e Capitan Jack Sparrow li sconfigge col suo pugno gum gum, Tia Dalma fa una magia e fa tornare gli Avengers nel loro spazio-tempo dove tutti contenti insieme al Doctor Who, Superpippo, Paperinik e Ratman mangiano un bello Shawarma cucinato da Pantera Nera, che lo Shawarma è arabo e Pantera Nera è negro."

FINE.

La magia della musica Rock


Ho questa mia personalissima teoria secondo la quale la Musica Rock, ma quella buona, uno non la senta con le orecchie, ma direttamente con i recessi più profondi e veri dell’anima.
E per questo è la musica migliore che esista.
Per quanto riguarda poi il mio caso particolare sono solito associare la musica anche al senso del gusto, tanto da definire quella che adoro come “gustosa” o “croccante” e identificare i vari sapori che avrebbero le melodie se fossero commestibili.
Il rock bluesettone e polveroso di certe band americane ad esempio mi sa di whisky.
Poi ascoltando il rock mi si dipingono nella mente paesaggi mentali, che vanno dai fumosi locali della Louisiana pieni di bluesmen col cappello e la chitarra alle scalinate verso il paradiso di Odino, alle città inglesi sotto la pioggia.. e poi praterie e deserti degli stati uniti, campagne e boschi, falò di notte in mezzo al nulla del Nevada, con la sensazione che di lì a poco dovrà succedere qualcosa, come se si stessero aspettando degli spiriti, viaggi interplanetari, sottomarini in mezzo a mari di bolle viola e blu…
Il Rock, quello con la ERRE maiuscola è quello delle primedonne alla chitarra, che partono per la tangente e si fanno trasportare dallo strumento come in una trance estatica, e da persona e pezzo di legno si crea una fusione alchemica di puro sentimento in comunicazione da anima ad anima.
La musica perfetta è quella che ascolti con un senso di essere di fronte a qualcosa di maestoso, a un pinnacolo inarrivato del progresso umano, è come trovarsi in mezzo ad un momento in cui si sta facendo la storia, è come vedere in un flash velocissimo tutte le cose più assurde ed imponenti che siano successe dai dinosauri a oggi. La musica perfetta è quella che i pantaloni non ti contengono più, che non riesci a stare fermo dove sei perché l’impulso di muoverti e assecondare la sua (im)perfezione non lo controlli; è quella che ti viene voglia di alzarti in piedi e piangere di commozione, perché non hai altro modo per esprimere quello che hai dentro.
La musica vera è vita condensata e tradotta in poesia, è sanguigna, è fatta coi pezzi del cuore di chi la suona e la migliore è quella che chi suona si diverte come un pazzo e chi ascolta se ne accorge e si diverte come un pazzo anche lui per osmosi.
A tante cose penso che potrei rinunciare nella mia vita, ad alcune con facilità e ad altre con qualche sacrificio, ma credo che la mia vita perderebbe colore e senso senza una perfetta colonna sonora.
Amo la musica buona, la amo con tutto il cuore.
Peace.


lunedì 7 maggio 2012

Tutti i motivi per cui la sceneggiatura di The Avengers E’ effettivamente perfetta

IL MIGLIOR FILM SUPEREROICO DI SEMPRE.

Tutti hanno visto The Avengers.
Sta battendo ogni record possibile e immaginabile.
Piace a tutti come nessun film prima d’ora.
Ma è nato mainstream e su internet sono comparse le solite fighettedilegno che si sforzano di trovare dei buchi logici nella sceneggiatura. Ora andiamo a contestare punto per punto i criticoni di sta minchia. Perché sotto sotto (ma neanche tanto sotto) gli è strapiaciuto anche a loro The Avengers, ma pur di farsi sentire certa gente deve proprio abbaiare.

Loki controlla il dottor Selvig
C’è chi dice che alla fine di Thor Loki controlla Selvig e lo si capirebbe dal fatto che lo scienziato ripeta le parole suggeritegli dal dio, e che quindi è un errore di continuity il fatto che l’asgardiano gli faccia il lavaggio del cervello all’inizio di Avengers.
Per caso le persone controllate da Loki vi risulta che dicano le sue stesse parole? A me no.
Quindi non vedo perché pensare che alla fine di Thor Loki si sia già impossessato di Selvig, ma sono più portato a pensare che essendo Loki il dio dell’inganno si stia servendo di questo suo potere per condizionare lo scienziato.
Peraltro l’asgardiano si impossessa delle persone toccandole con lo scettro che aveva tutta l’aria di avere incastonata una gemma di tesseract (?) sulla punta e che gli è stato donato da Thanos, quindi posso supporre che prima di ricevere quello scettro Loki non avesse il potere di impossessarsi della gente.
QUESTIONE CHIUSA.

