venerdì 31 agosto 2012

Quale scempio, questi libri non si srotolano...

... disse il saggio giapponese quando vide un libro europeo.
Avevo già parlato di libri e e-libri QUI, ma ne riparlo sull'onda dell'entusiasmo per QUESTO post di un amico il quale a sua volta scaturisce da QUESTA dichiarazione di Umberto Eco.

“I libri da leggere non potranno essere sostituiti da alcun aggeggio elettronico.
Sono fatti per essere presi in mano, anche a letto, anche in banca, anche là dove non ci sono spine elettriche, anche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri, possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchi
a quando ci prende il sonno, stanno in tasca, si sciupano, […] ci ricordano che non li abbiamo ancora letti, si leggono tenendo la testa come vogliamo noi, senza imporci la lettura fissa e tesa dello schermo di un computer, amichevolissimo in tutto salvo che per la cervicale. […] Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui fan parte la ruota, il coltello, il cucchiaio, il martello, la pentola, la bicicletta”


Leggendo queste righe mi viene in mente di riflettere su una dicotomia del libro, quella che vede opporsi la parte tangibile del contenitore di carta e quella intangibile della storia che la carta contiene.
Ma parlerò di questo fra poco. Per ora voglio limitarmi a fare una simpatica quanto stimolante analisi sull'intervento di Eco-eco-eco, partendo per esempio dall'elencazione di tutti i verbi che usa riferendosi all'oggetto libro.

Leggere

Prendere in mano

Sottolineare

Sopportare (orecchie e segnalibri)

Essere lasciati cadere

Essere abbandonati aperti sul petto

Stare in tasca

Sciupare

Ma soprattutto io farei notare come all'inizio  Eco-eco-eco premetta che i libri SONO FATTI e che non dica mai che i libri SONO SCRITTI, per qualcosa piuttosto che qualcos'altro.
Cosa che secondo me la dice lunga su come  Eco-eco-eco concepisca il libro.
Per trarre una conclusione dall'elenco di verbi e passare a sviscerare questa dicotomia, vorrei far notare come di 9 verbi solo due volte ricorra LEGGERE, una volta come prolungamento di LIBRO DA e quindi non come verbo leggere vero e proprio, e una seconda volta per parlare DELL'ORIENTAMENTO DELLA TESTA DEL LETTORE QUANDO LEGGE (ma perchè scusa, come cazzo legge Umberto Eco, a testa in giù?).
Tutti gli altri verbi sono altre azioni che, abbiate pazienza, con un libro non c'entrano una beneamata minchia.
Io, ingenuamente, ho passato 20 anni della mia vita a pensare che i libri si leggessero, non che si facessero cadere. Soprassediamo anche sul tipo di azioni che  Eco-eco-eco sembra fare coi suoi libri (sciuparli? perchè? sottolinearli? ho conosiuto una sola persona nella mia vita che sottolineava dei romanzi. Stare in tasca? Giusto Urania e Harmony stanno in tasca; i libri giapponesi li fanno seriamente tascabili; e costano sui 3 euro, per inciso.) ma focalizziamoci sul fatto che nessuna di queste implichi direttamente l'entrare in contatto con la storia che il libro contiene.
A QUESTO PUNTO ARRIVIAMO FINALMENTE A DISSERTARE DELLA DICOTOMIA.
Ovvero:
Voi intendete il libro come un insieme di fogli di carta o come una STORIA contenuta su un insieme di fogli di carta?
Io sono per la seconda,  Eco-eco-eco invece sembra essere per la prima.
E questo secondo me fotografa una realtà, che è quella del lettore medio italiano (e forse mondiale, ma non mi lancio a parlare di cose che non so) che vede le librerie gradualmente scomparire, ma si accontenta dei dituttounpo' Feltrinelli, perchè vive l'ambiente del libro come una passerella per farsi vedere durante lo struscio del sabato pomeriggio e farsi riconoscere come gente di cultura, dato che ti fai avvistare al negozio di libri (che poi magari non comprano niente, o comprano un gioco della play al figlio).
Diceva qualcosa di simile anche Francesco Dimitri tempo addietro: in Italia abbiamo questa turba che è più importante l'oggetto libro che il contenuto storia. E la gente punta a fare bella impressione su altra gente comprando un sacco di libri per ostentarne la quantità, ma che poi probabilmente non li leggerà mai.
Eco-eco-eco, dietro al suo essere la solita vecchia cariatide da liceo classico che va sbandierando la sua relazione complicata con l'informatica come fosse un vanto nasconde una tendenza ancora più agghiacciante, che assume una carica ancora peggiore se a sdoganarla come sua è uno scrittore, che è quella di DARE PIU' IMPORTANZA AL CONTENITORE CHE AL CONTENUTO DI UN LIBRO.
In tutto ciò l'ebook è un po' il ninja della situazione, SILENZIOSO MA EFFICACE. Non è un'azione clamorosa premere un pulsante per scaricare un ebook, almeno non come uscire con la pila di libri dalla Feltrinelli al sabato pomeriggio di cui sopra, ma di solito chi compra o scarica un ebook lo fa non perchè ha bisogno di un soprammobile, ma perchè ha voglia di leggere qualcosa.
L'avvento dell'ebook per me rappresenta LA RIVALUTAZIONE DELL'IMPORTANZA DEL CONTENUTO STORIA a scapito di chi un libro lo compra in base alla pura e semplice logica dello shopping.

