martedì 29 gennaio 2013

One Piece

Realizzo solo adesso che non ho ancora mai parlato di One Piece e decido di rimediare con una cosina che ho scritto ieri sull'onda dell'entusiasmo!
One Piece è il manga più bello di sempre.
Ci sono tanti motivi per cui uno potrebbe dire di no, ma a conti fatti, parte semplice e si mantiene sempre sul semplice, salvo poi d'ogni tanto infilarti qua e là, infingardo, qualuno dei grandi temi della vita, e bastano poche vignette per farti riflettere su sogni, politica, razzismo, storia, guerra, droga, schiavitù, libertà, amicizia e rapporti umani più in generale.
E dire che poi per me il punto di forza vero e proprio di One Piece non sono neanche le storie o i personaggi, quanto le ambientazioni, le immagini come questi frontespizi che sono talmente evocative che stai ore a guardarle e hai la sensazione che siano eterne, monumentali e che davvero fuori da quell'inquadratura ci sia un mondo grande e complesso che si muove secondo regole sue; e poi il sapore di Avventura con la A maiuscola, di Sogno, insomma quelle isole, quelle musiche che da quando ero piccolo hanno contribuito a formare i miei mondi immaginari.
Quando perdi fiducia nell'umanità e cominci a odiare le persone, due sono le cose che ti salvano dall'oscurità sopita nell'animo umano: Doctor Who e One Piece, che come riescono loro a farti credere nella forza del cuore delle persone nessuno mai.
Mi rendo conto anche che non ho mai parlato manco del Doctor Who, se non indirettamente.
E' sempre così: facile parlare delle cose che capitano, sull'onda dell'entusiasmo. Un po' meno facile è confrontarsi in modo diretto con un capolavoro ed essere abbastanza bravi da riuscire a rendere l'idea di quanto un capolavoro sia capolavoro in modo che il lettore capisca...
Prima o dopo parlerò anche del Dottore!


Una riflessione sui videogiochi


Ieri Roberto Recchioni faceva notare QUESTO articolo di Aldo Cazzullo.
Aldo Cazzullo non mi è nuovo... credo di averlo sentito parlare dell'Unità d'Italia in tv qualche volta.
Scrive sui videogiochi un trafiletto pieno di banalità e luoghi comuni che lascia intendere che non sia pratico dell'argomento e che dia una sua opinione da non addetto ai lavori.
La gente gli si scatena contro dandogli dell'ignorante, sfottendolo e accusandolo anche di non essere un buon genitore (e addirittura che i suoi genitori non siano stati buoni genitori con lui).
Non voglio dire che atteggiamenti del genere danno ragione a Cazzullo (perchè comunque non ha ragione) ma che diamine, cara comunità dei videogiocatori nella quale mi inserisco anche io, così prestate il fianco alle critiche, oh.
Parlo di questo articolo non tanto per demolirlo punto per punto, come hanno già fatto tante persone sicuramente anche meglio di come avrei potuto riuscirci io, ma piuttosto per riflettere su una sfaccettatura del problema che tanti non sembrano aver colto, ovvero:
DA DOVE NASCE L'IDEA CHE UN VIDEOGIOCO DEBBA ESSERE PER FORZA EDUCATIVO?
Io per esempio non ho mai pensato a un videogioco in termini di educazione o conseguentemente di diseducazione.
Da buon figlio di maestra come sono, ho sempre pensato che la sfera dell'educazione fosse appannaggio dei genitori e la sfera dell'istruzione fosse appannaggio della scuola.
Da un videogioco, che fa parte del momento dello svago, non mi aspetto nè l'una nè l'altra cosa, ma pura e semplice evasione.
Per parlarne a cuore più leggero, togliamo per qualche riga il prefisso "video" alla parola "gioco" e traiamo qualche conclusione.
Quando il genitore porta il bimbo a giocare al campo giochi e lo vede dondolare sull'altalena o scendere dallo scivolo, non credo che pretenda che in tal modo il suo pargolo apprenda i misteri della vita o diventi un'educanda inglese o un gentiluomo nipponico. Semplicemente vede il proprio figlioletto giocare ed è contento se il piccolo è contento. Punto.
Nessuna connotazione etico-morale.
Per inciso, quando ero bambino io, durante i tanti pomeriggi passati a giocare al parco, tanto spesso con gli amichetti si fingeva di fare i Power Rangers o i cowboy e ci si "sparava" coi legnetti.
Ora.
Dove la vedete la differenza con un VIDEOgioco?
Come non mi aspetto che un mio ipotetico figlio impari l'educazione scorrazzando nel prato, non mi aspetto altresì che la impari davanti alla Playstation...
Giudicare il medium videogioco in termini di "educativo/diseducativo" sarebbe come pretendere di degustare un buon vino versandoselo in un orecchio.
E per giunta, se si facesse così, si dovrebbe tingere ogni aspetto del mondo in termini di educativo/diseducativo, quindi anche la tv, il cinema, lo sport, i libri, i fumetti ecc...
La verità è che se i giovani vengono su disadattati, la colpa non è dei videogiochi o di che altro, la colpa è dei genitori che non sono capaci di fornire ai figli gli strumenti adeguati per vivere in un mondo senza censure ed essere comunque in grado di decodificarlo autonomamente, scegliendo da soli cosa è buono e cosa no.
E questo tipo di genitori, posti di fronte ai propri fallimenti sono incapaci di ammettere le proprie colpe e cercano di scaricare le loro responsabilità sul feticcio davanti al quale hanno lasciato crescere i loro figli mentre erano impegnati a fare dell'altro.
E' ora che questo tipo di genitore la smetta di pretendere DALLE COSE che educhino il proprio figlio.
Nessuno l'ha fatto presente, ma quello di Cazzullo è l'atteggiamento dello struzzo che ficca la testa sotto terra e se non vede il problema allora vuol dire che il problema non c'è.
Mah...


