mercoledì 24 aprile 2013
Il web che falsa la vista
Ascoltavo in tv Franco Di Mare nel suo programma, che parlava del web e delle sue ripercussioni nella vita politica ed economica di un Paese: un tweet con un falso allarme scuote Wall Street ecc.
Arrivano a parlare di Rodotà e salta fuori che lo avrebbero votato in 4000 e rotti.
Però sotto a (credo fosse) Montecitorio c'erano cartelloni con slogan tipo "l'Italia urla il nome di Rodotà".
Chi ha scritto questo striscione?
Uno che non ha mai masticato la matematica?
Un sordo-cieco?
Un affezionato spettatore di Mistero?
Oppure un abitante di Italia, paesino di 200 anime sulle montagne del Meridione?
Mi vengono in mente un paio di conversazioni in ambito fumettistico fatte con Cavernadiplatone e Roberto Recchioni.
Frequentando siti come Animeclick, quando ero più piccolo, ricordo con precisione questo sentimento che si poteva cambiare l'industria del fumetto: il web regalava la possibilità di comunicare da molto vicino con le case editrici, addirittura alcuni editori importanti li ritrovavi iscritti al sito; gli articoli facevano sempre centinaia di commenti; dal grafico dei fumetti acquistati saltavano fuori cifre considerevoli (all'epoca non facevo i conti coi continui aumenti di prezzo dei fumetti, quindi ingenuamente pensavo che il mercato navigasse in buone acque visto che ogni anno si spendevano più soldi).
Pensavo di essere in una comunità vasta e con potere di parola, in grado di cambiare tanto con relativamente poco in termini di sforzo.
Poi scopro che in realtà, per quanti fossimo potuti essere, eravamo pur sempre poche migliaia, e che in fin dei conti la casa editrice ci poteva tenere in considerazione, ma in effetti non contavamo poi molto.
Recchioni inoltre fornisce dei numeri, e così scopro con sconcerto come Tex venda in Italia più dei fumetti Marvel negli Stati Uniti, e che One Piece, che in Giappone vende milioni di copie per ogni numero, qua da noi viaggia nell'ordine delle migliaia, ed è il manga più venduto.
Ugualmente mi viene da pensare a Facebook e alla gente (lo ammetto, me compreso) che più di una volta si esprime in termini di "tutto il mondo pensa la tot cosa" riferendosi alla serie di stati che gli compaiono sulla bacheca.
Niente di più opinabile, invero.
Perchè se è vero che gli amici in un certo qual modo te li scegli, è facile che tu te li scelga in base alle affinità che hanno con te; allo stesso modo le pagine a cui accordi il "mi piace" sono, ma guarda un po', pagine che ti piacciono, che condividi.
Se si volesse utilizzare Facebook come un giornale quotidiano, sarebbe un giornale quotidiano fai da te, di parte. Quale parte?
Ma la tua, ovvio. Sarebbe come, partendo da una rassegna stampa, scegliere e assemblare in una testata solo gli articoli di proprio gradimento.
Es: su Facebook ho un sacco di amici dei centri sociali (no, veramente no. Ma è un esempio). Gli amici dei centri sociali inneggiano perennemente alle canne e alla rivolta contro boh-non-lo-sanno-neanche-loro.
Ora immaginate (e non è difficile) partendo da questi presupposti, che io vada in giro a dire che in Italia mezzo mondo vuole la maria libera ed è pronto alla rivoluzione che la Siria je fa na pippa.
Traete conclusioni.
MA ATTENZIONE, perchè la dimensione mondiale e onnicomprensiva del web inculca nell'inconscio degli utenti, l'idea che Internet coincida col mondo.
Vero a metà.
Internet 2.0 è ricalcato attorno al singolo.
I social network incarnano il mondo del singolo, non il mondo pianeta.
Ma l'idea che nulla è sbagliato, tutto è lecito e si può parlare senza dati alla mano pur sentendosi legittimati perchè internet è il mondo, è pericolosa: sta infatti nascendo una nuova generazione di integralisti del transistor col paraocchi, che portano avanti la loro cibernetica crociata della compagnia del baretto pensando di guidare le folle mondiali.
Il vero pericolo di internet secondo me è proprio questo: dà possibilità di parola a chiunque (ma proprio chiunque... Matteo Montesi e Giuseppe Simone dicono niente?!) e crea miopi dittatorucoli di quartiere che rinchiusi nei loro circolini pensano di parlare per bocca del mondo.
Bisognerebbe che un po' di gente leggesse il Sutra del Loto...
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