Loki e il piano senza senso
Gente x si lamenta che farsi catturare dallo Shield sia un piano senza senso da parte di Loki.
Premesso che io non sono neanche così convinto che la prigionia rientrasse nei piani del dio nonostante la frase enigmatica di Fury, e non lo sono perché pur avendo fatto l’esibizionista Loki è stato colto di sorpresa dall’attacco del Capitano, della Lattina e dei Thor, la cui potenza d’attacco congiunta era soverchiante.
Ma se vogliamo privilegiare l’idea della cattura voluta dal prigioniero, io penso che il piano di Loki fosse quello di far incazzare Hulk nell’elivelivolo in modo da combinare un macello proprio nella base dello Shield. Una volta a bordo il dio sa dei super eroi, quindi può puntare sulla zizzania tra di loro (che comunque sembra esserci a prescindere) ma se anche mi si dicesse che i vendicatori nemmeno dovevano esistere in quel momento io potrei ribattere che comunque lo Shield era l’antagonista di Loki e quindi lui poteva benissimo voler mettere zizzania tra di loro e non tra i supereroi.
E badare bene che Loki non vuole far incazzare Hulk per non permettere a Banner di rintracciare il tesseract, bensì per fargli combinare il macello sull’elivelivolo eventualmente affondandolo e trascinandosi nella morte un sacco di suoi potenziali nemici.
QUESTIONE CHIUSA.

La prigione di Hulk
Ammetto che alla prima visione del film la mia reazione è stata “e quindi è solo questo?”.
Ma effettivamente Fury vuole contenere Hulk, non ammazzarlo.
Se l’avesse voluto morto
A) non sarebbe vivo in India
B) non lo avrebbe richiamato
C) il fatto che lo richiami in una situazione di emergenza dimostra che lo ritiene prezioso e affidabile
Motivi per cui Hulk non deve morire ma in caso di trasformazione improvvisa nell’elivelivolo, quella cella serve ad allontanarlo dalla base, che a Fury serve intatta.
Comunque sia dopo il volo dall’aereonave, Hulk viene messo ko, perché si ritrova regredito allo stadio di Banner, quindi vuol dire che la trappola in definitiva avrebbe dovuto funzionare nel suo intento di rendere inoffensivo il verdone.
QUESTIONE CHIUSA.

Alieni senza armi di distruzione di massa
Questa è proprio stupida.
E quindi quei serpentoni volanti megacorazzati come li definireste? Minipony? Dai cazzo!
Hanno una fottutissima enorme astronave madre che è enorme e vuoi che non abbiano nemmeno una bomba? Se non tentano un attacco missilistico e optano per l’invasione forse è perché era quello che volevano fare fin dall’inizio? Lo dice anche Loki, più volte per giunta. E arriva ad affermare parlando col fratello che la terra diverrà il suo regno.
Minchia, un drittone il re che comanda su un pianeta distrutto e disabitato, non pensate anche voi?
QUESTIONE CHIUSA.

La bomba atomica
Un male tipicamente italiano, quello che il miglior allenatore della squadra di calcio è sempre quello seduto davanti alla tv e non in panchina.
Tutti si improvvisano brillanti di fronte alla decisione dei governi mondiali di bombardare New York con l’atomica.
La Grande Mela fa 8.175.133 abitanti che contro i 7 miliardi dell’intero pianeta a conti fatti non mi sembra sto gran prezzo da pagare. Sicuramente è la scelta che verosimilmente prenderebbero i governi del mondo in ipotetiche situazioni del genere, perché Machiavelli insegna ad essere cinici.
Ma che ne direste se magari l’intento era quello di far risaltare il modo perfetto, impeccabile e disinteressato di incarnare la giustizia dei Vendicatori e l’animo integerrimo di Fury in opposizione al marciume delle politiche del mondo che agiscono solo in base ai propri interessi?
E poi porcaccia la puttana, questo è un, anzi, IL film di supereroi, pertanto se volevate la fantapolitica andavate a vedervi qualche film con lo zampino di Tom Clancy.
QUESTIONE CHIUSA.