In conclusione dunque mi arrischio a interpretare i possibili perchè dell'uscita di  Eco-eco-eco...Essendo lui uno di quegli scrittori non proprio nazional-popolari ma comunque noti, che legano al proprio nome la fama di intellettuali, trova il suo target esattamente in quella fetta di popolazione che ci tiene che si sappia che sono gente colta e si fanno vedere in libreria a comprare libri come i suoi. Può essere che l'ebook non gli vada a genio proprio perchè perderebbe questa fetta di compratori (leggi vecchie cariatidi) legati alla libreria.

Oppure vuoi che sia perchè ha ancora il dentino avvelenato per colpa di Rrobe?


mercoledì 29 agosto 2012

Forse sarebbe meglio un po' più di mistero

Sarà che sto crescendo, maturando e tutte quelle belle cose che gli adulti dicono ai ventenni, ma è un periodo che un po' tutto mi sa di già visto e la prevedibilità generale di molte delle cose che mi circondano mi annoia a morte.
Meditando su questo assunto ho riflettuto un po' su Facebook.
Vorrei rimuovere il mio account ma ora come ora non lo vedo possibile, e perchè mi permette di comunicare con gente con cui altrimenti non comunicherei, e perchè mi permette di guardarmi le foto della mia ragazza senza dover intasare la cartella immagini del pc, e perchè ho bisogno ogni tanto di un po' di sano esibizionismo.
Perchè rimuovere il mio account?
Perchè fondamentalmente Facebook mi annoia.
E dire che Facebook mi annoia equivale a dire che mi annoia la gente che lo popola, dato che il social network di base è un contenitore vuoto.
Le mode che passano e che vanno, i demotivational che poi diventano meme, i 30-giorni-di che poi diventano le fiabe personalizzate, tutti che si fanno lo stesso genere di foto, le finte polaroid di instagram, le frasi fatte, gli inviti a cose che non ti interessano, gli scocciatori che sembra che ti tengano le poste quando ti connetti, un sacco di gente che dice stronzate, troppa poca gente interessante e... insomma...
io ho questo tratto del mio carattere, che guardo con sguardo clinico le cose che ho intorno, le inquadro, e quando succede è la fine perchè quando comincio a prevederle, mi sembrano ripetitive ed è un attimo che mi vengano a noia.
Facebook è una sorta di diario segreto aperto a tutti.
Noi ragazzi mettiamo a nudo i nostri sogni, i nostri ricordi, le nostre passioni su quel coso.
E mi è venuto da pensare che se qualche anno fa mi esaltavo di fronte a qualcun altro che conosceva gli Street Sharks perchè scoprivo di non essere l'unico, ora grazie a FB abbiamo scoperto che siamo proprio tutti uguali, che nessuno è unico per un cazzo. Che tutti quelli della mia generazione hanno fatto più o meno le stesse cose, hanno gli stessi ricordi, giocavano con gli stessi Pokèmon e via dicendo.
E sì all'inizio mi esaltavo per sta cosa... ma più ci penso e più trovo che sia agghiacciante.
E se uniamo tutto ciò al fatto che sempre più spesso capita di essere logorroici sulla rete e semimuti in società la sensazione sgradevole si intensifica.
Forse sarebbe meglio un po' più di mistero, da parte di tutti.
Così che conoscere le persone, al di là dello schermo, ridiventi un'attività più interessante; e nel dirlo penso alla generazione dei nostri genitori, una schiatta di perfetti sconosciuti a cui il mondo ha regalato la magia di scoprirsi l'un l'altro da zero.
Forse ci sarebbe più gente unica e meno gente omologata.
Forse il mondo mi risulterebbe meno prevedibile e la gente più interessante.

