mercoledì 13 giugno 2012

Shadow of the Colossus 2: imparerai a odiare la telecamera

Il terzo colosso, mi ha fatto sudare sangue.

Colossi abbattuti: 3


Oggi parliamo in modo un po' più specifico di come atterrare queste montagne che camminano, e di quanto farlo sia epico.
Personalmente ho sempre avuto questa scimmia pesante per i boss di fine livello enormi. Anzi no, ENORMI.
Non so, ma mi piace vedere sullo schermo qualcosa dalla grandezza soverchiante che io devo piano piano demolire, tipo termiti di Tom e Jerry.
Motivo per cui mi piacciono cose come Metal Slug, Monster Hunter, Kingdom Hearts e simili.
Qui, dato che il fulcro del gioco sono i colossi, il concetto di meganemico è portato all'estremo.
Il momento in cui ci si trova di fronte al primo gigante del gioco lascia spiazzati, della serie "e mo che cazzo gli racconto?". Sembra quasi una cosa crudele, come se in un gioco normale, dopo cinque minuti di partita di cui tre di filmato si venisse scaraventati direttamente contro il boss finale.
Si è già detto che il nostro personaggio, Wanda (che in Giapponese si chiama Wanda e gli occidentali lo chiamano Wander ma Wanda è più bello. Ce non va letto Vanda ma Uanda) è armato di spadina, arco, mani e cavallo no?
E insomma, il nemico lo vedete.
Chiaro come il sole che l'arsenale in dotazione non vale un cazzo.
Il senso dell'intero gioco sta nel far valere qualcosa il nostro arsenale del cazzo, e qui ci vengono in aiuto le capacità atletiche di Wanda, sempre pronto ad arrampicarsi sui colossi e farsi sciusciare come una mosca tze tze.
Ogni colosso ha dei punti deboli.
Sta a noi trovarli e agire su quelli; come facciamo? Esattamente come abbiamo fatto per rintracciare la creatura, ovvero puntando la spada contro la pallida luce del sole e orientando il raggio riflesso finchè non ci rivelerà dove colpire. Molto spesso questi punti deboli si trovano a parecchi metri da terra, quindi dovremo aprirci una strada addosso al gigante, in modo da raggiungerli.
Diventerà essenziale studiare il comportamento del nemico e sfruttare a nostro vantaggio abitudini, movimenti e attacchi delle creature che ci troveremo ad affrontare di volta in volta.
Ogni colosso ha punti deboli diversi e diverse vie per raggiungerli, e questo ovviamente non può che giovare all'esperienza di gioco, scongiurando il pericolo ripetitività.
C'è quello che ha delle piante rampicanti su una caviglia, le quali possono essere sfruttate da scala, ce n'è un altro che bisogna farlo accasciare, sennò non ce la farai mai a prendere la corriera!
Ma c'è da contare che durante i nostri tentativi di scalata (che già scalare le cose ferme non è facilissimo), il colosso non se ne starà fermo a guardare: nella migliore delle ipotesi continuerà a muoversi per cazzi suoi, a meno che non gli diamo fastidio o non lo colpiamo, perchè allora comincerà a dimenarsi con l'intenzione di schiacciarci o farci cadere.
E qui imparerete ad odiare la telecamera, che si auto-posiziona con dei focus che se fosse una persona umana la prenderesti a pugni, e ti rendono difficili momenti in cui dovresti saltare da un braccio in movimento a una gamba in movimento.
Abbiamo un limite di tempo entro il quale Wanda si stanca di stare appeso e quindi cade: questo è un bel problema, e ci spingerà a calibrare bene i movimenti una volta sul colosso invogliandoci a compiere azioni celeri.
Alle volte invece sarà necessario interagire con l'ambiente circostante, come nel caso del colosso dell'immagine (che tra l'altro una voce dal cielo sostiene che "la sua armatura sembra leggera", che capisci che vorrebbe essere un indizio ma non capisci per fare cosa e poi sinceramente non ti sembra tanto leggera quella cazzo di armatura, che ha un pezzo della torre di un castello incastonato nel braccio) per riuscire ad aprirci la via della vittoria!
In definitiva l'approccio alla caccia dei giganti non è di tipo action "mi-lancio-contro-la-montagna-premendo-a-ripetizione-il-tasto-attacco-per-diversi-minuti-finchè-non-crolla", bensì è più improntato alla tattica e alla strategia. Come nelle battaglie di samurai, non ci si lancia all'attacco a cazzo di cane: si può stare anche dieci minuti fermi a studiarsi ma l'attacco risolutivo deve essere uno solo e bello mirato.
Come per Monster Hunter quindi, ci vuole pazienza: è con quella che si vince, non con una raffica di bottoncini pigiati.
Entro la prossima parte della recensione conto di aver sviscerato abbastanza storia da poter parlare di qualche interessante sviluppo.
Alla prossima^^

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