Ps: noi della generazione dei giovani del 2000 ci spariamo in multiplayer su internet, loro della generazione dei nostri genitori si sparavano per la strada durante gli anni di piombo. Sono sempre meno convinto che gli adulti si possano permettere di parlare di noi giovani in termini negativi, visto il secolo che hanno vissuto e che hanno contribuito ad inscrivere nei libri di storia e visto il mondo che ci stanno lasciando in eredità...

domenica 27 gennaio 2013

E finisce anche Ultimate Spiderman Collection cum lacrimuccia


Questo giovedì se n'è andata pure la Ultimate Spider-Man Collection.
La cosa per me gode di un valore affettivo per diversi motivi, che cercherò in questa sede di elencare.
Ma prima di tutto, che cos'era la Ultimate Spider-Man Collection?
Innanzitutto USC rappresenta il miglior prodotto editoriale Panini Comics da quando il sottoscritto contemplò per la prima volta le montagne abruzzesi in una notte dell'ottobre del 91, nonchè il meno pubblicizzato e il più apparentemente sottovalutato.
Secondo poi, Ultimate Spider-Man rappresenta anche il miglior fumetto di supereroi degli ultimi dallospidermandileeromita-anni.
Ma anche un po' il miglior fumetto e basta, che sono preso dall'onda dell'entusiasmo, oh.

