sabato 26 maggio 2012

E-Reading parte 2: Last but not least, LIBRI

LOVE



Ho già parlato di quanto il Kindle sia AWSOME qui.
Ma mi sono laciato il meglio per la fine, e quindi eccomi qui a parlare di quello per cui il Kindle l’hanno inventato: i libri.
Il discorso che andrà a parare a quanto il Kindle sia l’affare tecnologico più fantastico, importante e rivoluzionario da quando l’uomo inventò la tecnologia lo prendo alla lontana.
Ho sempre amato le librerie.
Le ho sempre amate perché ho sempre amato i libri e la letteratura.
Ho sempre amato passarci del tempo, un po’ per quella sensazione di accogliente calore che mi danno la carta e il legno, un po’ per quel senso di vertigine che ti dà il trovarti in mezzo a tanta cultura e tante pagine prodotte dalle menti più geniali del pianeta.
Ma da un po’ di anni a questa parte, ovvero da quando ho iniziato a sviluppare una mia coscienza critica, ho cominciato a rendermi conto di uno spettro che si stava aggirando proprio nell’ambiente delle librerie, ovvero quella che io definisco la “letteratura dei cloni”.
Oggi più che mai infatti la letteratura è un business e si è inserita nei meccanismi della logica di consumo, per cui un libro, più che una storia da leggere e un cibo per mente e cuore è stato tramutato in un oggetto di desiderio, da possedere velocemente e passare subito a qualcos’altro.
In un momento in cui nel cinema c’è carenza di idee è nata questa prassi di “trarre” i film da qualcosa, e spesso si saccheggiano libri e fumetti.
E appunto, da quando i film dei libri sono diventati popolari, le librerie sono diventate dei posti monotoni, prevedibili e tedianti.
Andare in libreria (anche se magari non ci vai da mesi) non riserva più le sorprese che mi riservava da piccolo e la logica del “voglio comprarmi un libro---> vado in libreria e vedo cosa trovo di interessante” è morta a favore del “vado in libreria perché so cosa voglio” a causa della pubblicità e quindi è morta la logica dello stupore. E se vogliamo anche dell’originalità.
Fateci caso quando andate.

-Esce Harry Potter:
Le librerie sono invase da un sacco di libri di Harry Potter e di altri ragazzini maghi che vanno a scuola, o ragazzini che vanno a scuola e vivono avventure magiche senza essere maghi, o maghi che incontrano ragazzini e fanno cose magiche.

-Esce Il Codice Da Vinci:
Le librerie sono invase da un sacco di libri che la chiesa non ti farebbe mai leggere, o segreti del vaticano, o libri di revisionismo biblico, o vangeli apocrifi, o thriller/polizieschi in cui un detective/scrittore deve indagare su misteri che riconducono a “verità” scomode per papa e soci.


-Esce Eragon:
Le librerie sono invase da un sacco di libri fantasy di scrittori sedicen(ti)ni –come se il tratto distintivo di Eragon fosse ridotto solo all’età anagrafica dell’autore-, riproposte di vecchi fantasy d’autore scambiati dai più per cloni del più recente, spaghetti fantasy dalle trame che più scontate/copiate non si può, draghi, fate, nani, elfi et similia.

-Esce Twilight:
Le librerie sono invase da un sacco di libri con copertina (talvolta anche pagine) nera di creature dell’orrore che si innamorano della classica liceale americana, indirizzati alla classica liceale worldwide che ascolta pop rock, si trucca pesante e si sente incompresa.

-Esce Uomini che odiano le donne:
Le librerie sono invase da collane di gialli scandinavi. Perché a quanto pare se uno scandinavo scrive un bel libro giallo, automaticamente tutti gli scandinavi sono eccellenti giallisti e meritano di essere tradotti.

