sabato 12 maggio 2012

Capitano, mio capitano


Ora sono al cinema e i Vendicatori li conoscono tutti, ma per forza di cose li conoscono per come sono al cinema.
E il buon vecchio Capitan America al cinema ci fa la figura dell’inutile imbranato con la tutina a detta di tutti. A detta di tutti tutti, anche di Chris Evans, l’attore che l’ha impersonato.
Quindi ora il pubblico medio conosce il Capitano come una presenza inutile, e al pubblico anti-Bush gli sta sul cazzo perché l’America è imperialista.
Io però in Cap vedo altro. E voglio rendervene partecipi.
Sarà che ho conosciuto Cap in maniera approfondita durante il periodo di Civil War, sarà che mi ha colpito tanto che mi sono andato a recuperare una vagonata di storie classiche, sarà che non leggo i fumetti pensando a Berlusconi e Bersani, sarà quel che sarà, a me il soldato Steve Rogers mi ha conquistato da subito (che non si dice a me mi, ma però…).
Quello che mi piace di lui è il suo essere un SIMBOLO, il suo rappresentare qualcosa, dei valori, degli ideali, una morale. Il Capitano E’ ciò che difende, lui E’ l’America. E questa caratteristica peculiare, difficilissima da gestire se sei uno sceneggiatore, ce l’hanno in pochi tra i supereroi, forse solo lui e Superman. Personaggi così potenti da influenzare il mondo anche al di fuori della carta stampata.
Prima ancora che in Civil War conobbi il Capitano nella linea Ultimate, ovvero un universo narrativo alternativo a quello originale, col quale la Marvel si proponeva di rendere le storie più moderne e vicine alla sensibilità dei giovani dei 2000 svincolandosi dalla continuity.
Ultimates (la testata dei Vendicatori di quella linea narrativa) fu qualcosa di sublime perché Millar ebbe questa trovata geniale di calare gli Avengers da un contesto supereroistico a un contesto molto reale e concreto come quello della difesa della nazione e della lotta al terrorismo. Le prime storie si basano tutte sull’ambiguità della politica di Nick Fury (ispirato nei disegni, quasi come fosse stato un invito, al Samuel L. Jackson che lo interpreterà nei film anni dopo) che non si capisce bene se voglia impiegarli come supersoldati in una guerra contro il terrorismo islamico o usarli per difendere New York da supercriminali e minacce varie. Molto del film The Avengers si ispira a questo ciclo di storie e Whedon non poteva scegliere di meglio!
Il Capitano in quel contesto (oltre ad essere decisamente più potente rispetto a come l’hanno calibrato al cinema) si ritrova a incarnare i valori di una nazione che durante la sua assenza è cambiata radicalmente e dal punto di vista psicologico è interessante il suo essere a metà tra il Soldato che si sente in dovere di eseguire gli ordini e quindi di proteggere l’America, qualunque cosa essa sia, e l’Uomo che preferirebbe seguire la sua strada e fare una bandiera della sua integrità morale, più propenso a dare il buon esempio che ad amalgamarsi nel sistema corrotto.
Dal punto di vista dell’azione invece non ha niente da invidiare ai compagni tonanti e ferrovestiti, che a mio parere nel film sono stati gestiti come troppo potenti rispetto a un capitano troppo debole. Cosa che non ha inficiato comunque lo status di capolavoro del film (che tra l’altro è il mio action preferito di tutti i tempi).
Civil War invece è una delle storie Marvel più interessanti di tutti i tempi e anche qua ritroviamo questa impronta che vuole calzare i superproblemi dei supereroi ai problemi forse meno super dell’America del nostro tempo.
Ci sono sempre più supereroi in circolazione, e un gruppo di giovani mutanti mentre stanno girando un reality sulla lotta contro il crimine fanno saltare in aria una scuola con i bambini dentro.
La catastrofe ha un impatto enorme sull’opinione pubblica e il governo comincia a elaborare l’idea di questo atto di registrazione per superumani, che comporterebbe che ogni singolo umano con poteri debba essere schedato dal governo per questioni di sicurezza. Molti supereroi però hanno un’identità segreta che sarebbe un problema se venisse a galla e quindi queste circostanze dividono in due il mondo dei supereroi in pro e contro l’atto di registrazione. È l’apocalisse. I Fantastici Quattro si sfaldano per le divergenze, Spider Man fa il voltagabbana e ci guadagna solo un costume mediamente indecente (ah, Spiderman si smaschera davanti a tutti e questa cosa è uscita sui telegiornali di tutto il mondo) e New York diventa un campo di battaglia tra superumani pro governo e superumani rivoluzionari.
Alla guida della fazione governativa troviamo Iron Man nella parte di un fastidioso politicante alla BerlusBush mentre a capitanare i rivoluzionari, chi potevamo trovarci se non IL Capitano in persona?
E la cosa ha fatto scalpore proprio perché Capitan America si mette contro l’America, proprio perché non riconosce più i suoi valori e l’uomo prevarica sul soldato. Che ciò tappi la bocca a tutti quelli che “l’America è imperialista, Capitan America fa le guerre per il petrolio, porto la kefiah, occupo Wall Street”.
La storia di Civil War finisce che (spoiler)
dopo dure battaglie (in cui prende a cazzotti Iron Man. Con tutta l’armatura. E gli fa male. Ecco la sua forza. Non come nel film) il Capitano si lascia arrestare nonostante stesse vincendo perché si rende conto che il gioco non vale la candela e che volendo essere integerrimo fino all’ultimo opta per la resa piuttosto che per la devastazione che la guerra stava creando.
Sta salendo in manette le scale del tribunale per farsi regolarmente processare di fronte a una folla sconfinata di persone quando un cecchino gli spasa e lo fa secco.
Che poi torni in vita perché le vie di Stan Lee sono infinite questo è un altro discorso.
Ma tutta questa pappardella ci tenevo a sciorinarla perché discutendo di Avengers ho trovato che si è diffusa questa idea dell’inettitudine del Capitano che mi ha disturbato.
Mi dispiace vedere uno dei più bei supereroi della storia della nona arte banalizzato anche dal bimbominchia che al cinema ci è capitato per caso.
Perché il Capitano non è soltanto un supereroe, non è soltanto uno che mena le mani. Il Capitano è l’incarnazione dei valori supremi dell’EROE, e un personaggio che usa la testa, prima di usare le mani.
E poi volete mettere la figata che come arma usa uno scudo, ovvero la dichiarazione d’intenti che predilige la difesa all’attacco; le storie in cui combatte contro i nazi.. ma vi rendete conto la figata di vedere questo super soldato  che in barba a tutte le regole della normalità della guerra prende a calci nel culo tutto il terzo reich soldato per soldato sopravvivendo sempre perché la giustizia trionfi?
Capitan America è l’emblema dell’impegno, dei sogni, della devozione alla causa, e insegna che anche il piccolo se insegue i suoi sogni con impegno e dedizione li può realizzare alla grande.
Il Capitano non morirà mai, finchè il mondo avrà ancora bisogno di eroi!
E con l’augurio che nel prossimo film i poteri di un po’ tutti quanti vengano bilanciati se possibile ancora meglio (perché già rasentavano il perfetto ma Cap…)…
VENDICATORI UNITI!



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