Ma oltre a queste considerazioni di carattere iperbolico, per me Ultimate Spider-Man rappresenta il sogno, la passione proibita, il grande che guardi da lontano con stima, il classico cugino dell'amichetto che aveva il cugino che faceva sempre le cose più fighe degli altri ma guarda caso non si vedeva mai, che tutti hanno avuto da piccini.
Quando cominciai a comprare l'Uomo Ragno all'edicola, era quindicinale, ed era titolato La Saga di Octopus in onore del film che di lì a poco sarebbe uscito nelle sale italiane. Adoravo l'arrampicamuri fin dal cartone su Solletico all'asilo (cartone che per inciso riguardo d'ogni tanto anche oggi senza mai rimanere deluso), per cui il fumetto l'avrei comprato anche prima, se solo la mia edicola se lo fosse fatto arrivare, vile rivenditore di Tv Sorrisi e Canzoni.
Erano i tempi che su internet mica avevi la comunicazione diretta che c'è adesso, e le informazioni non erano così facili da reperire, quindi non potevo sapere.
Diventai un lettore assiduo del quindicinale e in ogni pubblicità, in ogni rubrica della posta, in ogni rimando a internet, in ogni editoriale si parlava di Ultimate Spider-Man, la testata del rinnovamento, del ringiovanimento del supereroe mirato a coinvolgere le schiere di nuovi lettori invogliati dai film ma demotivati da decenni di storie pregresse (e irrecuperabili).
Insomma Ultimate Spider-Man era il fumetto alla moda, strafigo, che assolutamente dovevi leggere sennò non potevi dire di leggere fumetti, che chi lo leggeva era un eletto molto figo, e tu fondamentalmente eri un po' pezzente e ti leggevi l'Uomo Ragno dei poveri, quello meno interessante.
Quando cominciai a leggere fumetti, la parola fumetteria non era d'uso comune... c'era un solo negozio in città che vendeva fumetti e giochi da tavolo e non lo si chiamava "fumetteria" ma "dal pedofilo", perchè pare che il fumettaro fosse pedofilo (ora sono tre e mezzo. uno vende modellini di Gundam e armi. No giuro. Armi. Non armi per i Gundam. Per le persone.), e non era agevole ai tempi delle medie trovare occasioni per andarci apposta... anche quando si riusciva i primi numeri di questo famigerato Ultimate Spider-Man erano belli e esauriti e quindi capitava che magari comprassi un numero qua e là, godessi dei superlativi disegni di Mark Bagley e mi rileggessi quelle 20 paginette in croce volte su volte su volte.
E mi sentivo grande.
Avevo in mano il miglior fumetto sulla piazza.
Stavo vivendo il mito.
Poi i troppi crossover mi hanno allontanato dalla Marvel.
E via di manga, tutti manga, solo manga, bei manga, per anni.
E' stato proprio di Ultimate Spider-Man Collection il merito di riportare il mio interesse anche sul fumetto americano:
il Ragno torna al cinema e Panini segue la consuetudine dei rilanci fumettistici in occasione dei film, ma fa il colpo grosso, lo fa meglio.
Non come i volumi di Batman senza le due o tre storie che contano davvero (Arkham Asylum, Il Figlio del Demone, Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, Anno Uno), non come i volumi di Superman senza le due o tre storie che contano davvero (La Morte di Superman, All Star Superman). No.
La ristampa cronologica di Ultimate Spider-Man, in lussuosi volumi contenenti saghe complete (trade paperback come li chiamano oltreoceano) con luccicanti copertine metallizzate, una marea di extra, apparati redazionali da stretta di mano, USCITA SETTIMANALE IN EDICOLA, PREZZO DI 9.90 EURO.
Addirittura gli speciali che raccolgono anche i crossover e le altre apparizioni del Ragno in testate non sue.
E tu da appassionato sai bene che un ritmo del genere è disumano: 10 euro per un trade paperback è il prezzo minimo (di solito si parte dai 12 in su), la cadenza settimanale per un albo a colori di centinaia di pagine è impensabile, la professionalità, la puntualità, il rendere nuovamente disponibile una serie oramai esauritissima, di quelle che il fumettaro ti truffa e raddoppia i prezzi di copertina dei primi numeri quando ti va bene. Ogni volume si scollava leggermente all'ultima pagina ma oh, di fronte a un lavoro così, prendi e porti a casa col sorriso, va, che quando ti ricapita.
La Panini c'è andata coi piedi di piombo, si capisce. Due copie per ogni edicola, ne ha inviate. E nemmeno in tutte le edicole. Non ho idea di quanto abbia venduto, ma un fumetto del genere meriterebbe tutto, anche di essere venduto in libreria e tenuto in biblioteca.
Fidanzate, regalatelo a San Valentino, porca puttana!

