mercoledì 5 giugno 2013

Superior Spiderman 11

Dedico una recensione monografica al numero 11 di Superior Spider-Man perchè a mio avviso è il migliore della serie fino ad oggi.
Tanto per cominciare non è disegnato da un cane ma da Camuncoli, uno Italiano, uno capace.

E poi lo storytelling.
Le tematiche di questa storia.
Qualcosa di eccezionale, che riassume alla perfezione e in modo non banale quello che questo cambio di status quo del Ragno vorrebbe essere.
Un fumetto sul rimettersi in gioco, sull'opportunità o meno di concedere a qualcuno una seconda possibilità, sul rimescolamento delle certezze.
Se i fumetti supereroistici sono sempre stati tradizionalmente manichei nella divisione tra bene e male, buoni e cattivi, bianchi e neri, questo è un comic book che ti spiega le sfumature di grigio.

L'intero numero è basato sul transfer, ironia della sorte, proprio dopo che Octavius ha eliminato Parker dalla sua mente, ed è denso di simbolismi, dualità e giustapposizioni.

All'inizio prende la forma di un ricordo di Octavius quando era studente messo a confronto con il presente di Otto all'università, che si ritrova il compagno idiota come professore.

E' evidente oramai, dopo undici numeri, che Otto non si trovi per niente a proprio agio nell'interagire con il cast di comprimari della vita di Peter.
Lo si evince in special modo nelle pagine in cui discute con Max Modell, capo della Horizon Labs dove lavora, trattandolo con sufficienza.
Il fatto che Peter Parker amasse tanto il suo lavoro alla Horizon e si fosse battuto così strenuamente per mantenerlo, confrontato con la noncuranza con cui lo tratta Octavius non fa altro che ricordare in modo perentorio che sotto il costume rosso e blu, nonostante l'aspetto fisico rimanga lo stesso, c'è una persona profondamente diversa.
Peter/Otto finisce per farsi minacciare di licenziamento, ma prende la cosa con filosofia: a lui non frega niente della Horizon, di Modell e della vita di Parker, così piena di catene, gioghi e impedimenti.
Otto Octavius vuole essere "capitano del suo destino".
Otto Octavius vuole essere un uomo libero. E questo tenetelo a mente, perchè tornerà più avanti.
In una pagina che sembra porre le fondamenta per il futuro dipanarsi della storia, l'ex Doctor Octopus ci spiega nuovamente la sua visione della vita, del mito dell'Uomo Ragno e di come ha intenzione di viverlo.

Come nella prima immagine che ho allegato al post, Superior Spider-Man vuole essere LIBERO.
Ma come si evince dalla vignetta qui sotto, che costituisce secondo me il plot twist più interessante di tutta la saga a livello di psicologia dei personaggi, Otto Octavius pur avendo intrappolato Peter Parker nel suo corpo morente mentre era in carcere ed essendosi guadagnato la libertà sostituendoglisi, ora si sente egli stesso limitato dai gioghi mentali autoimposti da Peter, che vanno a creare i presupposti della condizione di Uomo Ragno.
Le grandi responsabilità che derivano dai grandi poteri.
Ce ne accorgiamo anche nell'emblematica copertina, in cui vediamo Spider-Man rinchiuso in una gabbia di ragnatela che rappresenta il controsenso del suo potere: è in grado di volare liberamente tra i grattacieli di New York, unico limite il cielo, e l'unica zavorra che lo tiene coi piedi per terra e gli impedisce di uscire di testa sono le responsabilità che questo suo potere essenzialmente di libertà comporta.



Ricapitolando abbiamo un Otto carcerato, che ottiene la libertà soggiogando Peter ma finisce per ritrovarsi a sua volta imprigionato in un'altra gabbia fatta di responsabilità, insomma più dura dell'adamantio.
Proprio Otto che è stato sempre così geniale da prevedere tutto e mettersi sempre un passo davanti all'avversario, non è stato in grado di leggere nell'animo della sua nemesi e comprenderne l'essenza, così da ritrovarsi stupito del fatto che anche il rivale di sempre, che ai suoi occhi appariva così perfetto e vincente e fortunato, soffriva per i suoi problemi.

Ed ecco che arriva il grande insegnamento, che l'erba del vicino, non sempre è la più verde. Magari è afflitta semplicemente da altri problemi che per un motivo o per un altro non sei in grado di vedere.