Perché proprio New York?
Perché i supereroi Marvel è lì che sono. La Marvel è New York e New York è supereroi e i supereroi è Marvel e… insomma le cose sono legate strette strette. E potrei anche chiudere qui la questione senza ulteriori spiegazioni, perché è troppo imbecille la domanda. Ma spiegherò lo stesso.
Perché Loki non attacca diverse città o le basi militari?
Cosa attacca all’inizio del film? Una scuola elementare? Perché a me pareva avere tutta l’aria di una base dello Shield… sarò strano io. Ma ecco tutti i motivi per cui Avengers è New York (e voi nun siete un cazzo).
A) c’è un solo tesseract, quindi è possibile aprire un solo portale per volta: scartata l’ipotesi dell’attacco a più posti
B) ho già detto che nei fumetti gli Avengers sono a New York. C’è sempre pieno di stronzi che si lamentano che i film non sono fedeli al fumetto, e ora si fanno problemi sul fatto che Avengers è ambientato nella Grande Mela? Vaffanculo, se li volevate a Nuova Delhi li facevate fare a Bollywood
C) che senso ha per Loki dispiegare ovunque forze che non sono tecnicamente neanche sotto il suo diretto controllo, se con relativamente poco dispiegamento in un punto nevralgico riesce a ottenere i suoi risultati?
D) già il film proprio breve non è… se veramente la guerra fosse dovuta essere totale, il film sarebbe durato il triplo, con il triplo di soldi da investire. Dovete fare anche i conti con dettagli più contingenti.
QUESTIONE CHIUSA.

Thor sprecato?
Prima di sparare a zero su immaginari buchi in sceneggiatura dovreste tutti inchinarvi a Whedon.
Scrivetela voi una sceneggiatura in cui nelle stesse due ore convivono 5 o 6 primedonne di personaggi con alle spalle decenni di fumetti e diversi film solisti ciascuno, dando alla cosa un senso compiuto.
Dico, fatelo, e poi ne riparliamo, ok?
By the way, Thor è stato magnifico.
QUESTIONE CHIUSA.

La sortita di Occhio di Falco
C’è chi si è stupito che Occhio di Falco sia riuscito a penetrare nell’elivelivolo.
Scusate, ma chi meglio di un agente Shield può entrare in una base degli agenti Shield?
Gli è bastata una freccia esplosiva, poi è sceso, è andato a colpo sicuro, ma alla fine come era naturale le ha prese e lo stesso alla sua squadra non è andata bene, dato che erano in inferiorità numerica.
Dove vedere il buco logico?
QUESTIONE CHIUSA.

Nick Fury e il bazooka
Chi dice che sparare a un aereo che porta un’atomica non è saggio ha ragione. Ma se quell’aereo è progettato per essere di istanza su una cazzo di aereonave che vola o naviga o comunque non sta mai ferma ed è stata anche appena bombardata rischiando di precipitare vuol dire che l’aereo sarà abbastanza resistente e che Fury avrà le sue misure di sicurezza no? Poi per fermare un aereo credo che a livello istintivo chiunque farebbe una cosa del genere.
Infine Fury spara all'ala, quando ancora l'aereo è in fase di decollo, e il risultato è che da solo una grattata per terra. Rischi non ne vedo, visto e considerato che con gli scossoni che prende quella bomba quando l'aereonave si alza in volo riesce comunque a non esplodere.
QUESTIONE CHIUSA.

L’atomica direttamente nel buco
C’è chi dice “ma perché l’atomica non la lanciano direttamente nel buco?”.
Perché l’atomica è su un jet e dietro il buco c’è lo spazio. E dato che i jet non vanno nello spazio, e che evidentemente non abbiamo bombe atomiche telecomandate, la bomba nello spazio ce la deve portare Iron Man, che nonostante sia lui non esce illeso dalla sua breve avventura extraterrestre. Figurarsi come ne sarebbe potuto uscire il jet.
QUESTIONE CHIUSA.

New Boy

C'era già un film, se ne sentiva bisogno della copia americana?