E insomma che me lo sono comprato.
Mi sono fatto tutta la collezione, quasi 10 anni dopo mi sono cacciato lo sfizio che avevo da bambino, ho realizzato il sogno irrealizzabile, ho conosciuto il cugino che faceva le cose fighe, che magicamente è saltato fuori e... effettivamente era figo come si diceva.
E quindi ringrazio Ultimate Spider-Man Collection per aver accompagnato questo periodo della mia vita:
per esserci stato nei caldi giovedì pomeriggio estivi, dopo pranzo, che la mattina studiavo, verso le 11:30 scendevo all'edicola nella strada di sotto a comprarmi il fumetto e verso le 2, quando tutti dormivano, me lo divoravo con avidità;
grazie per le uniche tre volte che si sono accumulate piccole pile di tre numeri, durante gli esami, quando sono stato due settimane dalla morosa, e di nuovo durante gli esami, che sennò ti ho sempre letto puntuale; grazie per i venerdì pomeriggio quando c'eri tu a chiacchierare con me nel treno da Venezia a Bologna, che una volta per colpa tua ho pure litigato con l'unico edicolante della Serenissima che ti vendeva (quello scorbutico della stazione, non andateci) e ho dovuto arrangiarmi con un altro di buon cuore per trovarti ogni settimana (quello di Piazzale Roma, andateci);
grazie per essere stato così tanto bello da farti venire a prendere di corsa anche la mattina sotto la pioggia;
grazie per avermi reso tanto impaziente da rifiutare l'abbonamento che pur facendomi risparmiare mi avrebbe fatto arrivare 10 numeri ogni tot mesi, solo per poterti leggere ogni settimana (con relativa fatica di trovare edicole che ti vendessero tra Bussi, Pescara, Venezia, Bologna, Piacenza);
grazie per aver rappresentato un momento cardine nella mia vita di questi mesi;
grazie per aver dialogato con me ed essere stato uno specchio della vita vera, per avermi detto quello che avevo bisogno di sentirmi dire nel momento in cui ne avevo bisogno;
grazie perchè se qualcuno mi prende per infantile dato che leggo i fumetti, posso sempre dirgli che esisti tu, e che sei un fumetto che manco fosse un romanzo di formazione INSEGNA QUALCOSA e le tue lezioni sull'eroismo e sul senso di responsabilità le so meglio delle tabelline e di rose rosarum rosis (che poi i tuoi insegnamenti hanno fatto di me un uomo migliore, i paradigmi greci invece hanno fatto di me un uomo scemo e frustrato);
grazie per avermi reso soddisfatto di aver completato la collezione: non ho quasi mai completato nessuna collezione in vita mia, a partire dagli album delle figurine per capirci, ma sono contento di aver completato te, perchè sei esattamente il genere di storia che vorrei conservare per far leggere a un mio ipotetico figlio, con l'idea che gli voglio lasciare qualcosa di me;
grazie per essere stato bello esattamente come ti descrivevano, e forse un pochino di più.
Infine grazie, per avermi lasciato quella sensazione che quando chiudi l'ultima pagina è un po' come se se ne andasse un amico.
Che tra l'altro è quella sensazione che mi hanno lasciato i migliori libri che abbia mai letto.
E ora vado a piangere nell'angolino.

venerdì 25 gennaio 2013

Digimon Adventure - la recensione



Non è ancora morta ma manco per niente, la cara vecchia Psp, nonostante quanto vogliano farci credere qua in Italia, dove da praticamente due anni non esce più niente di nuovo per la portatile Sony.
Questo è nuovo di due giorni fa.
Ci sto giocando.
Devo ancora capire se sia la più bella operazione di fanservice dell'ultimo sempre, o un gioco effettivamente valido.
Bello è bello.
C'è pure la sigla.
Intendo che c'è la sigla del cartone. Con l'audio originale giapponese.
C'è pure la colonna sonora originale del cartone.
E quando i Digimon fanno la Digievoluzione il gioco si interrompe per mostrare il filmatino.
La grafica è uno sballo cartoonesco e accurato.






Dopo aver chiamato per nome i protagonisti comparsi in queste foto ed esservi riscoperti a cantare la sigla italiana, parliamo del fatto che le immagini contengono grafica di gioco, non filmati.
L'inizio del gioco è un po' lento e privo d'azione: questo è un marchio di fabbrica dei grd alla giapponese.
Tante parole, tante indicazioni, tanti tutorial (tanti dei quali inutili) e tanta tanta nostalgia.
Per chi si stesse chiedendo come mai realizzare un gioco dei Digimon con QUESTI Digimon all'alba del 2013, il mistero è presto svelato.
Questo Digimon Adventure, assieme a Digimon World Re: Digitize (remake del primo gioco per ps1) fa parte di una serie di iniziative per festeggiare il quindicesimo anniversario dei Mostri Digitali!
Giocandoli entrambi si nota la sostanziale diversità dell'approccio al tema Digimon: mentre Re: Digitize sembra più un gdr improntato alla libertà d'azione, e pur mantenendo gli stessi Mostri Digitali delle prime stagioni dell'anime si discosta fondamentalmente dalla storia di questo introducendo nuovi personaggi e nuove ambientazioni, Adventure è un vero e proprio omaggio alla serie che si guardava da bambini, fedelissimo anche nei piccoli particolari, cosa che però lo costringe a una struttura più ferrea e definita, che poco spazio lascia all'immaginazione.
Pare però che alla conclusione della storia principale si attivi un capitolo bonus in cui compariranno anche i personaggi delle stagioni successive dell'anime, i quali partiranno all'inseguimento di un Digimon misterioso.