Il reboot DC è...


Eccoci qui per il secondo atto di quella che mesi fa impostai come la raccolta delle mie impressioni sul reboot DC.
Pareva che lo volessi mollare per motivi economici e lanciarmi sulle scan, ma mi è capitata improvvisamente una fumetteria sotto mano quando meno me lo aspettavo e mi sono recuperato i numeri 2 e 3 delle testate che avevo già recensito QUI.
E il verdetto è…
Non è ancora finito nessun arco narrativo.
Mi sono ricreduto su alcune cose, ne ho capite altre e ne ho apprezzate altre ancora.
Ad esempio la tanto blasonata Justice League di Johns e Lee mi sta lasciando la stessa sensazione di quando fumi una Pall Mall Azzurra dopo una vita che fumi Marlboro. Grosse premesse, gran bei disegni, per una lettura piuttosto scialba e scevra di contenuti che ti sembra di non aver letto niente ma comunque il tempo è passato: ancora al numero 3 non si è conclusa la fase di reclutamento e non è praticamente successo niente. Uno la continua per la curiosità di vedere che succede, perché per ora non è ancora successo niente. Non ho ancora perso la fiducia in questo fumetto, ma è un po’ il Bleach della situazione.
La JL International invece l’ho rivalutata di brutto: è una storia con un capo e una coda, una struttura, dei personaggi (reclutati entro il primo numero), dei colpi di scena, tanta azione e tante implicazioni stimolanti. Ha preso una piega che apprezzo.
Hawkman pure lui ha dei disegni belli ma la storia non eccelle. Comunque ne ha una, di storia.
Il mensile di Superman mi aveva esaltato parecchio, ma i due nuovi numeri sono retrocessi nella mia classifica personale. Action Comics di Morrison non ha una consequenzialità di episodio in episodio: il primo era bello (e aveva anche un contesto), il secondo ci mette un numero intero a fare una cosa che 30 anni fa avrebbero fatto succedere in un paio di pagine (dove però certe vignette si salvano), il terzo proprio non lo capisci ed è slegato dal resto. Il primo capitolo mi piaceva, ma se si mantiene su questa linea comincerò a pensare che il buon Grant non si sia drogato abbastanza stavolta. In compenso anche qua, la testata Superman, che mi aveva annoiato l’ho rivalutata. Intendiamoci, mi annoia ancora (ha un pattern molto molto molto definito e prevedibile quando hai letto almeno due episodi) ma se non altro c’è un po’ di sana azione supereroica e va bene. Trame anche qui slegate di episodio in episodio anche se si riscontra un tentativo di rendere organico il tutto mediante una sottotrama.
Supergirl… il secondo episodio è un prolungamento del primo, uguale al primo, e il terzo ha una svolta. Fosse pubblicato su un fumetto dedicato però non lo comprerei.
Lanterna Verde è DA SBALLO.
C’erano state grandi premesse nel primo numero, per quanto riguarda tutte e tre le testate, e nessuna di queste viene sputtanata. Trame avvincenti che non ce la fai ad aspettare il numero successivo, colpi di scena, iperboli e consequenzialità negli episodi. Questo sono determinato a portarlo in fondo (almeno i primi archi narrativi).
Poi c’è Batman. E il bello di Batman è che qualunque cosa gli succeda intorno (reboot, crossover, universi paralleli, what if) è sempre bello, perché è bello il personaggio, al di là di quello che gli si scrive intorno.
Il 2 e il 3 sono bei numeri, ma un po’ mindfuck, perché degli input lanciati alla fine di Batman 1 e Detective Comics 1, in questi albi sembrano essersi perse le tracce, tanto che hai bisogno di andarti a rivedere cosa hai letto prima per assicurarti che veramente si tratti della prosecuzione del numero uno.
Ma come si diceva Batman è sempre Batman, ed è veramente una figata.

In fin dei conti questo reboot non è niente di che. Carino ma trascurabile.
La cosa bella è che diversamente dalla Marvel ho visto più supereroi in maschera che superminchioni inborghesi. Ho apprezzato.


Ps: seriamente… CI SONO DEI CAZZO DI ALIENI OVUNQUE! Sono praticamente i cattivi in ogni storia.


