Nulla è come quell'ultima mazzata di spadone sul capoccione di un Rathalos.
Tu non sai che è l'ultima, ma a sorpresa compare la tanto agognata scritta Obiettivo Completato e il cuore ti sobbalza in petto.
E' da mezz'ora che cerchi, rincorri, schivi, rotei un enorme pezzo di acciaio e osso e stavi quasi pensando che quel dragone sputafuoco fosse immortale.
E mentre risuona il clangore metallico dell'armatura del tuo avatar, fuori dalla Psp risuonano le bestemmie e le imprecazioni contro il vermo, che proprio quando sei lì lì per metterlo nel sacco, prende il volo e non atterra finchè non sei deconcentrato.
C'è un momento, quando giochi a Monster Hunter, in cui la sospensione dell'incredulità diventa così potente che cominci a sentire l'avventura attraverso i pori della pelle del cacciatore al di là dello schermo.
Senti il vento, ti acceca la luce, cerchi rocce sotto le quali ripararti dalla pioggia battente.
Diventi un animale, aguzzi la vista, percepisci anche il minimo movimento e la più piccola macchia di colore nel sottobosco, che magari sono i funghi speciali che cercavi.
E quando arriva questo momento ti scopri capace di decifrare e anticipare i comportamenti degli enormi mostri del gioco come un naturalista che da anni studia gli animali: capisci che sono indeboliti dal loro affanno, dalle scalfiture nelle loro corazze, da come si trascinano in modo scomposto.
E sai che è il momento di infierire se li trovi che bevono da un ruscello.
C'è chi dice che il bello di Monster Hunter sia la compagnia.
Io l'ho sempre solo giocato in single player.
Questo alza la curva della difficoltà in maniera esponenziale e ne giova il realismo del gioco, per quanto realistiche possano essere delle sessioni di caccia al drago sputafuoco.
Se il bestione ti carica non ci sono santi, finisci male. Le scosse elettriche, i getti d'acqua a pressione, le meteore infuocate, gli artigli velenosi... devi stare attento a tutto, perchè senza perizia non sopravvivi.
E' così che Mon Han ti diventa un gioco di strategia piuttosto che un action adventure.
Quando sei da solo, a tu per tu con una natura mastodontica e selvaggia che ti prevarica e non manca mai di ricordarti ad ogni occasione qual'è il tuo posto nell'economia delle cose; quando ti trovi a dover sopravvivere in un ambiente ostile, come Bear Grylls ma con armi migliori.
Monster Hunter è vita rurale, avventura, tamarria.
Monster Hunter lo giochi col cuore, prima che con la testa e con le mani: è una macchina che regala piccole grandi emozioni ogni volta che riesci a scalare uno dei suoi ripidi e alti gradini.
Ora è anche in 3D, e non vedo l'ora di fiondarmi di nuovo all'avventura!
Tu non sai che è l'ultima, ma a sorpresa compare la tanto agognata scritta Obiettivo Completato e il cuore ti sobbalza in petto.
E' da mezz'ora che cerchi, rincorri, schivi, rotei un enorme pezzo di acciaio e osso e stavi quasi pensando che quel dragone sputafuoco fosse immortale.
E mentre risuona il clangore metallico dell'armatura del tuo avatar, fuori dalla Psp risuonano le bestemmie e le imprecazioni contro il vermo, che proprio quando sei lì lì per metterlo nel sacco, prende il volo e non atterra finchè non sei deconcentrato.
C'è un momento, quando giochi a Monster Hunter, in cui la sospensione dell'incredulità diventa così potente che cominci a sentire l'avventura attraverso i pori della pelle del cacciatore al di là dello schermo.
Senti il vento, ti acceca la luce, cerchi rocce sotto le quali ripararti dalla pioggia battente.
Diventi un animale, aguzzi la vista, percepisci anche il minimo movimento e la più piccola macchia di colore nel sottobosco, che magari sono i funghi speciali che cercavi.
E quando arriva questo momento ti scopri capace di decifrare e anticipare i comportamenti degli enormi mostri del gioco come un naturalista che da anni studia gli animali: capisci che sono indeboliti dal loro affanno, dalle scalfiture nelle loro corazze, da come si trascinano in modo scomposto.
E sai che è il momento di infierire se li trovi che bevono da un ruscello.
C'è chi dice che il bello di Monster Hunter sia la compagnia.
Io l'ho sempre solo giocato in single player.
Questo alza la curva della difficoltà in maniera esponenziale e ne giova il realismo del gioco, per quanto realistiche possano essere delle sessioni di caccia al drago sputafuoco.
Se il bestione ti carica non ci sono santi, finisci male. Le scosse elettriche, i getti d'acqua a pressione, le meteore infuocate, gli artigli velenosi... devi stare attento a tutto, perchè senza perizia non sopravvivi.
E' così che Mon Han ti diventa un gioco di strategia piuttosto che un action adventure.
Quando sei da solo, a tu per tu con una natura mastodontica e selvaggia che ti prevarica e non manca mai di ricordarti ad ogni occasione qual'è il tuo posto nell'economia delle cose; quando ti trovi a dover sopravvivere in un ambiente ostile, come Bear Grylls ma con armi migliori.
Monster Hunter è vita rurale, avventura, tamarria.
Monster Hunter lo giochi col cuore, prima che con la testa e con le mani: è una macchina che regala piccole grandi emozioni ogni volta che riesci a scalare uno dei suoi ripidi e alti gradini.
Ora è anche in 3D, e non vedo l'ora di fiondarmi di nuovo all'avventura!
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