Questa è la schermata di combattimento.
Tramite le frecce direzionali avremo il controllo del menù che vedete riprodotto sullo schermo. Niente di nuovo sotto al sole virtuale: soliti comandi di attacco, tecnica speciale, strategia, fuga, guardia.
Quella che si vede sotto invece è la timeline che segna i turni dei Digimon in combattimento: è interessante come gli status indotti da alcune tecniche vadano a influire proprio su questa!
Di solito infatti dopo aver attaccato, un Digimon si sposta di tot caselle a destra ma se ad esempio questo subisce lo status "shock", viene retrocesso di più caselle, pertanto il suo turno verrà ritardato.
Per quello che ho potuto vedere di questo gioco, tutto sembra molto standard senza molto di innovativo.
Ma andiamo, chi cerca qualcosa di innovativo in un gioco dei Digimon?
Io lo promuovo a pieni voti perchè il senso di un videogioco del genere è quello di divertire e far passare delle ore in leggerezza rievocando ricordi di quando eri bambino.
Insomma lo trovo una figata!
E poi andiamo, chi è che si mette a riflettere quando vede Agumon che fa la Baby Meteora?










martedì 15 gennaio 2013

The Walking Dead - cosa ne penso

Ho provato a guardare la prima puntata del telefilm L'Invasione dei Professori del Liceo Classico senza mai aver letto il fumetto e mi è piaciuta ma non mi ha esaltato particolarmente.
La prima metà della puntata fa cacare sotto perchè non succede un cazzo, proprio calma piatta, tu ti aspetti che succeda chissà quale macello appena qualcuno gira un angolo (cosa che succede prima dei titoli di coda) e... e invece continua a non succedere un cazzo.
Poi dopo a un certo punto ingrana.
Solite riserve da horror, tipo "ma perchè se i sopravvissuti hanno capito che gli zombie vengono attirati dai rumori, quando devono aprire una porta antincendio lo fanno con un fragoroso calcione?" o "ma com'è possibile che in ogni storia di zombie i protagonisti pur vivendo in quest'era della comunicazione di massa non sanno uno zombie cosa sia e cadono immancabilmente dalle nuvole? Insomma, questi vivono negli Stati Uniti d'America e non hanno mai visto un film di Romero?".
Ma alla fine che cos'è The Walking Dead?
E' un'indagine psicologica, una storia introspettiva che si propone di compiere un viaggio nel profondo delle radici dell'animo umano. Talvolta proprio in senso fisico. Che come ci risalgono gli zombie alle radici dell'animo umano, nemmeno Freud. Massì, le radici... quelle tra i reni e l'intestino...
Tutti hanno elogiato per questo tanto il fumetto quanto la serie tv.
Ora io non sono abbastanza competente in materia di date, e non posso essere certo di cosa sia venuto prima e cosa dopo, ma la storia che in caso di apocalisse zombie il vero nemico non è tanto il morto vivente ma l'oscurità dell'animo umano è l'ossatura di ogni storia di zombie che duri più di un quarto d'ora.
Per me, più che l'oscurità dell'animo umano (che se voglio mi leggo Conrad), in una storia di zombie c'è una cosa che interessa sopra tutte le altre. O meglio, non c'è.
LA FINE.
Ho visto film e ho letto libri e fumetti sugli zombie, e mai nessuno che spieghi come le cose vadano a finire (tranne Richard Matheson nel libro "Io Sono Leggenda"). Addirittura sono pochi quelli che riescono a raccontare anche come le cose inizino.
E ok coi misteri, però io qualche spiegazione, dopo anni di attesa, la voglio.
Come si risolvono le epidemie zombie?
Mi piace per esempio quando l'epidemia si diffonde in tutto il mondo e non solo in un'area circoscritta, perchè ciò conferisce alla storia un senso di opprimente ineluttabilità, la certezza che non puoi scappare a rifugiarti da nessuna parte, la condanna a una precarietà eterna.
Ma una volta tanto mi piacerebbe anche sapere come fanno (e se ce la fanno) i protagonisti a cavarsela. Se si trova una cura, se era tutto un sogno, se gli zombie muoiono da soli dopo un po', magari di fame, o perchè vanno proprio in putrefazione, se la razza umana sopravvive e se si, come...
Cose così.
Naturalmente stavolta l'errore è mio, se anche per una frazione di secondo ho pensato di trovare la risposta alle mie domande in una storia che va avanti dal 2003 e non vede la via di finire.
Perciò dato che la puntata non mi ha dato niente di nuovo e visto che se tanto mi dà tanto la storia tirerà per le lunghe e sarà ripetitiva, non credo che continuerò a vedere il telefilm.
Peccato.