L’elenco potrebbe continuare all’infinito ma credo che abbia già sortito il suo effetto, ovvero di far dire a chi sta leggendo queste righe:
“CAZZO E’ VERO. NON CI AVEVO MAI PENSATO, EPPURE L’HO NOTATO!”
Al luogo “libreria” sta diventando sempre più facile attaccare l’aggettivo “solito”.
Le librerie stesse sono così disperate che si mettono a vendere anche cd, dvd, videogiochi e altri electronic devices a caso pur di sbarcare il lunario, e il tutto va a scapito dei libri.
E le politiche del mercato editoriale vanno a scapito della loro qualità.
Qui entra in gioco il Kindle.
Prima di parlarne in maniera approfondita però, arrivo al punto di questa prolissa introduzione:
Sul mio Kindle al momento ho una sessantina di libri.
Non ne ho pagato nessuno.
E non perché io abbia scaricato copie pirata, bensì perché ho legalmente scaricato tanti libri classici, svincolati dai diritti d’autore, a costo ZERO.
Con questo voglio dire che l’ultimo in ordine di tempo ma primo in ordine di importanza dei vantaggi che comporta l’esistenza del Kindle è il DARWINISMO LETTERARIO.
Ovvero la possibilità di scaricare i grandi capolavori della letteratura mondiale completamente gratis mi permette di non andare in libreria, leggere libri di qualità ELEVATISSIMA e uccidere il mercato delle copie becere delle opere (talvolta) becere.
Perché abbiate pazienza, ma se io posso leggere A Study in Scarlet di Sir Arthur Conan Doyle a costo zero, non ci vado a spendere minimo 10 euro in libreria, e nel contempo mi faccio un’idea di cosa è letteratura e cosa è buono per accendere il fuoco. E quando leggendo un libro ti viene questa sensazione che nei passati vent’anni hai letto spazzatura, o nulla, ti accorgi del senso della parola “classico”.
Passiamo alle ovvietà:
Piccolo, pesa poco, schermo opaco di qualità eccellente per una resa senza riflessi, batteria eterna, wi-fi, manca solo che ti taglia il cocomero a ferragosto.
Fine delle ovvietà.
Passiamo a qualche numero concreto, che così è più pratico:
Ho sempre quella sessantina di libri di cui sopra, sul mio Kindle. In media, un libro economico in libreria costa sui 10 euro. Dieci per sessanta a casa mia fa seicento, che è pari al totale di euro che mi sono risparmiato leggendo su Kindle. Una vacanza.
Sempre sessanta sono i libri sul mio Kindle (che nel frattempo non sono cambiati) e sessanta libri credetemi, non ve li portate in giro tanto alla leggera. Pesano parecchio sessanta libri. I miei invece pesano meno di un cellulare. Che te li porti comodamente nella vacanza che ti fai coi risparmi di tre righe fa.
Kindle ti risolve inoltre tutti i problemi inerenti a edizione e confezione di un libro: sbavature dell’inchiostro, pagine spiegazzate, rilegatura legnosa.
Con Kindle siete voi, le lettere e i vostri mondi immaginari. E basta.
E quando si tratta di girare le pagine lo fa senza praticamente alcun caricamento, forse in meno tempo di quanto si impieghi fisicamente a prendere una pagina con la mano e voltarla.
Kindle è di Amazon, che se veramente diventa (o è già diventata… mi dovrei informare in proposito) una casa editrice, taglierebbe i costi ai libri, e le gambe alle altre case editrici.
Immaginate una domenica piovosa che vedete la recensione di un bel libro da qualche parte: è domenica e i negozi sono chiusi, ma anche a voler uscire per cercarne uno aperto ti demotiva la pioggia.
Col Kindle basta attaccarsi a un wi-fi e hai il tuo libro in tempo reale.
E’ in lingua straniera? Tranqui, col Kindle basta portare il cursore vicino alla parola che non conosci e compare la definizione del dizionario.
Posto inoltre che Kindle costa 99 euro contro gli altri e-book reader che ne costano almeno 150 uno è invogliato di brutto a procurarsene uno.
COSA BUONA E GIUSTA.
Perché a mio parere il Kindle è l’affare tecnologico di importanza maggiore dall’invenzione del transistor. Per me solo il lettore Mp3 rivaleggia col Kindle perché mi piace la musica, ma mi rendo conto che mentre la musica è pura evasione, il libro è CULTURA, e Amazon Kindle ne rivoluziona il concetto.
Sia di libro che di cultura.
Migliorie possibili?
Kindle è perfetto e perfettibile al tempo stesso.
Pare che stiano facendo ricerche sulla tecnologia e-ink a colori… sarebbe bello, ma mi interessa relativamente poco.
Una miglioria che potrebbero implementare invece è la possibilità di scaricare gratuitamente i libri che già si hanno in formato cartaceo. A che serve, vi chiederete? Bè, immaginate di voler leggere Il Signore degli Anelli (che pesa parecchio e occupa spazio) in treno mentre tornate a casa. Con tutte quelle pagine, quel peso, quel volume, non sarebbe una manovra agevole. Con Kindle la diventerebbe.
Io per esempio ho varie edizioni del capolavoro di Tolkien, tra cui quella delux illustrata, che però è praticamente impossibile da leggere in un ambiente che non comprenda un tavolo, quattro mura, un tetto e magari un paio di guanti in lattice, così non lo sporchi, il tuo TESSOOOOOORO.
Avendolo già pagato decine di euro, mi farebbe comodo poter avere la controparte elettronica aggratise, visto che i miei soldi li ho già versati.
Mi è capitato altresì di voler leggere il terzo libro di 1Q84 di Murakami Haruki e di non averlo con me, ma pur avendolo già regolarmente comprato non ho potuto leggerlo perché avrei dovuto comprarlo una seconda volta.
Dato che la Marvel Comics in America sta tentando questa strategia di stampare un codice vicino al codice a barre del fumetto cartaceo, che permetta a chi lo acquista di scaricarsi gratis il rispettivo e-comic, mi piacerebbe che la pratica fosse estesa anche al mondo dell’editoria. Ci vorrebbero tempo e pazienza, ma conosco un sacco di gente che trarrebbe giovamento dalla cosa.
In culo agli I-pad, in culo agli I-qualsivogliacosa, in culo ai portatili, in culo agli smartphone. Kindle fa una cosa sola, ma la fa meglio di chiunque altro.
Fine di questa dichiarazione d’amore per Amazon Kindle!
Che bello essere nati in quest’epoca in cui la tecnologia riserva sorprese del genere.

