Avevo già parlato di libri e e-libri QUI, ma ne riparlo sull'onda dell'entusiasmo per QUESTO post di un amico il quale a sua volta scaturisce da QUESTA dichiarazione di Umberto Eco.
“I libri da leggere non potranno essere sostituiti da alcun aggeggio elettronico.
Sono fatti per essere presi in mano, anche a letto, anche in banca, anche là dove non ci sono spine elettriche, anche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri, possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchi
a quando ci prende il sonno, stanno in tasca, si sciupano, […] ci ricordano che non li abbiamo ancora letti, si leggono tenendo la testa come vogliamo noi, senza imporci la lettura fissa e tesa dello schermo di un computer, amichevolissimo in tutto salvo che per la cervicale. […] Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui fan parte la ruota, il coltello, il cucchiaio, il martello, la pentola, la bicicletta”
Leggendo queste righe mi viene in mente di riflettere su una dicotomia del libro, quella che vede opporsi la parte tangibile del contenitore di carta e quella intangibile della storia che la carta contiene.
Ma parlerò di questo fra poco. Per ora voglio limitarmi a fare una simpatica quanto stimolante analisi sull'intervento di Eco-eco-eco, partendo per esempio dall'elencazione di tutti i verbi che usa riferendosi all'oggetto libro.
Leggere
Prendere in mano
Sottolineare
Sopportare (orecchie e segnalibri)
Essere lasciati cadere
Essere abbandonati aperti sul petto
Stare in tasca
Sciupare
Ma soprattutto io farei notare come all'inizio Eco-eco-eco premetta che i libri SONO FATTI e che non dica mai che i libri SONO SCRITTI, per qualcosa piuttosto che qualcos'altro.
Cosa che secondo me la dice lunga su come Eco-eco-eco concepisca il libro.
Per trarre una conclusione dall'elenco di verbi e passare a sviscerare questa dicotomia, vorrei far notare come di 9 verbi solo due volte ricorra LEGGERE, una volta come prolungamento di LIBRO DA e quindi non come verbo leggere vero e proprio, e una seconda volta per parlare DELL'ORIENTAMENTO DELLA TESTA DEL LETTORE QUANDO LEGGE (ma perchè scusa, come cazzo legge Umberto Eco, a testa in giù?).
Tutti gli altri verbi sono altre azioni che, abbiate pazienza, con un libro non c'entrano una beneamata minchia.
Io, ingenuamente, ho passato 20 anni della mia vita a pensare che i libri si leggessero, non che si facessero cadere. Soprassediamo anche sul tipo di azioni che Eco-eco-eco sembra fare coi suoi libri (sciuparli? perchè? sottolinearli? ho conosiuto una sola persona nella mia vita che sottolineava dei romanzi. Stare in tasca? Giusto Urania e Harmony stanno in tasca; i libri giapponesi li fanno seriamente tascabili; e costano sui 3 euro, per inciso.) ma focalizziamoci sul fatto che nessuna di queste implichi direttamente l'entrare in contatto con la storia che il libro contiene.
A QUESTO PUNTO ARRIVIAMO FINALMENTE A DISSERTARE DELLA DICOTOMIA.
Ovvero:
Voi intendete il libro come un insieme di fogli di carta o come una STORIA contenuta su un insieme di fogli di carta?
Io sono per la seconda, Eco-eco-eco invece sembra essere per la prima.
E questo secondo me fotografa una realtà, che è quella del lettore medio italiano (e forse mondiale, ma non mi lancio a parlare di cose che non so) che vede le librerie gradualmente scomparire, ma si accontenta dei dituttounpo' Feltrinelli, perchè vive l'ambiente del libro come una passerella per farsi vedere durante lo struscio del sabato pomeriggio e farsi riconoscere come gente di cultura, dato che ti fai avvistare al negozio di libri (che poi magari non comprano niente, o comprano un gioco della play al figlio).
Diceva qualcosa di simile anche Francesco Dimitri tempo addietro: in Italia abbiamo questa turba che è più importante l'oggetto libro che il contenuto storia. E la gente punta a fare bella impressione su altra gente comprando un sacco di libri per ostentarne la quantità, ma che poi probabilmente non li leggerà mai.
Eco-eco-eco, dietro al suo essere la solita vecchia cariatide da liceo classico che va sbandierando la sua relazione complicata con l'informatica come fosse un vanto nasconde una tendenza ancora più agghiacciante, che assume una carica ancora peggiore se a sdoganarla come sua è uno scrittore, che è quella di DARE PIU' IMPORTANZA AL CONTENITORE CHE AL CONTENUTO DI UN LIBRO.
In tutto ciò l'ebook è un po' il ninja della situazione, SILENZIOSO MA EFFICACE. Non è un'azione clamorosa premere un pulsante per scaricare un ebook, almeno non come uscire con la pila di libri dalla Feltrinelli al sabato pomeriggio di cui sopra, ma di solito chi compra o scarica un ebook lo fa non perchè ha bisogno di un soprammobile, ma perchè ha voglia di leggere qualcosa.
L'avvento dell'ebook per me rappresenta LA RIVALUTAZIONE DELL'IMPORTANZA DEL CONTENUTO STORIA a scapito di chi un libro lo compra in base alla pura e semplice logica dello shopping.
In conclusione dunque mi arrischio a interpretare i possibili perchè dell'uscita di Eco-eco-eco...Essendo lui uno di quegli scrittori non proprio nazional-popolari ma comunque noti, che legano al proprio nome la fama di intellettuali, trova il suo target esattamente in quella fetta di popolazione che ci tiene che si sappia che sono gente colta e si fanno vedere in libreria a comprare libri come i suoi. Può essere che l'ebook non gli vada a genio proprio perchè perderebbe questa fetta di compratori (leggi vecchie cariatidi) legati alla libreria.
Oppure vuoi che sia perchè ha ancora il dentino avvelenato per colpa di Rrobe?