Il cerchio si chiude


Premetto che sono un grandissimo fan di Naruto. Non voglio ripeterlo.
Ma oggi sarò critico.
Si, perchè ho appena finito di leggere questo capitolo in cui dopo anni (almeno quattro o cinque facendo un calcolo approssimativo) il cattivo si leva la maschera, e sebbene l'evento sarebbe dovuto essere fonte di giubilo, io non l'ho vissuto con tanta allegria.
Piuttosto con apprensione e paura.
E con quell'espressione in viso archetipica del classico francese di Pepe le Pew, tipica di chi nasa la puzza di merda... 



 questa per intenderci.
Perchè?
Tanto per cominciare il titolo del capitolo:
OBITO UCHIHA.
Che rivela l'ovvio. Quello che andavo dicendo da anni. Quello che immagino pensassero un po' tutti ma che alla lunga si erano convinti di no. Quello che secondo me all'inizio lo pensava anche Kishimoto, poi per un po' ha cambiato idea e poi l'ha ricambiata ancora e quindi eccoci qua. Quello che dai, diocane, TOBI - OBITO. ESSU'. Anche l'indizio c'era...
Me ne lamento? Ni.
No perchè era così che doveva essere alla fine, e se fosse stato altrimenti si sarebbe rovinato qualcosa.
Si perchè non capisco tutti sti anni di mistero sull'identità del tipo.
Sempre rimanendo in tema di titolo la prima cosa che ho pensato è stata "ok, era lui, lo sapevo, ma mi ha rovinato la sorpresa, eccheppalle".
Perchè in effetti a ben pensarci il peggior modo per rivelare un segreto è quello di scriverlo nel titolo. Tipo la morte di Ace sul numero in cui muore Ace. Non è propriamente uno spoiler, perchè il capitolo/volume ce l'hai in mano e te lo stai per leggere, però fanculo, ti sei già sputtanato il bello.
Poi l'impianto dell'intero capitolo.
Credo sia tra i peggio riusciti del povero Masashi.
Lo scorso capitolo è finito col climax di un combattimento all'ultima supertecnica tra naruto e Tobi(to); questo invece comincia con il titolone OBITO UCHIHA e il faccione in primo piano di OBITO UCHIHA che corre tirandosi dietro un flashback lungo tutto il capitolo, in cui Kishimoto si è dimenticato i baloon a casa che doveva andarli a prendere ma c'era traffico e non ha fatto in tempo e basta.
E i flashback in genere Kishimoto li usava bene: erano lunghi il giusto, ed avevano un senso, come ad esempio quello di farti affezionare a un personaggio (prima di vederlo crepare in battaglia, così da fartici stare peggio) o di tirare fuori dei segreti su cose e persone.
QUESTO NO.
Non ha senso, ed è troppo breve per averne, ma troppo lungo ai fini dell'economia di un capitolo che a conti fatti nel tempo della storia ci offre solamente l'immagine di Tobi(to) smascherato e un capitan ovvio che dice MA MA MA MA TU SEI OBITO UCHIHA (you don't say, dopo il titolone).
Però tutto sommato un'utilità il titolone col flashback ce l'ha, perchè quando Tobi(to) si smaschera, ha una faccia totalmente anonima, che potrebbe essere chiunque cambiandogli pettinatura, ma che con la pettinatura che ha sembra Naruto adulto colorato sbagliato. E se non me lo diceva nessuno che quello era Obito io potevo anche non arrivarci... se si aggiusta i capelli del resto anche Kiba ha quella faccia!
E poi vabè, ha un'enorme cicatrice sulla parte della faccia dove non dovrebbe avere una faccia.
Che bello, ora si è chiuso un altro cerchio: dopo tutte le rivalità e i parallelismi, tirati o meno
Hashirama Madara
Senju Uchiha
Sarutobi Danzo
Jiraiya Orochimaru
Naruto Sasuke
ora finalmente anche il buon Kakashi ha la sua nemesi che prima erano amici ma poi prende la sbandata e quindi non più.
(sottotitolato "eccheppalle, non sei mica per niente scontato, no, no" alla pagina 777 di mediavideo).
Ora resta da capire:
a) come è sopravvissuto
b) come è diventato forte
c) come è divenato cattivo
E possibilmente vorrei una cosa senza forzature, grazie. Che sono anni che ti compro il fumetto, facevo le medie quando ho cominciato. E sossoldi.
Ed è proprio a questo proposito che percepisco la puzza di merda:
nel flashback si avvertono i prodromi di una depressione Tobitiana nata dall'amore non corrisposto per il componente femminile inutile comparso due volte in un manga di 70 volumi stimati del team di Kakashi messa lì solo per fare numero.
Ora.
SE VA A FINIRE CHE TOBI(TO) DIVENTA CATTIVO PER VIA DELL'AMORE NON CORRISPOSTO DI UN PERSONAGGIO CHE DEFINIRLO DI CONTORNO SIGNIFICA FARGLI FARE UNA SCALATA SOCIALE, E DEL COMPLESSO DI INFERIORITA' NEI CONFRONTI DI UN PERSONAGGIO CHE PUO' USARE UNA SOLA TECNICA A BATTAGLIA PERCHE' POI RESTA PARALIZZATO ALLORA MI INCAZZO.
SE VA A FINIRE COSI' VUOL DIRE CHE TOBI(TO) E' IL COSA-SAREBBE-SUCCESSO-SE-NARUTO-AVESSE-PRESO-LA-STRADA-CATTIVA E CHE KAKASHI E' IL RISPETTIVO COSA-SAREBBE-SUCCESSO-SE-SASUKE-AVESSE-PRESO-LA-STRADA-BUONA (che c'hanno pure la stessa tecnica Kakashi e Sasuke).
Naruto ci si sta ripiegando un po' troppo su sti parallelismi del cazzo, a mio parere.
Avrei quasi preferito che fosse un personaggio inventato di sana pianta per il ruolo piuttosto che la classica vecchia conoscenza.

