martedì 21 maggio 2013

Della Carne dell'Incanto del Sogno e dell'Età Sottile


Questa nasce come la recensione de L’Età Sottile, ultimo libro di Francesco Dimitri.
Però cresce come altro.
Mi sembra doveroso parlare prima di Francesco Dimitri che della sua creatura.

Francesco Dimitri è uno scrittore di talento, un mago, un amico.
Lui forse non lo sa, ma fondamentalmente per me prima di tutto è un amico.
E non uno a caso.
Sai quell’amico che ci cresci insieme, perché ti ritrovi a passarci quell’età sottile che ti accompagna in quella macchina di una catena di montaggio dentro la quale ti trasformi da bambino a uomo, che la gente chiama liceo?
Ecco, lui.
Allora vi racconto anche un po’ di me.
Al liceo eravamo sempre noi tre, Riccardo Rossi, Francesco Dimitri e io.
Francesco non è che proprio c’era c’era, con la sua tuba e il suo sorriso che ti scalda il cuore. C’era si, in una forma non fisica, ma non per questo meno vitale e basilare.
C’era sotto forma di libri.
Riccardo Rossi è l’unico ricordo che mi rimane del tempo passato nella sezione A del mio liceo classico.
Lui e le sue stranezze, lui e i suoi scatti, lui e il suo essere schivo. E’ stata la prima persona che conobbi il primo giorno di scuola: esordii “ciao come va, anche tu qui per il classico?”, lui rispose da dietro i suoi immancabili occhiali da sole “vaffanculo”.
Credo di averlo toccato fisicamente per la prima volta cinque anni dopo, se escludiamo le volte che abbiamo fatto finta di prenderci a pugni, e quelle che ci abbiamo provato per davvero ma tanto eravamo scarsi entrambi, quindi meglio di no.
Eravamo gli unici due della classe ad essere appassionati di rap (io americano, lui italiano) e di fumetti (io nippo-americani, lui nippo-italiani), e al sabato pomeriggio ci ritrovavamo alla stazione dei pullman e davamo vita al nostro personalissimo pellegrinaggio alla volta del Tempio delle Storie che i normali chiamano fumetteria, dall’altra parte della città, alle volte anche senza dirci una parola. Però sempre insieme come Stanlio e Ollio (io ero quello grasso) ma secondo noi più fighi.
Passavamo le giornate a fare tutto meno che quello che uno dovrebbe fare in classe.
Urlavamo, ballavamo, disegnavamo (e quanto abbiamo disegnato), scrivevamo storie, scrivevamo canzoni, studiavamo dell’altro, leggevamo libri.
E poi lui un bel giorno se ne esce con quella cosa meravigliosa che tutti i bambini sognano ma quelli che si sentono adulti, gli adolescenti, non hanno il coraggio di andare a cercare: la magia.
Tra le tante letture di magia, alchimia, sciamanesimo, arti marziali, teorie del complotto, Aleister Crowley, ecco che salta fuori Francesco.
Lo scoprì lui. I libri li comprò lui, perché all’epoca io dovevo recuperare i manga di One Piece e non avevo i soldi. Ce ne cibammo entrambi.
Per anni. E Francesco diventò uno di noi, uno a cui piacevano le stesse cose che piacevano a noi pecore nere del liceo classico della Piacenza bene.
Uno che aveva avuto le stesse esperienze a scuola: prima liceale classico frustrato, poi universitario con le ali tarpate.
Poi se ne vola, con le ali non più tanto tarpate, a Londra, e noi a sperare che la profezia Dimitri si avveri anche per la parte sul futuro.
Nel frattempo semina libri che sono capolavori. Prima saggi, poi romanzi. Che ti insegnano la vita, la fantasia, la poesia delle cose.
Francesco Dimitri è uno di noi, uno a cui piacciono le stesse cose che piacciono a noi, uno che ha fatto le stesse cose che abbiamo fatto noi, solo prima, e che gli sono andate bene.
Un amico, un maestro.
Francesco Dimitri dopo anni lo abbiamo incontrato a Torino. Ci ha fatto l’autografo sulla copia di Alice nel Paese della Vaporità, e ci siamo fatti pure la foto insieme.
Dopo siccome non ne avevamo abbastanza siamo andati a trovarlo pure a Lucca, e lui si ricordava di noi.
Al momento di fare la tesi di maturità, io scrissi un libro sul Giappone e lui molto gentilmente si propose di leggerlo, e ne scrisse un commento. Io ho un commento di uno scrittore affermato sulla tesi di maturità. Che fa strano dirlo, perché il rapporto che ho, che abbiamo con Francesco Dimitri, difficilmente è etichettabile come un rapporto fan-rockstar. A Riccardo, sempre per la tesi, ha concesso addirittura un’intervista completa.
Esce fuori che potrei andare a finire l’università a Londra? Chiedo a Francesco.
Il quale, tempo un giorno, mi ricopre di informazioni su prezzi, abitazioni, lavoretti.
Non ne sono certo, ma non credo che sia una cosa da tutti.
Francesco Dimitri è quell’autore che nella guerra dell’editoria sta dalla parte del suo pubblico: appoggia la pirateria laddove possa permettere ai lettori di entrare in possesso delle sue storie, rese irreperibili da politiche editoriali fallimentari. E’ pragmatico, lucido. E’ quel tipo che quando esce il libro in edizione cartacea e ebook ti viene da chiedergli quale faccia arrivare più soldi alla sua persona, che ti piace di darglieli due soldi, al ragazzo, mica alla casa editrice. Che non lo vivi neanche come un pagamento, ma come offrire una birra a un amico, aiutare il tuo coinquilino in difficoltà ammollandogli cinque euro.
Francesco Dimitri nel suo ultimo libro cita a raffica: i suoi vecchi personaggi, Neil Gaiman, i fumetti Marvel, i Rolling Stones, Harry Potter, Doctor Who, Buffy e un quintale di altri miti della nostra età sottile.
Quando leggi un suo romanzo non hai la sensazione di essere uno che legge il romanzo di un estraneo: vivi il suo libro come un messaggio privato, la chiacchierata con un amico, ma stretto, del tuo stesso circolino, che si riferisce alle cose dando per scontato che tu le conosca, e tu però conosci cose di nicchia.
Parla al cuore.
Ed è una cosa molto, molto profonda.
Francesco Dimitri racconta di Riccardo Rossi, di me. E il bello è che non è vero, perché racconta di lui.
Ed è un mago nel farlo, considerato che se anche avessi qualche ultima reticenza nei confronti della magia, bè, lui la demolirebbe.
Francesco Dimitri è un amico, di cui vado orgoglioso; è un amico che scrive dei libri fantastici, dei capolavori.
E questa volta, con “L’Età Sottile” l’ha fatto di nuovo.
Grazie Francesco, per le tue storie, per le nostre vite che hai contribuito a plasmare (per il meglio), e.. bè, per tutto il pesce.