2 commenti:

  1. Io, più che colori e controparti alle edizioni cartacee (idea pregevolissima, ma già così com'è c'è gente che cerca di affossarlo, il Kindle, e Amazon con lui... Invano, ma se lo fanno invano è perchè Amazon è abbastanza prudente da potersi permettere di saltare fuori con le innovazioni utili e belle senza morirne), farei (e anche questa è un'idea che verrebbe attaccata da ventordici milioni di persone all'istante) una tastiera flessibile (costano un cazzo, sono piccole ma abbastanza grandi da poterci scrivere comodamente come su quella del PC) collegabile a piacere al Kindle e un programma di elaborazione testi.
    E lì sì che è la fine.

    Ah, e dato che non sono contento se non rompo sempre il cazzo...

    "Per me solo il lettore Mp3 rivaleggia col Kindle perché mi piace la musica, ma mi rendo conto che mentre la musica è pura evasione, il libro è CULTURA."

    Come direbbe Luttazzi, cazzata o stronzata?

    La pura evasione separata dalla cultura, ok, lì sono in disaccordo sia in quanto antropologo che in quanto Daniel Travis; ma all'associare la musica con la pura evasione (non sia mai che una canzone faccia cultura) e i libri con la CULTURA (non sia mai che lo scopo di un'opera culturale sia la pura evasione...) scoppio in una grassa risata.

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  2. Ma che separazione senza senso è?

    Caparezza è pura evasione e non cultura? Mozart è pura evasione e non cultura? Capossela è pura evasione e non cultura?

    Alcuni dei libri più pregnanti degli ultimi secoli sono stati scritti con lo scopo di essere principalmente evasione (sì, io dico principalmente perchè la pura evasione, come la pura cultura, non esiste e non è mai esistita).

    A questo punto mi piacerebbe conoscere la tua definizione di cultura... Anzi, di CULTURA. Anzi, entrambe.

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