martedì 29 gennaio 2013

Una riflessione sui videogiochi


Ieri Roberto Recchioni faceva notare QUESTO articolo di Aldo Cazzullo.
Aldo Cazzullo non mi è nuovo... credo di averlo sentito parlare dell'Unità d'Italia in tv qualche volta.
Scrive sui videogiochi un trafiletto pieno di banalità e luoghi comuni che lascia intendere che non sia pratico dell'argomento e che dia una sua opinione da non addetto ai lavori.
La gente gli si scatena contro dandogli dell'ignorante, sfottendolo e accusandolo anche di non essere un buon genitore (e addirittura che i suoi genitori non siano stati buoni genitori con lui).
Non voglio dire che atteggiamenti del genere danno ragione a Cazzullo (perchè comunque non ha ragione) ma che diamine, cara comunità dei videogiocatori nella quale mi inserisco anche io, così prestate il fianco alle critiche, oh.
Parlo di questo articolo non tanto per demolirlo punto per punto, come hanno già fatto tante persone sicuramente anche meglio di come avrei potuto riuscirci io, ma piuttosto per riflettere su una sfaccettatura del problema che tanti non sembrano aver colto, ovvero:
DA DOVE NASCE L'IDEA CHE UN VIDEOGIOCO DEBBA ESSERE PER FORZA EDUCATIVO?
Io per esempio non ho mai pensato a un videogioco in termini di educazione o conseguentemente di diseducazione.
Da buon figlio di maestra come sono, ho sempre pensato che la sfera dell'educazione fosse appannaggio dei genitori e la sfera dell'istruzione fosse appannaggio della scuola.
Da un videogioco, che fa parte del momento dello svago, non mi aspetto nè l'una nè l'altra cosa, ma pura e semplice evasione.
Per parlarne a cuore più leggero, togliamo per qualche riga il prefisso "video" alla parola "gioco" e traiamo qualche conclusione.
Quando il genitore porta il bimbo a giocare al campo giochi e lo vede dondolare sull'altalena o scendere dallo scivolo, non credo che pretenda che in tal modo il suo pargolo apprenda i misteri della vita o diventi un'educanda inglese o un gentiluomo nipponico. Semplicemente vede il proprio figlioletto giocare ed è contento se il piccolo è contento. Punto.
Nessuna connotazione etico-morale.
Per inciso, quando ero bambino io, durante i tanti pomeriggi passati a giocare al parco, tanto spesso con gli amichetti si fingeva di fare i Power Rangers o i cowboy e ci si "sparava" coi legnetti.
Ora.
Dove la vedete la differenza con un VIDEOgioco?
Come non mi aspetto che un mio ipotetico figlio impari l'educazione scorrazzando nel prato, non mi aspetto altresì che la impari davanti alla Playstation...
Giudicare il medium videogioco in termini di "educativo/diseducativo" sarebbe come pretendere di degustare un buon vino versandoselo in un orecchio.
E per giunta, se si facesse così, si dovrebbe tingere ogni aspetto del mondo in termini di educativo/diseducativo, quindi anche la tv, il cinema, lo sport, i libri, i fumetti ecc...
La verità è che se i giovani vengono su disadattati, la colpa non è dei videogiochi o di che altro, la colpa è dei genitori che non sono capaci di fornire ai figli gli strumenti adeguati per vivere in un mondo senza censure ed essere comunque in grado di decodificarlo autonomamente, scegliendo da soli cosa è buono e cosa no.
E questo tipo di genitori, posti di fronte ai propri fallimenti sono incapaci di ammettere le proprie colpe e cercano di scaricare le loro responsabilità sul feticcio davanti al quale hanno lasciato crescere i loro figli mentre erano impegnati a fare dell'altro.
E' ora che questo tipo di genitore la smetta di pretendere DALLE COSE che educhino il proprio figlio.
Nessuno l'ha fatto presente, ma quello di Cazzullo è l'atteggiamento dello struzzo che ficca la testa sotto terra e se non vede il problema allora vuol dire che il problema non c'è.
Mah...


Ps: noi della generazione dei giovani del 2000 ci spariamo in multiplayer su internet, loro della generazione dei nostri genitori si sparavano per la strada durante gli anni di piombo. Sono sempre meno convinto che gli adulti si possano permettere di parlare di noi giovani in termini negativi, visto il secolo che hanno vissuto e che hanno contribuito ad inscrivere nei libri di storia e visto il mondo che ci stanno lasciando in eredità...

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