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La classe di questa copertina di edizione giapponese mi ha catturato! |
Premetto che la traduzione italiana di questo libro è
piuttosto ostica da reperire, sebbene abbastanza recente, pertanto chi volesse
leggerlo è pregato di farmelo presente sulla pagina Facebook di Pop Zuihitsu e
io mi adopererò per… come dire… renderlo reperibile ;)
Kokoro, in italiano “Il cuore delle cose” è un romanzo di Natsume Soseki, scritto nel 1914 e tradotto in Italia per i tipi Neri Pozza nel 2001 –ma questo non è importante perché la pessima politica editoriale tenuta nei confronti di questo romanzo lo ha reso introvabile nel giro di una decina d’anni-.
Natsume Soseki è stato a mio parere un personaggio formidabile per la sua capacità di interpretare nel modo migliore il dissidio proprio dell’uomo Meiji tra tradizione e modernità, tra letteratura nipponica e spunti europei.
Il personaggio Soseki meriterebbe un post a sé.
Ma parliamo di questo romanzo, una delle ultime opere dell’autore, che si configura come la descrizione del rapporto tra due personaggi senza nome, un giovane e un uomo avanti con l’età, che viene chiamato “sensei”, maestro.
L’opera è divisa in tre sezioni e senza svelare più di tanto della trama si può dire che il significato stesso della narrazione sia condensato nel significante, ovvero nella particolare struttura con cui il romanzo ci viene presentato.
Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la profondità e l’accuratezza dell’analisi psicologica dei personaggi, attraverso la quale Soseki tocca i temi dell’individualismo e del nazionalismo, decisamente scottanti e di attualità all’epoca in cui il romanzo è stato scritto.
Come nella pittura in stile mokkotsu (senza i contorni, definita solo dai colori) i personaggi non hanno bisogno di nomi, ma sono perfettamente definiti dalle loro personalità e dai loro caratteri, e la narrazione procede tenue e con un ritmo pacato.
In molti citano questa come frase simbolo del romanzo:
“La solitudine è il prezzo che dobbiamo pagare per essere nati in questa epoca moderna, così piena di libertà, indipendenza, ed egoistica affermazione individuale.”
frase che tra l’altro si riconduce a 私の個人主義 (“Il mio individualismo”), saggio di Soseki pubblicato anch’esso nel 1914.
Io però sono stato colpito da molte altre frasi, e non necessariamente perché rappresentassero il senso del romanzo, alcune delle quali vorrei riportare qui:
“In quel periodo, più che soffrire del fatto di non avere preoccupazioni, mi annoiavo.”
“Io mi agitai pazzamente, al largo, muovendo i muscoli in piena libertà e completa estasi. Il maestro smise di muovere le braccia e le gambe, e si stese supino sulle onde. Io lo imitai. Il colore celeste del cielo mi calò sul viso, come a trafiggermi gli occhi. Mi uscì un grido: ‘Che bello!’ ”
“Era una di quelle belle giornate nelle quali si ha la sensazione che il cielo limpido penetri nel corpo.”
Spero di avervi incuriosito a dovere nei confronti di questo piccolo grande capolavoro.
E presto seguirà una bella recensione sul classico della letteratura giapponese per eccellenza, il Genji Monogatari, che è uno dei miei libri preferiti di sempre e che può vantare da poche settimane una specialissima edizione deluxe solo per l’Italia, con una nuova traduzione direttamente dal giapponese classico, l’integrazione di capitoli precedentemente tagliati e la ricongiunzione di quelle che nel nostro Paese erano state presentate come due parti distinte ed editate –male- da due differenti case editrici.
A presto quindi per questa rubrica di consigli letterari!
Kokoro, in italiano “Il cuore delle cose” è un romanzo di Natsume Soseki, scritto nel 1914 e tradotto in Italia per i tipi Neri Pozza nel 2001 –ma questo non è importante perché la pessima politica editoriale tenuta nei confronti di questo romanzo lo ha reso introvabile nel giro di una decina d’anni-.
Natsume Soseki è stato a mio parere un personaggio formidabile per la sua capacità di interpretare nel modo migliore il dissidio proprio dell’uomo Meiji tra tradizione e modernità, tra letteratura nipponica e spunti europei.
Il personaggio Soseki meriterebbe un post a sé.
Ma parliamo di questo romanzo, una delle ultime opere dell’autore, che si configura come la descrizione del rapporto tra due personaggi senza nome, un giovane e un uomo avanti con l’età, che viene chiamato “sensei”, maestro.
L’opera è divisa in tre sezioni e senza svelare più di tanto della trama si può dire che il significato stesso della narrazione sia condensato nel significante, ovvero nella particolare struttura con cui il romanzo ci viene presentato.
Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la profondità e l’accuratezza dell’analisi psicologica dei personaggi, attraverso la quale Soseki tocca i temi dell’individualismo e del nazionalismo, decisamente scottanti e di attualità all’epoca in cui il romanzo è stato scritto.
Come nella pittura in stile mokkotsu (senza i contorni, definita solo dai colori) i personaggi non hanno bisogno di nomi, ma sono perfettamente definiti dalle loro personalità e dai loro caratteri, e la narrazione procede tenue e con un ritmo pacato.
In molti citano questa come frase simbolo del romanzo:
“La solitudine è il prezzo che dobbiamo pagare per essere nati in questa epoca moderna, così piena di libertà, indipendenza, ed egoistica affermazione individuale.”
frase che tra l’altro si riconduce a 私の個人主義 (“Il mio individualismo”), saggio di Soseki pubblicato anch’esso nel 1914.
Io però sono stato colpito da molte altre frasi, e non necessariamente perché rappresentassero il senso del romanzo, alcune delle quali vorrei riportare qui:
“In quel periodo, più che soffrire del fatto di non avere preoccupazioni, mi annoiavo.”
“Io mi agitai pazzamente, al largo, muovendo i muscoli in piena libertà e completa estasi. Il maestro smise di muovere le braccia e le gambe, e si stese supino sulle onde. Io lo imitai. Il colore celeste del cielo mi calò sul viso, come a trafiggermi gli occhi. Mi uscì un grido: ‘Che bello!’ ”
“Era una di quelle belle giornate nelle quali si ha la sensazione che il cielo limpido penetri nel corpo.”
Spero di avervi incuriosito a dovere nei confronti di questo piccolo grande capolavoro.
E presto seguirà una bella recensione sul classico della letteratura giapponese per eccellenza, il Genji Monogatari, che è uno dei miei libri preferiti di sempre e che può vantare da poche settimane una specialissima edizione deluxe solo per l’Italia, con una nuova traduzione direttamente dal giapponese classico, l’integrazione di capitoli precedentemente tagliati e la ricongiunzione di quelle che nel nostro Paese erano state presentate come due parti distinte ed editate –male- da due differenti case editrici.
A presto quindi per questa rubrica di consigli letterari!
Scusa ma non ti sembra tradotto male?
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