venerdì 7 giugno 2013

Long Wei 1 - la recensione


Long Wei è un fumetto italiano in cui un attore fallito del cinema di arti marziali cinese si trasferisce a Milano.
E' coraggioso e atipico per tanti motivi: è un bonellide, ma è partito subito con blog dedicato, pagina facebook, pagina twitter e una campagna di pubblicità virale fatta di video semiseri girati dagli autori stessi.
Non parla di cowboy nè di roba paranormale.
Parla di arti marziali, e ne parla come potrebbe parlarne un film di quelli in cui Long Wei stesso fa la comparsa: questo di sicuro lo rende appetibile a tanti palati, tra cui, immagino, anche quelli di gente che il mondo del fumetto non lo bazzica abitualmente.
E' un azzardo questo fumetto, perchè rispetto al fumetto tradizionale italiano è qualcosa di atipico, e perchè nasce in tempi di recessione, in cui nessuno osa, nessuno si butta e la fantasia sta morendo.
Con Long Wei della gente si è buttata, e scrivo questa recensione sperando che si diffonda, affinchè tipo stage diving, il loro tuffo non sia nel vuoto, ma incontri le mani di tanta gente che sostenga.
Si vede che c'è della documentazione e tanta cura in questo fumetto: i caratteri cinesi sono tutti corretti (lo specifico perchè ad esempio li ho visti sbagliati addirittura in Batman. E l'editor in cheif della DC è un coreano, quindi un minimo di caratteri dovrebbe averli visti..); le sequenze di arti marziali sono pulite, comprensibili e fedeli a come sarebbero nella realtà.
Il disegno in generale è un po' sporco e impreciso, complice forse una carta che assorbe troppo, ma risulta godibilissimo.
La storia piace, è molto classica e si concluderà in 12 numeri, quindi ti mette voglia di vedere come va a finire, anche visto e considerato che la spesa non sarà eccessiva e che si sa già che finirà e quando finirà.

Questa non è solo una recensione... è più un consiglio di acquisto. Molto caldo.
Perchè pur essendo Long Wei un fumetto assolutamente nella media, niente di più, niente di meno, che trova il suo pro più consistente dello straniamento che si crea accostando le battaglie dei film cinesi all'ambientazione quasi familiare di Milano; ha qualcosa che lo rende speciale.
E questo qualcosa è quello che ha dietro.
Long Wei potrebbe essere un punto di svolta nell'editoria del fumetto italiano: la Bonelli vende sempre molto bene, ma per via della crisi e di (a quanto dicono) cali qualitativi nelle storie, vende meno.
Chi non è Bonelli invece apparentemente non vende niente.
Tanta gente (e mi ci metto dentro anche io) si lamenta di come i fumetti italiani godano di scarsa varietà nelle tematiche: paranormale, cowboy e conseguenti sfumature.
Long Wei è qualcosa di nuovo, di bello, se vogliamo anche di esportabile.
Potrebbe vendere, perchè incontrerebbe i gusti favorevoli di tanta gente, ma i distributori contribuiscono a tagliargli le gambe, tanto che sul blog gli stessi autori hanno invitato chiunque lo volesse a tampinare gli edicolanti in modo che a loro volta gli edicolanti tampinassero i distributori per far arrivare il fumetto laddove non è arrivato.
Comprare Long Wei ha una valenza tutta particolare: potrebbe essere il primo, piccolo passo per risanare un mondo, quello del fumetto italiano non Bonelli, che altrimenti si avvierebbe a finire, potrebbe essere un modo per mettersi contro i distributori e dimostrare che l'ultima parola è sempre del lettore, e potrebbe essere un buon incentivo agli autori italiani per fare sempre meglio e sperimentare qualcosa di nuovo invece di appiattirsi progressivamente verso western e paranormale.

Costa 3 euro. Non è tanto. Io l'ho preso, l'ho letto, mi ha divertito e non me ne sono pentito.
Piuttosto che darli a uno zingaro su un treno, compratevi sto fumetto.

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