Stavolta la pietra dello scandalo è QUESTA.
La notizia del remake americano di Old Boy, film coreano tratto a sua volta da un manga giapponese.
Non sono uno di quei bastiancontrari contrari ai remake americani per partito preso -che poi nella stragrande maggioranza dei casi facciano comunque cagare è un altro discorso- e nemmeno sono razzista, però tendo a diventarlo quando scopro, per esempio, che Hollywood sta lavorando a un film sui 47 ronin dove il protagonista è Keanu Reeves, che fino a prova contraria è un occidentale e porca puttana IL FATTO DI RENDERE PERFINO I SAMURAI CON ATTORI OCCIDENTALI FA GIRARE LE MADONNE.
Ma torniamo calmi, per quanto possibile.
Non sono arrabbiato per il fatto che Spike Lee faccia il film americano di Old Boy, anzi, dicono sia pure un bravo regista.
E' questa frase a farmi girare le palle come le orecchie del coniglietto del Nesquik:


Rispetto molto il suo film e anche se faremo un film un po’ diverso: una versione più Hollywoodiana di esso, comunque sia sarà una versione diversa nel rispetto della storia iniziale originale.


Perchè, PERCHE' dovete fare un cazzo di film un po' diverso? Perchè i cazzo di americani quando traggono i film dalle cose devono sempre fare qualcosa di leggermente diverso? Perchè semplicemente non si fanno i cazzi loro invece di stuprare le idee degli altri?
Questa prassi insegna che un povero stronzo si fa venire un'idea geniale no? E sulle spalle del povero stronzo e della sua idea geniale campano decine di persone:
-i figli di puttana della casa editrice
-i figli di puttana degli editor
-i figli di puttana che (in giappone) fanno l'anime
-i figli di puttana che fanno il film
-i figli di puttana che (spesso) fanno il videogioco
-i figli di puttana che fanno i gadget
-i figli di puttana che fanno il remake del film. Diverso lo fanno. Figli di puttana.
Non so a voi, cari amici, ma a me questo regime non piace, anzi se non si fosse capito mi fa proprio schifo.
Se un'idea geniale ha successo, è giusto e fa piacere che ne vogliano trarre un film, ma non ci vuole un Tony Stark per capire che se stravolgi un'idea di successo la suddetta non è più di successo ma si tramuta in mezzacazzata quindi seriamente, PERCHE' CAMBIARE IDEE DI SUCCESSO SE SONO DI SUCCESSO COSI' COME SONO?
Perchè questo merdoso desiderio di stravolgere idee di altre persone per il puro gusto di dire "hey amici, sono passato di qua!"?
Che poi che cazzo vuol dire che sarà una versione diversa nel rispetto della storia originale? Non è un fottutissimo controsenso? Stravolgere una storia originale in sè è un atto irrispettoso verso quella storia, quindi perchè sto tizio non la smette di grugnire puttanate e torna a fare le sue commedie amorose all'americana che fanno talmente schifo che se le vediamo in Italia arrivano direttamente in home video nei peggiori Blockbuster di Caracas?
Cazzo.


Ps: Ma anche voi autori giapponesi di un manga giapponese... senza rancore, ma proprio non lo potevate fare in giappone un film del vostro manga? Voglio dire, che vi manca? Avete un cinema della madonna, dei registi della madonna, degli attori belli da vedere... era proprio necessario farvi fare il film dai coreani? Cioè, loro hanno il loro k pop e non lo fanno fare, chessò, dai taiwanesi... dai su! E fate un po' gli autarchici che la vostra economia apprezza u.u

Pps: E sti cazzo di americani hanno rotto i coglioni a copiare le cose a destra e a sinistra. Se non altro apprezzo che questa volta abbiano fatto tutto nella leglità, ma come la mettiamo con Hunger Games? Che non ho nè letto il libro nè visto il film perchè mi fa venire i pruriti, ma leggerò il libro e guarderò il film solo per essere legittimato a dirne la peggio merda. Perchè HG è una copia spudoratamente palese del (e lo dico anche senza aver visto HG) migliore Battle Royale. Lo dico senza conoscere HG perchè penso che BR vada apprezzato anche solo per l'ORIGINALITA', connotato che al primo manca completamente, e si capisce dal trailer.
Cose come questa, come il fumetto del figlio di Jean Simmons dei Kiss copiato da Bleach e altri manga, come i vari western copiati da Kurosawa (che devo ancora capire se fossero autorizzati o no dai giapponesi) Ninja vs Aliens che diventa Cowboys vs Aliens e potrei andare avanti all'infinito; ebbene, cose come queste, vi sembrano LEGALI? a me no.

sabato 5 maggio 2012

Suit Up!

Ovvero di come sia delicata la questione dei costumi cinematografici dei supereroi.