lunedì 14 gennaio 2013

G.I. Joe e gli altri trailer



L'altra volta che uscirono al cinema i Gigio non me li cagai. 

Del resto i giocattoli Gigio sono troppo vecchi per me, e quando vidi il trailer pensai che il film fosse l'ennesima americanata d'azione che fra due anni ti rivedi su rete 4.
Invece poi succede che esce il trailer del seguito.




Che si chiama G.I. Joe: La Vendetta.
E già un sequel che me lo intitoli "la vendetta" mi fa simpatia, solidarietà e spacchio-nelle-mutande (le tre esse), che mi riprende l'antica prassi che era tanto prassi da essere diventata una barzelletta e non te lo aspettavi più che potessero chiamare il seguito di un film "la vendetta" e invece eccoti qua la vendetta di Topo G.I.Joe.
E cosa non è questo trailer!
STATO DELL'ARTE.
E' una spremuta di palle, una barretta al testosterone, un distillato di sudore maschile, una TAMARRATA PAZZESCA.
Ma soprattutto è un trailer che centra il punto del suo essere trailer, ovvero suggerire senza farti vedere, invogliare senza mostrare tanta di quella roba che ti fa passare la voglia di andare il cinema perchè hai la netta e affidabile sensazione che il film l'hai già visto tutto addirittura guadagnandoci in soldi e tempo.
Mette voglia di andare a vedere il film.
Mi ha infoiato più di Pacific Rim e Iron Man 3.
Questo perchè Pacific Rim mi ci gioco una gonade che è il nuovo Sucker Punch, e cioè quel mistone che a forza di voler mischiare tutto il mischiabile della cultura pop scimmiottando il Giappone e strizzarlo nell'arco di due ore, finisce per far cacare a spruzzo. E poi mi sta pure un po' antipatico, perchè ci vedo sotto della tirchiaggine: potevano spendere qualche soldo in più per comprare i diritti di Gundam e Godzilla e fare una cosa veramente arrapante con Gundam vs Godzilla e budget ameriCANO, e invece ti fanno il clone di plastica infima del robottone giapponese che compri sull'immancabile bancarella del marocchino alla fiera guidato dal tizio di Halo VS il mostro di Cloverfield. Che sembra un film della Asylum.
Megarobot versus Giant Pile Of Shit From Deep Below The Ocean.
E Iron Man 3... bellissimo. Trailer pieno di roba che piace.
Ma sinceramente, detto tra noi...
MI SONO SCASSATO I COGLIONI DI QUESTA MARMAGLIA DI SUPEREROI DEBOSCIATI CHE SI FANNO MALE, SI FANNO PESTARE, PERDONO, SBATTONO CONTRO LE COSE, GLI DISTRUGGONO LA CASA, LI AZZOPPANO, GLI CIULANO LA FIDANZATA, GLI AMMAZZANO IL GATTO, GLI ROMPONO L'ARMATURA, GLI TAGLIANO I CAPELLI NEL SONNO, GLI DISEGNANO I CAZZI SUL QUADERNO.
In questo 2013 probabilmente ci faranno vedere Superman che scivola sulla buccia di banana e che gli si strappa la calzamaglia sulla spaccazza del culo.
E a questo proposito MENO MALE CHE ARRIVANO I G.I. JOE, che per quanto pare che se la passino male, sembrano agguerriti e poco inclini al supererochecchismo introspettivo, che a loro ci piace sparare e fare i duelli di katana appesi al fianco della montagna, ci piace.
E poi c'è Bruce Willis col colesterolo alto.