RIFLESSIONE FINALE:
Amo Naruto, lo amo con tutto il cuore.
Lo amo perchè ci sono cresciuto insieme e questo l'avrò già detto un sacco di volte.
Ma se non leggessi Naruto da quando ero un boccia, e se non ci fossi cresciuto insieme, sviluppando per questa storia anche un certo valore affettivo, io un manga che mi fa cose del genere dopo che l'autore sono più di 10 anni che la mena non lo potrei tollerare. Sarebbe proprio da rogo sulla pubblica piazza e richiesta di risarcimento morale all'editore.
Naruto va bene perchè oramai è cominciato e questa è la naturale evoluzione di una serie di situazioni elaborate negli anni passati, e se la cosa si sviluppasse in maniera diversa non sarebbe coerente, per questo finisco per dire che in fondo MI PIACE. Ma solo per questo.
Finito Naruto ho chiuso con roba del genere.
(Barac, è questo ciò di cui ti parlavo ieri sera dicendo che oramai i fumetti mi annoiano, generalmente. E' tutto così fottutamente prevedibile...)

lunedì 27 agosto 2012

Meglio

Durante l'estate ho letto il manga di Full Metal Alchemist.
Questo post è l'elenco dei perchè è uno shonen ma migliore degli altri.

1) 27 numeri
Ha una fine. Questo manga ha una fine contrariamente alla stragrande maggioranza degli shonen che li cominci e non sai se e quando li vedrai finire. Ciò invoglia alla lettura sia per questioni economiche (sai con certezza quanto vai a spendere -se spendi-) sia dal punto di vista squisitamente narrativo: chi si approccia a FMA non si avvicina ad un'opera incompiuta ma è come se leggesse un romanzo, dalla prima all'ULTIMA pagina.

2) Storia coerente
Tutti a incensare One Piece come il miglior manga di sempre. Tutti a incensare One Piece come il miglior manga di sempre da quando One Piece ha cominciato a fare i milioni di copie in Giappone ( hmm...). Si, OP è un buon manga, ma secondo me lungi dall'essere il migliore. Dal punto di vista della struttura narrativa è una burletta, lasciatemelo dire.
Io preferisco manga come Naruto, o appunto FMA, i quali hanno una storia unica e coerente, fatta di tanti fili, trame e sottotrame, che poi si ricollegano in ultimo. Manga come OP e Fairy Tail invece hanno una struttura a semplici saghe concatenate che formano tante unità a sè stanti (Oda una storia di fondo per il suo manga se l'è inventata al numero 45 ed è comunque molto rarefatta): io adoro paragonare manga del genere ad un rosario, in cui le varie saghe/isole sono le perle e la corda che le lega è una pallida storia di fondo.
Perchè ritengo che un'impianto del genere sia una mezza presa in giro per il lettore?
Bè perchè uno potrebbe andare avanti all'infinito aggiungendo saghe su saghe su saghe finchè non si stufa, e questo non è sintomo di bravura. E' facile tenere le redini di una storia che riemerge ogni venti numeri, perchè mentre il lettore legge con tempi dilazionati, cosa che gli conferisce un'impressione di tempo che passa, l'autore può avere l'idea della storia completa fissa in mente ed allungare il brodo con bolle dilatabili a piacere che sono le singole saghe. Un autore che lavora così non crea un vero e proprio impianto narrativo, semplicemente accatasta storie slegate tra loro.
La vera bravura di un'autore si vede quando la storia non è composta da saghe potenzialmente leggibili in modo indipendente, ma da una singola storia coerente, per quanto complessa.
FMA è un esempio di questa seconda categoria.

