lunedì 4 febbraio 2013

L'uomo coi pugni di ferro - la recensione



Un signor film.
Tasso di tamarraggine: quello che ti si ferma di fianco al semaforo con i finestrini aperti e la musica a palla guardandoti con aria di sfida.
Tarantino non c'entra niente e c'entra tutto.
Non c'entra niente perchè non fa nè il produttore nè il regista nè la comparsata, a meno che non si sia travestito gran bene da cinese e io vista l'ora non me ne sono accorto, quel vecchio marpione. C'entra tutto perchè RZA ha adottato la tecnica di Tarantino e pure un po' le tematiche del regista e si è lanciato in una sua digressione personale sulla Cina classica.
Film notevole per diversi aspetti, primo tra tutti il fatto che il regista e ideatore della storia sia il rapper RZA dei Wu Tang Clan.
Secondo poi, perchè è uno dei pochi film originali per il cinema, non tratti da altro.
Terzo, perchè un film originale fatto bene lo doveva fare un rapper lo doveva fare, mica il regista famoso di turno (sottintendo un gioviale e nipponico baffankyuro ai vari Nolan, Cameron, Bay, Abrams).
RZA, vai e insegna agli angeli come fare il cinema.
La trama praticamente parla di...
Cast di attoroni: RZA nella parte di un fabbro negro nella Cina classica e nessuno si stupisce del perchè (che magari pensano che stando tanto a contatto con una fornace si diventi scuri).
Lucy Liu che fa la mignotta (tanto per cambiare. Si commentava ieri sera che con una certa sicurezza uno può affermare di ogni film, che c'è Lucy Liu che fa la mignotta e muore male. Spreco di fica asiatica ormai attempata).
Bautista il wrestler, del clan della tigre ("che lotta contro il male!"), che pratica un kung fu un po' legnoso e con le supplex, tutti lo scambiano per un cinese non so se per la stazza o per i tipici lineamenti fini da pittore di corte, e lui all'occorrenza diventa tutto di ferro. E, highlight del film, quando pompa i pettorali si sente rumore di sferragliamento. E lo spacchio scorre a fiumi.
Quella che fa ChiChi nell'aborto di Dragon Ball qua fa la mignotta. E io mi sono chiesto con rammarico perchè se tre quarti di questo film sono ambientati in un bordello non si veda neanche una tetta.
Poi c'è Russel Crowe nella parte del personaggio figo-Wolf-risolvo-problemi, che scopa come un coniglietto per tutto il tempo in cui non uccide la gente con il suo coltello rotante che spara shuriken e proiettili. Roba che ti vien voglia di cambiare la tua professione su facebook e metterci "da grande vorrei fare il Russel Crowe in questo film".
Insomma L'Uomo coi pugni di ferro ha di Tarantino la proverbiale spremuta di cultura pop: è un'accozzaglia di generi e stilemi disparati e trash rimescolati con sapienza per fare un film che piace.
E' la versione riuscita del tentativo miseramente fallito di quel poveretto di cui ho rimosso pure il nome che ha fatto Sucker Punch.
E' un sentito omaggio al cinema di arti marziali di Hong Kong (parlo come se a Hong Kong facessero altro cinema... me la immagino la storia d'amore del cinema di Hong Kong: due innamorati cinesi si baciano e volano sui tetti), ma anche al wrestling, allo splatter, al film di mafia, al rap di cui è composta tutta la colonna sonora, e all'intercultura nel senso migliore del termine. Ovvero di una cultura che entra dentro l'altra. Ovvero di Russel inglesecinico Crowe e R pugninellemani ZA che entrano nelle varie madame bocciolo.

Con i cammeo di:



Il maestro Splinter prima del fattaccio


la Perla Nera


Kung Fu Panda


Django


Il Genio delle Tartarughe



E non perdete il sequel: "Il coccodrillo come fa" (chi ha visto il film la capisce, chi no, si fotte)


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