Dovere di cronaca metto anche i trailer di Iron Man 3 e Pacific Rimming (Brazzers).




                                          




Ps: Trovo esilarante come questo post sulla roba maschia e tamarra segua quello su Tamako Market



sabato 12 gennaio 2013

Tamako Market - recensione

Lei è Tamako

Tamako Market è il nuovo anime invernale della Kyoto Animation, quelli di K-On!
Perchè ho guardato la prima puntata allora?
Perchè la mia ragazza esce pazza per K-On!
E K-On! non ha disgustato neanche me, che alla fine è carino, ma certe personagge sono talmente stupide e impedite che più che essere carine ti fanno montare il nervoso.
Però ad essere onesti, il chara design di K-On! (e quindi anche di questo Tamako Market) è bello, pulito e accattivante.
Insomma che scarico la puntata per vederla con la morosa e invece in una pausa da studio me la sono pappata da solo e...
BOOM!
Tamako Market salta fuori che è una figata pazzesca, la fiera del nonsense, l'anime moe di Maccio Capatonda, Gintama senza i samurai.
La storia sarebbe uno slice of life improntato su Tamako, figlia di un cuoco di mochi; e diciamo pure che l'appartenenza di quest'anime al genere slice of life è il motivo principale del risveglio del mio interesse, dato che superati i 20 anni mi sono abbastanza rotto i coglioni dello shonen medio.
Invece poi la life di Tamako contiene fioraie con un'inquietante voce maschile, uccelloni parlanti, cuochi di mochi rivali, uno pro tradizione e uno pro modernità, un imbranato che le fa il filo e altre stranezze...
L'uccellone parlante in particolare è un colpo di genio: si chiama Dera Mochimazzi.
Ripeto.
Si chiama Dera Mochimazzi.
Mochimazzi.
(Sto ancora ridendo).
E' spocchioso da morire e sostiene di star cercando una moglie per il suo principe. Ma è pure guardone e marpione.
E si chiama Dera Mochimazzi.
LOL.
La qualità video è Dera Mochimazzi.
No.
Volevo dire che la qualità video è eccezionazzi. Eccezionale. Mochimazzi.
Dai, una volta che lo senti non ce la fai a non continuare a dire Dera Mochimazzi.
Che a un certo punto della puntata ce lo domandano anche, a Dera Mochimazzi, di cambiare nome, che la parola Mochimazzi assomiglia a mochimazui, che vuol dire mochi che fanno schifo.
Ma lui con questa faccia risponde categorico:

E insomma che 20 minuti passano come se avessero uno zero in meno, e a uno viene voglia di portarlo fino in fondo questo anime. E infatti me lo vedrò tutto molto volentieri!
Di moe per ora ha molto poco: è un comicone e verso la fine succede anche qualcosa che ti pone le basi per sviluppi che con lo slice of life hanno ancora meno a che fare degli uccelli parlanti!
Bello bello bello!!!
Era da un po' che non ritrovavo un anime così carino!

Ps: incentivo per chi studia Giapponese: parlano in una maniera comprensibilissima quindi se trovate una raw, provate quella!

sabato 5 gennaio 2013

Emozioni Rockenrolle


"C'era una volta un ragazzo figlio di contadini, che si costruì la sua prima chitarra con le corde della zanzariera e i suoi genitori fecero i sacrifici per mandarlo a Chicago in cerca di fortuna. Quel ragazzo fece la storia.
C'erano una volta quattro eroi che con sette note ispirarono generazioni di musicisti. Che ora suonano emozionati davanti ai loro idoli, i quali a loro volta si emozionano fino ad alzarsi in piedi piangendo e applaudendo. Mentre il presidente degli Stati Uniti d'America canticchia estasiato le loro canzoni.
E vissero tutti felici e contenti."



Questa è la favola che vorrei raccontare a mio figlio. Una favola piena di valori non sempre buoni, ma di lacrime maschie, emozioni rockenrolle e tanta buona musica per regalare alla vita una degna colonna sonora.
E' un racconto che parla di vita, di passioni viscerali, di fantasia e di determinazione. Ed è a lieto fine.
E' bello quello che fa la musica rock.