3) Non svacca
FMA ha una sua natura, e quella rimane dall'1 al 27.
Ci sono momenti in cui il manga potrebbe prestare il fianco al genere dei combattimenti, ma fondamentalmente non è un manga di combattimento e quindi niente megabattaglie epocali. Quello che più ci si avvicina sono guerre nel senso di "soldati che si sparano" e duelli che si risolvono con qualche formula alchemica e che non durano mai numeri su numeri.
Era da tanto che non vedevo un manga così fottutamente coerente.
Pensateci:

- DRAGON BALL
doveva essere: una rilettura umoristica della leggenda cinese del viaggio in occidente
è: BOTTE
-NARUTO
doveva essere: una storia di ninja.
è: il ninja è una spia, un assassino silenzioso, mentre i personaggi di Naruto sono quanto di più appariscente il fumetto giapponese possa offrire. BOTTE

-BLEACH
doveva essere: un manga sugli dei della morte del folklore giapponese, vestiti da samurai e con la katana.
poteva essere un manga sul folklore giapponese, o poteva diventare un manga di cappa e spada.
è: niente di tutto questo. BOTTE senza senso.

-ONE PIECE
doveva essere: un manga sui pirati.
è: in sessantaquanti numeri voialtri avete mai visto l'arrembaggio di una nave o la mappa di un tesoro? BOTTE

-REBORN
doveva essere: commedia scolastica
è: BOTTE

Fondamentalmente tutto si risolve con le botte prima o poi. Se il manga va bene sono botte, se il manga va male sono botte. Sempre botte.
Se i manga degli ultimi tempi fossero dei videogiochi sarebbero tutti dei picchiaduro fottutamente uguali ai quali cambierebbero solo gli sfondi dietro. Stanno perdendo progressivamente tutte le loro caratterizzazioni in favore del concetto semplice e semplicistico delle "mazzate sempre e comunque".
FMA si discosta dal modello.

4) Niente è inutile
Come in Doctor Who niente è inutile, e un dettaglio marginale che vedi nella prima stagione e pensi sia fine a se stesso e buttato lì te lo ritrovi ripreso (e importante) a distanza di anni. In FMA se si vede una pistola puoi stare certo che spara. E così anche personaggi secondari e antipatici che vedi nei primi capitoli va a finire che hanno una loro parte importante nelle epiche battute finali. Quello che si vede, poi si rivede e se ne scopre l'utilità, e a fine storia hai questa piacevolissima sensazione che ogni cosa, anche i soprammobili, sono i tasselli di un puzzle che alla fine vanno tutti al loro posto, parte di un disegno più grande che si completa alla fine del numero 27.

5) Niente power up
Grazie a dio non ci sono power up, quindi nessuna armatura più figa per Al, nessun superbraccio per Ed, nessuna supertecnica alchemica, niente onde di energia, capelli all'insù e cose così.
I protagonisti vanno avanti con gli stessi poteri dall'inizio alla fine del racconto, e l'unica cosa che cambia in loro è il modo di porsi nei confronti della vita. La ricerca dei fratelli Elric è una ricerca di tipo intellettuale, non della forza o del potere supremo. E gli ostacoli vengono sormontati sempre con l'intelligenza, mai con la forza bruta.


6) Personaggi
I personaggi sono tanti, tutti quanti caratterizzati, alcuni stereotipati ma che non stonano e non lasciano la sensazione di già visto. FMA dà una grande lezione a manga come Bleach o One Piece che scaraventano in faccia al lettore valanghe di così tanti personaggi che alle volte devi aspettare il databook per conoscerne il nome dato che non c'è neanche spazio per chiamarli una volta.
Da un certo punto del manga in poi si scatena una tale infinità di sottotrame e di fili che legano gli uni agli altri che cominci a sentirti seriamente preso emotivamente dalla storia.

7) Disegni chiari
I disegni sono chiarissimi, sempre comprensibili, e non disturbano.
Si alternano design da bambina gnegne a orrori gotici che mammamia.
Niente arronzature in nome della velocità di esecuzione o di uno stilema forzato e posticcio.