giovedì 12 aprile 2012

Sensazioni Bellissime

"è una sensazione bellissima"

È un momento della mia vita che rifletto di continuo sulla solitudine.
Nel frattempo mi sono accadute delle cose belle e degne di nota, e c’era l’idea di scriverci qualcosa sopra, ma non sapevo bene come impostare il pezzo…
Ho pensato a qualcosa di commemorativo per il terremoto dell’Aquila, che sono già 3 anni, ma di quello forse parlerò poi.
Ho pensato a mettere gli eventi sotto forma di storia, ma ho scartato l’idea perché qualcosa della concretezza e della realtà del tutto si sarebbe perso per la via.
E quindi fondamentalmente ho deciso di partire dalle mie riflessioni personali su come conduco la vita.
Che nell’ultimo periodo consistono fondamentalmente nell’assunto che mi converrebbe abituarmi a stare solo per via della vita on the road che conduco.
Tutta una serie di pensieri depressivi e sconsolati che non mi capitava di pensare da anni e che mi trovo stupito persino io a concepire.
L’idea è che essendo sempre in viaggio, le mie relazioni interpersonali risentano della mia continua assenza, e che quindi pur essendo circondato da mille persone di mille tipi diversi, avere degli amici è difficile, perché io passando e andando via sono nient’altro che una parentesi nelle vite degli altri, che si apre e si chiude per una settimana, un mese, mai di più.
E la mia mente sta formulando tesi del genere con un’energia piuttosto fuori del comune.
La razionalità ovviamente, mentre costruisco castelli del genere, è altrove. E da quell’altrove mi suggerisce che sto costruendo pile di merda più che castelli; e lo fa riportandomi alla mente episodi, cose e persone che smontano alla base questa mia teoria.
Parecchi stralci di vita sono di Venezia, i ricordi di due persone molto importanti sono a Piacenza, ma quello di cui parlo ora è a Bussi.
La pasquetta come l’ho passata con quei ragazzi è stata una cosa meravigliosa.
Ricevere il messaggio in cui ti domandano se sei della partita mentre stai pulendo casa a Venezia, come se si congiungessero due pianeti agli estremi di una galassia, sapere che sei nella loro mente come loro sono nella tua.
Arrivare a Bussi e farsi trascinare dalle onde dell’entusiasmo dei ragazzi per andare a fare la spesa della scampagnata.
L’organizzazione problematica e gli immancabili disguidi.
Insomma ti senti parte di un tutto, ti sembra di non essertene mai andato, in fin dei conti.
 E poi c’è quel momento, in cui in quattro pisciamo dal terrazzo panoramico di una casa terremotata, giù in strada, con a destra le montagne innevate, a sinistra il paese che discende la collina e tutto intorno a noi la pioggia.
“è una sensazione bellissima” se ne esce uno, e un coro di risate attraversa la notte.
E poi ancora, ridere di me che mi addormento ubriaco abbracciando un secchio nella vana attesa di vomitare, sparare cazzate davanti al fuoco, in una casa senza acqua né luce né gas.
E avevano ragione: è proprio una sensazione bellissima.
È una sensazione bellissima, per me che se mi chiedono da dove vengo è un problema rispondere, sentirsi a casa, a contatto con le proprie radici, pur sapendo che di lì a due giorni dovrai ripartire per un’altra casa, e due giorni dopo per un’altra ancora.
È una sensazione fottutamente bellissima scoprire che nonostante io sia negato a mantenermi in contatto con le persone lontane, loro mi pensino sempre e siano sempre contente di vedermi.
È una sensazione bellissima, portare nella mente la compagnia di qualcuno che è fisicamente lontano, sotto forma di ricordi.
Eppure come mai non riesco a fare a meno di pensare che devo imparare a stare completamente da solo senza mai affidarmi agli altri?

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