Prendiamo il discorso alla lontana: chi legge avrà quasi sicuramente visto almeno una puntata di Dragon Ball in vita sua, ok?
Ebbene, vi siete mai chiesti come possa risultare figo un personaggio come Goku, nella sua tuta arancione e blu, con i pantaloni quasi ascellari e dei capelli dichiaratamente contro la forza di gravità (i Tokio Hotel non hanno inventato niente...), o come Vegeta, tappo e con una stempiatura che fa provincia, stretto nella sua tutina aderente di colore blu che manco un glam metaller?
Io me lo sono chiesto, e sinceramente sono arrivato ad una risposta che trovo esauriente solo per metà.
Ma aggiungiamo un altro dettaglio: avete mai visto un cosplay davvero soddisfacente di un guerriero Saiyan?
Io no.
E questo in parte risponde alla mia domanda: Goku, Vegeta e gli altri combattenti di Dragon Ball risultano fighi all'interno dell'anime e del manga, per una questione di patto narrativo, soprattutto visuale, ma trasporre nella realtà personaggi come loro mantenendone intatta la fighitudine non è possibile.
Lo dimostrano film fallimentari e cosplay fallimentari.
Ma come ho detto prima la risposta "è impossibile" non mi soddisfa totalmente, e a tal proposito mi sposto a parlare dei supereroi americani.
Sono reduce dalla seconda visione di The Avengers, Il Cinefumetto per eccellenza, del quale non farò una recensione e perchè è troppo mainstream recensirlo, e perchè ci sono talmente tanti dettagli di cui parlare che lo recensirò minuto per minuto quando comprerò il blu ray.
In The Avengers sono riusciti a rendere dei supereroi in carne e ossa (e ferro) in modo magistrale, perchè hanno mantenuto tutto il carisma e tutta la potenza visiva di ogni singolo personaggio.
Pensateci: se vedeste per la strada un tizio vestito tutto in azzurro con la bandiera americana addosso, immagino che vi verrebbe da ridere (ed in effetti qualche frecciatina nel film glie la fanno) eppure visto sullo schermo, con la faccia di Chris Evans e calato in un contesto che poterbbe essere verosimilmente la nostra realtà, quel supereroe è un figo.
Per Superman (un tizio con le mutande sopra la calzamaglia, un enorme mantello e i colori della matita della tua maestra delle elementari) Spider Man, Wolverine, Batman e tutti gli altri il discorso è assolutamente analogo.
Trasporre un supereroe in un film live action è sempre un'operazione rischiosa visivamente parlando, proprio perchè si è sempre in bilico tra il figo e il pacchiano e bisogna cercare di rimanere più sulla prima sponda che sulla seconda. C'è un grande lavoro dietro al rendere verosimile e coinvolgente un tipo che combatte gli alieni e i criminali vestito come fosse carnevale.
Mentre The Avengers è un esempio PERFETTO di operazione riuscita, purtroppo a giudicare dai trailer, il nuovo capitolo ribottato dell'Uomo Ragno pare al contrario un fallimento da manuale.
Il nuovo costume di Spidey sembra fatto di copertoni di bicicletta, ha una ripartizione ignobile dei rossi e dei blu, i guanti non si possono guardare e gli occhi sono piccoli e con una trama a rete.
La prima cosa che pensai del reboot dell'Uomo Ragno fu: "ok che il terzo film era un po' sotto tono, ma se ne sentiva veramente il bisogno di un nuovo film, e per di più ricominciato da zero?".
Ora penso che i primi film di Spider Man fossero belli, e che il costume fosse una bomba... non per qualche motivo in particolare, ma piuttosto perchè era UGUALE alla controparte fumettistica. Che voglio dire, se sono sessant'anni che le storie vanno avanti ci sarà un motivo, vorrà dire che ha successo quell'outfit.
Tutto questo post per dire:
Ma se avete alle spalle anni di storie (e leggendole si capisce che i cambi di costume durano poco perchè ai lettori stanno sul cazzo, dato che evidentemente i costumi originali PIACCIONO DI PIU') e personaggi ben codificati, oh costumisti e concept artist dei cinefumetti, MA CHE CAZZO DI DIRITTI PENSATE DI AVERE QUANDO ESERCITATE QUESTE VOSTRE IGNOBILI QUANTO INUTILI VELLEITA' DI MODIFICARE COSTUMI PLURICOLLAUDATI DA MEZZO SECOLO SOLO PER DIRE "GUARDATEMI CI HO MESSO LO ZAMPINO, ANCHE IO SONO PASSATO DI QUA"???