E adesso via alla recensione del libro.




“L’Età Sottile” è un capolavoro. E fin qua, mi sembra quasi di ripetermi.
Parla di magia in modo realistico, coi piedi per terra.
E’ un po’ romanzo di formazione, un po’ manuale di magia, un po’ prova per i poco convinti e un po’ buon romanzo e basta, per gli scettici tanto scettici da non credere all’ovvio.
E’ il ritratto più accurato dell’adolescenza che io abbia mai visto. Meglio di qualsiasi trattato di insegnanti, filosofi, sociologi, moccia (e che te lo dico a fare).
Restituisce il giusto peso alle passioni, alle piccole cose che in quell’età sono grandi.
Non c’è nostalgia e non c’è nemmeno la voglia di tingere di epico qualcosa che epico non è.
Però c’è un grande insegnamento: la realtà, il mondo, la società… sono tutti concetti che non devi farti imporre. Li costruisci tu. E poco importa se ciò che usi per costruire il tuo mondo lo chiami studio, magia, farti il mazzo, intelletto, bicipiti.
Potranno avere tutto di te, potranno annichilirti, potranno imprigionarti in una grigia routine per il resto dei tuoi giorni, ma non farti mai rubare la poesia, l’immaginazione, la capacità di vedere, di creare bellezza.
Il mondo è come lo vedi, e sei tu a decidere come vederlo. Questa è la più grande delle magie.
Poi se vuoi puoi lavorare sull’Avada Kedavra.
Il libro ha circa quattrocento pagine, che leggi in quattro minuti, perché la favella di Francesco è qualcosa che può facilmente essere più coinvolgente del sesso (non il sesso con la mia fidanzata, il sesso in senso lato) e ti ritrovi a volerne ancora poco dopo che Amazon te l’ha fatto arrivare.
Francesco sarebbe da mandare a fare un master da George R.R. Martin, così magari ci caccia la saga pluridecennale e difficilmente ti lascia a secco!
“L’Età Sottile” si fa leggere con l’adrenalina in circolo: provi a livello fisico sensazioni forti di ansia, mancanza del fiato, stanchezza, come dopo una corsa.
Sarà perché l’ho letto in corsa contro il tempo prima degli esami universitari.
“L’Età Sottile” è la più bella cosa che vi possa capitare di leggere quest’anno.
Senza dubbio poi è la miglior cosa ITALIANA che vi possa capitare di leggere quest’anno.
E anche solo per questo merita di essere comprato, un po’ come tutti gli altri libri di Francesco.
Leggetelo.
Non dormirete più alla stessa maniera.


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