Potrebbe anche chiudersi così per finire in gloria, e invece no, perchè per una volta che a Slott gli è venuta un'idea veramente geniale, la vuole portare fino in fondo, e bravo Slott.

Perchè il resto dell'episodio si svolge in prigione, al Raft, il carcere di massima sicurezza per supercriminali male.
Ma di che parla questo numero di Spider-Man alla fine?
Parla dell'imminente esecuzione di Spider Slayer, il tizio che ha fatto fuori la moglie di Jameson; la vecchia volpe col baffetto, previdente, siccome si sente per le ossa che lo stronzo cercherà di scappare, chiama l'Uomo Ragno e gli dice: "oh, viè un po' qua, viè, e graffiaci gli occhi a sto figlio di padre ignoto se prova a non morire graffiaci!".

E quindi l'Uomo Ragno arriva.
Al Raft. E però adesso l'Uomo Ragno è il Dottor Octopus, che fino a pochi mesi prima era in una di quelle celle, attaccato a un esoscheletro che lo teneva in vita, condannato a sentire il suo corpo marcire in tempo reale e alla consapevolezza che sarebbe morto lì, senza più rivedere l'esterno.
Lo stesso Dottor Octopus che adesso è libero, libero a metà. L'uomo libero torna in prigione in una veste nuova, e riflette sul suo nuovo status.
Le pagine nel Raft sono memorabili.


Octopus/Spider-Man comincia a riflettere su se stesso, nel suo profondo. Su chi sia, su quanto di quello che faccia sia un teatrino... tutti i supereroi sono maschere in un teatrino. Se è vero questo lui è la maschera di una maschera, perchè porta due identità segrete: Quella di Peter e quella di Spider-Man.
Comincia ad elaborare un suo concetto di libertà e di gratitudine nei confronti della vita, di riconoscenza per la seconda possibilità che gli è stata concessa.
Come faccio a riconoscere la riconoscenza? Bè, Spider-Man di oggi non esiterebbe ad uccidere con le sue stesse mani la feccia che ha davanti. Non lo fa, e va via subito dopo aver riflettuto su quello che ha perso e su quello che ha guadagnato.
E' una cosa profonda. Non è banale. Proprio per niente.


E poi le vignette centrali della pagina qui sopra. Si parlava del rimettersi in discussione, del rimescolamento delle certezze (e penso al capitolo del Sutra del Loto in cui Maitreya raggiunge la consapevolezza di non essere l'unico bodhisattva al mondo). Eccolo qua, il nostro eroe con le sue convinzioni che... che sfumano nel giro di tre vignette.
E questa è una grandissima prova anche da parte di Giuseppe Camuncoli, che riesce non si sa come a rendere perfettamente bene l'espressività del volto con tutto che porta la maschera: percepisci proprio le emozioni, il travaglio interiore che il povero cristo sta provando.

Poi vabbè, il criminale tenta di evadere come previsto, Spider-Man si lancia a fare il suo manesco dovere e ciaociao ci vediamo alla prossima puntata.
Non prima però di aver fatto sfoggio di un altro fenomenale espediente narrativo: Spider Slayer ha elaborato diversi piani di fuga, prontamente vanificati da un Uomo Ragno inspiegabilmente preparatissimo a ogni evenienza.
Dietro infatti c'è Octopus, che passò gli ultimi mesi della sua vita a cercare di elaborare un piano analogo, e aveva già vagliato ogni possibilità.
Ed ecco Octopus che sfrutta un che del suo passato criminale per mettersi al servizio del bene.
Di nuovo il riassunto di quello che la testata si propone di essere.

Per quanto mi riguarda se Superior Spider-Man continuasse così, potrei dimenticarmi del tutto di Peter Parker.

Fumetto eccellente. Punto.




1 commento:

  1. Questo articolo + il fatto che manchino ancora due mesi all'uscita in italia + sapendo che i primi numeri sono lenti non aiutano per niente a placare l'attesa. Ricordi quando ti dissi che credevo che Slott sapesse dove voleva andare a parare? Ecco. :D

    Io mi fermo qui, ma potrei ripensarci. Non voglio anticiparmi più niente e aspetto le uscite italiane, sperando di non beccarmi spoiler in faccia tipo "ZOMG E' TORNATO PETER", perché sì, tanto quello torna, però famo la sorpresa, eh Slott?

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